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Giovedì, 18 Aprile 2024
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'Perché tornavi ogni estate', di Belén López Peiró

«Parlare rende liberi, - confessa Belén - anche se le catene non se ne vanno». L’autrice argentina, dal 2015, partecipa attivamente al movimento femminista 'NiUnaMenos', che combatte ogni tipo violenza

Cosa si prova a subire un abuso? Può un pubblico ministero fare una domanda simile a una donna vittima di violenza? Non basterebbe una quantità infinita di parole per rispondere a questa domanda, perché non esiste una risposta in grado di descrivere quello che si prova in quei momenti terribili, che segnano il corpo e la mente di chi è violato.
Allo stesso modo è impossibile, per una vittima, dare risposta alla peggiore delle provocazioni. Perché tornavi ogni estate di Belén López Peiró, da poco pubblicato da La nuova frontiera, è una domanda che in realtà nasconde un’affermazione, un’accusa indiretta, quella della famiglia che accoglieva l’autrice argentina ogni estate, nel luogo dove si è consumata la violenza.
Dai tredici ai diciassette anni, Belén è vittima di abusi sessuali da parte dello zio, un commissario di polizia di Buenos Aires, nella sua casa di Santa Lucía, fino a quando, un giorno, lei riesce a vincere la sua paura e a denunciarlo.
Cosa fare, si chiede Belén, quando il nemico è in casa? Come riuscire a chiedere aiuto in una società sessista? Come far capire agli altri che lo stupratore non è per forza un mostro o un pazzo, ma può essere anche un uomo, in apparenza per bene, che abusa del suo potere e violenta una donna con la forza? Quanta audacia è servita a Belén per andare contro un padre di famiglia, contro un uomo all’apparenza esemplare?
Perché tornavi ogni estate? è un libro necessario che racconta una realtà scomoda, ancora più difficile da digerire e gestire quando l'abusante è una persona vicina, di famiglia, soprattutto quando si vive in un piccolo paese, come quello di Santa Lucía, una piccola cittadina di Buenos Aires, dove l'educazione sessuale non esiste e le apparenze sono tutto.
«Fare finta di niente significa difenderlo, - Belén parla in questi termini, nel libro, di zii e cugini - essere accondiscendente con un animale che ha preso a botte sua moglie e si è scopato sua nipote. Significa essere accondiscendente con un tipo che ha preteso un pagamento in natura per ogni sua gentilezza. Significa accettare e incoraggiare la brutalità di un uomo che crede di poter prendere in prestito l’infanzia di una donna e distruggerla».
Puntare il dito contro chi trova il coraggio per denunciare un abuso serve soprattutto a creare un senso di colpa, per zittire e soffocare la verità in un disagio già profondo. Il punto di domanda nel titolo, scelto con consapevolezza dall’autrice, lascia al lettore uno spazio aperto alla riflessione.
Intorno al suo stupro l’omertà, il sospetto, il discredito e il rifiuto della gente s’innalzano come le più grandi barriere. E non c’è migliore forma narrativa, se non quella del romanzo polifonico, per raccontare tutto questo. L’autrice argentina sceglie la polifonia narrativa per denunciare al mondo quello che ha vissuto in prima persona. L’abuso sessuale subito, a un certo punto, lascia i confini del suo corpo per dichiararsi collettivo e abbracciare anche le sofferenze di tante altre donne, vittime delle stesse pene. Ciò che conta davvero è combattere insieme la stessa battaglia e sensibilizzare coloro che possono assistere le vittime di violenza.
Belén mescola la sua stessa voce con quella di tutti coloro che le hanno gravitato intorno, a partire dalle donne della sua famiglia e fino ad arrivare alla voce del suo molestatore. Per raccontare la sua storia usa anche gli estratti di atti giudiziari, le voci degli avvocati, dei poliziotti, degli operatori sanitari, degli amici e dei pubblici ministeri.
Ogni istituto coinvolto nella vicenda, da quello giudiziario a quello medico, da quello psicologico a quello familiare, diventa protagonista della storia. Tante voci e pochi nomi danno luce a una vicenda che ha la forza di andare, non solo oltre se stessa, ma anche oltre ogni confine geografico, per diventare globale, il simbolo della lotta contro una cultura sessista, ancora oggi profondamente radicata nel mondo.
Non era possibile, afferma l’autrice nel suo romanzo, raccontare la brutalità di una violenza sessuale con delicatezza. Era necessario chiamare le cose con il proprio nome, ed essere diretti, schietti, duri e a tratti rudi, senza giri di parole o eufemismi, perché «Parlare rende liberi, - confessa Belén - anche se le catene non se ne vanno». Era giusto far percepire il fastidio e il disagio che crea, nel suo stesso ambiente, la donna che denuncia, nonostante il calvario sia solo il suo.
Solo in Argentina, ancora oggi, una ragazza su cinque subisce qualche forma di abuso e l'80% di questi avviene sempre in ambienti familiari. Quello che desidera Belén è rompere il silenzio, perché, così come lei sostiene, un atto di violenza non può essere taciuto come se fosse un segreto da mantenere. L’impotenza e la tristezza devono trasformarsi in carburante per rialzare la testa, alzare la voce e marciare verso il proprio riscatto contro una società patriarcale. Solo attraverso una giustizia riparativa lo Stato può garantire alle donne violate di essere protette e accompagnate verso una vita migliore.
Non c’è nulla da perdonarsi, ne è consapevole l’autrice, ma occorre comprendere che non bisogna più negare a se stessi una violenza subita, ma riprendere il controllo del proprio corpo espropriato e della propria identità smarrita, e avere la forza di includere la nuova sé nella propria vita. Per fare tutto questo bisogna attraversare il dolore, ma non in solitudine.
L’autrice argentina partecipa attivamente, dal 2015, sin da quando è stato creato, al movimento femminista NiUnaMenos, che combatte ogni tipo di violenza trasversale, comprese le morti per aborti clandestini, attraverso manifestazioni sempre più rilevanti. Una militanza che cresce come un’onda, coinvolgendo sempre più donne. Oggi Belén non si sente più messa in un angolo. E non è la sola.

Perché tornavi ogni estate
Belén López Peiró
La Nuova Frontiera
ISBN: 9788883734144
Pag. 144 - 14,90 €

Peirò - La nuova frontiera

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