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Venerdì, 29 Marzo 2024
Televisione

Tutti contro il nuovo "Ballarò": costa troppo

Non è ancora andato in onda, e già il reboot del talk show di RaiTre con Massimo Giannini ha sollevato polemiche, dalla politica agli stessi giornalisti Rai

Manca un solo giorno ormai all’inizio della battaglia campale di questa nuova stagione televisiva, con lo scontro tra il “Ballarò” di Massimo Giannini su RaiTre e il debutto di Giovanni Floris su La7 con “DiMartedì”.

Più che sui contenuti, che saranno presentati in una conferenza stampa alla vigilia della messa in onda, per il momento il nuovo “Ballarò” fa discutere soprattutto per i suoi costi.

Roberto Fico, esponente del Movimento5Stelle e presidente di Commissione Vigilanza Rai, ha scritto un post di fuoco sul blog di Beppe Grillo dal titolo “Le mani di Repubblica sulla Rai”, chiedendosi come mai la tv di Stato abbia scelto proprio un giornalista esterno anziché andare a pescare nel serbatoio di professionalità interne a viale Mazzini.

“La Rai, con questa operazione, ammette implicitamente che tra i suoi 1700 giornalisti assunti non ne esiste uno in grado di condurre la trasmissione. Perché non si è valutato di avviare una procedura di selezione interna? Come è possibile che tra i tanti professionisti presenti in Rai non ci sia nessuno che possa ricoprire tale ruolo? Devo pensare allora che i giornalisti Rai non siano seri, capaci, in gamba? Magari qualcuno, ma non tutti. Senza considerare che scegliere un professionista interno comporterebbe un grande risparmio per l'azienda: Giannini si avvarrà di altri collaboratori esterni, mentre un giornalista Rai avrebbe magari coinvolto in questa esperienza altri colleghi”.

Fico ipotizza poi che Giannini e il suo staff, composto in parte da professionisti esterni, “potrebbero costare alla tv pubblica circa un milione di euro”, quando invece l’operazione sarebbe potuta essere condotta all’interno di viale Mazzini “quasi a costo zero”.

Dal canto suo, Dagospia ha fatto i conti in tasca al nuovo “Ballarò”, rivelando che lo stipendio di Giannini “si aggira intorno ai 450mila euro lordi annui” e “nei corridoi di viale Mazzini si segnala che tra i nuovi inviati c’è chi ha incassato contratti da 90mila euro l’anno, grasso che cola in questi tempi di crisi di giornali e tv”. 

La scelta di affidarsi a professionalità esterne è stato da sempre il tasto dolente della questione sul dopo-Floris.

L’UsigRai, il sindacato dei giornalisti Rai, aveva chiesto da subito che la scelta del nuovo conduttore (e quindi dei suoi collaboratori) avvenisse in seno all’azienda e la nomina di Giannini non è mai stata digerita del tutto.

A rinfocolare le polemiche, ci ha pensato lo stesso giornalista con un’intervista al settimanale “Oggi”, in cui, rispondendo appunto a una domanda sulle proteste dei sindacati, ha gettato acqua sul fuoco, puntando il dito sull’eccessiva “arrendevolezza” dei giornalisti Rai nei confronti della politica.

“Bisogna chiedersi piuttosto come mai la Rai debba guardare fuori. Quello che rende complicato riconoscere le professionalità interne è una certa diffusa arrendevolezza del sistema Rai alla politica. La professionalità di un giornalista si misura sulla sua autonomia, l’impermeabilità ai condizionamenti esterni, se rinunci a quella perdi il tuo valore”

Per UsigRai queste parole sono “un insulto alle centinaia di giornaliste e giornalista Rai” e ha chiesto a Giannini di smentire o scusarsi. Ma il problema, ribadisce l’esecutivo del sindacato, non è tanto Giannini quanto il Direttore Generale Gubitosi, “che per primo esprime questa disistima nei confronti dei tutte le professionalità interne della Rai, attingendo sempre dall’esterno per tutti i ruoli chiave”. 

Ed ecco l'ennesimo risultato di questa politica: si ingaggia un esterno, lo si paga circa 1 milione di euro in due anni, e gli si consente di venirci a spiegare che in fondo i dipendenti Rai sono di serie B. Il Dg dica con chiarezza cosa pensa dei dipendenti dell'azienda che ancora dirige. O si sente già in uscita?"

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