Perché "gaslighting" è stata eletta parola dell'anno
Le ricerche di questo termine sono cresciute del 1.740% rispetto al 2021, secondo il dizionario inglese Merriam-Webster. Si tratta di una manipolazione che può avere una duplice declinazione, personale oppure mediatica. Dalle relazioni malate al "greenwashing"
Il dizionario inglese Merriam-Webster, forte di oltre cento milioni di consultazioni al mese, ha eletto la parola dell'anno: "gaslighting". Parola che, nel 2022, è stata cercata il 1.740% di volte in più rispetto al 2021. Ma che cos'è il gaslighting? È l'abuso, la manipolazione psicologica più subdola che possa esistere, poiché fa riferimento a quelle particolari situazioni in cui la vittima è portata a mettere in dubbio la propria percezione della realtà, finendo per perdere fiducia in se stessa. Una manipolazione che può avere una duplice declinazione, in ambito privato oppure mediatico, come raccontiamo nel video. E che, proprio in virtù del senso sociale di cui è stata investita negli ultimi dodici mesi, ha ottenuto l'incoronazione di "word of the year".
Un concetto che assume popolarità per la prima volta negli anni Quaranta, col film del 1944 "Gaslight" (titolo che all'epoca fu tradotto in italiano in "Angoscia"). Nella pellicola, un marito e la sua perfida amante facevano credere alla moglie di lui di essere impazzita. Tra gli stratagemmi usati, ad esempio, c'era proprio quello di convincerla che l'abbassamento delle luci a gas della loro casa, "gaslighting" appunto, fosse frutto della sua immaginazione, quando invece erano loro due ad abbassarne l'intensità. Vera e propria manipolazione psicologica, tale da far sviluppare una dipendenza dal proprio carnefice, la parola entra presto nel lessico della giurisprudenza e della psicologica. Ed oggi, quindi ottant'anni dopo, un uomo della provincia di Monza e Brianza ottiene un divieto di avvicinamento dalla moglie proprio dopo aver usato questa subliminale forma di violenza: dopo aver simulato furti in casa che hanno minato la lucidità mentale della donna.
Ma è questa l'epoca in cui, in particolare, ad abbassare le luci sul senso di realtà è soprattutto l'informazione manipolata che corre in rete. "Donald Trump sta facendo ‘gaslighting’ a tutti noi", titola un'opinionista della Cnn, alla fine del 2017, quando l'ex presidente degli Stati Uniti nega di aver rilasciato dichiarazioni effettivamente rilasciate. E poi alla fine del 2021, quando il tycoon minimizza il caos dell'assalto al Campidoglio. Un tentativo di dissuasione. E un articolo, quello dell'anno scorso in particolare, che segnerà il ritorno in campo del termine stesso, con enorme fortuna nei mesi successivi.
Gaslighting racconta insomma oggi l'era delle fake news. Del lavoro subdolo di bot e troll che cavalcano l'onda del complottismo più bieco cospirando la manipolazione volontaria dell'informazione. Dei video in deep fake dilaganti senza alcun criterio etico, come quello, circolato a marzo, in cui Zelensky chiedeva ai suoi soldati di arrendersi all'invasione russa, con immagini verosimili al punto da ingannare la nostra percezione, complice l'uso dell'intelligenza artificiale. E ancora l'era del cosiddetto "greenwashing", quell'ambientalismo di facciata di certe aziende che pubblicamente promettono di cambiare rotta in nome del cambiamento climatico, ma i cui documenti interni raccontano invece una condotta opposta.
Negli ultimi mesi, il gaslighiting è entrato nell'immaginario collettivo anche attraverso il lavoro di film e serie tv più attuali: "Gaslit", ad esempio, è il nome di una miniserie con protagonista Julia Roberts ambientata durante lo scandalo Watergate degli anni '70; il giovane cast di "Bodies, Bodies, Bodies", film uscito ad agosto, si accusa a vicenda di fare il gaslighting quando la tensione è alta; e la parola è presente anche nella serie "The White Lotus" della HBO. Opere che, insomma, aiutano ad alzare la guardia in un momento che più degli altri ha a che fare con le dinamiche della manipolazione, aggiundendo consapevolezza sul tema nella sensibilità comune.
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