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Martedì, 23 Aprile 2024
Cinema

Cinema e teatri aperti a giugno, ma è un 'bluff': nessuna programmazione e troppe incertezze

La data stabilita dal nuovo Dpcm è il 15 giugno, ma ripartire non è così scontato, soprattutto per i teatri, dove la stagione è ormai chiusa e la prossima drammaticamente a rischio

"Gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all'aperto restano sospesi fino al 14 giugno 2020. Dal 15 giugno 2020, detti spettacoli sono svolti con posti a sedere pre-assegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori, con il numero massimo di 1000 spettatori per spettacoli all'aperto e di 200 persone per spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala". E' quanto si legge nel nuovo Dpcm, in vigore dal 18 maggio, che sblocca il settore dell'intrattenimento. O meglio, sbloccherebbe. Il condizionale è d'obbligo visto che ripartire, per cinema e teatri, non è così scontato e non solo per la mannaia degli incassi. Ci sono ingranaggi inceppati dall'emergenza, quasi impossibili da rimettere in moto con l'estrema incertezza della Fase 2.

Teatri, il via libera un mese dopo la fine della stagione

I teatri, da sempre, il 15 giugno sono chiusi. La stagione finisce a maggio, quando viene presentata la nuova, pronta a partire in autunno. Nessun teatro, dunque, tirerà su la saracinesca tra qualche settimana, ma il rischio più grande - e concreto - è di lasciarla abbassata anche a settembre. "La riapertura del 15 giugno non è certo una data per favorire il teatro in quanto tale, visto che le stagioni teatrali si chiudono a maggio - spiega a Today Silvano Spada, direttore artistico dell'Off Off Theatre di Roma - Questa data può essere utile per eventi estivi e se ne intuiscono anche gli interessi e i motivi politici della decisione, ma è una data che non è funzionale alla vitalità dei teatri. Sono luoghi al chiuso e aprono le loro stagioni in autunno". Ecco il tasto dolente, la prossima stagione: "A ottobre si vedrà, in base alle direttive sanitarie aggiornate, fermorestando che il teatro è un'industria che ha bisogno dei suoi tempi organizzativi, dalla scelta degli autori e registi, ai rapporti contrattuali, gli allestimenti tecnici, le scene, i costumi, le prove. Le riaperture quindi non possono avvenire dall'oggi al domani e se non abbiamo certezze diventa complicato. Personalmente ho ipotizzato delle programmazioni, ma sono appunto ipotesi". 

Oltre alla stagione, a rischio anche posti di lavoro

Un altro tema importante è quello delle norme di sicurezza da rispettare, che ovviamente penalizzano ancora di più i teatri. "Le regole vanno rispettate, ma dobbiamo ammettere che sono un handicap per la voglia di uscire e di incontrarsi - sottolinea Spada - A causa del distanziamento e la conseguente riduzione dei posti, il prossimo futuro imporrà il controllo e l'adeguamento economico di ogni teatro, perché se gli incassi sono inferiori mi pare evidente che bisognerà fare delle scelte". Aumento dei prezzi? "Noi lo escludiamo - prosegue ancora Spada - ma dovendo fare i piani economici sia per quanto riguarda le campagne promozionali, sia per il numero dei collaboratori, mi pare evidente che sarà necessario prendere alcune decisioni. Se diminuiscono le possibilità delle entrate, fatalmente questo va a toccare anche il tasto delle uscite".

Da qui anche il rischio di non riaprire: "Noi dell'Off Off siamo coscienti di tutto l'affetto e l'interesse che ci circonda e vogliamo riaprire in autunno, ma se le complicazioni sono troppe faremo come l'Harry's Bar di Venezia, rimanderemo l'apertura a quando la pandemia sarà sotto controllo. Siamo in una fase di stand by che non dipende da noi ma i chiarimenti devono arrivare per tempo. Il teatro non è come riaprire un negozio, che basta spolverare, sistemare e mettersi le mascherine. Ci sono dei tempi lunghi. Per poter riaprire a novembre, ad esempio, bisognerebbe che almeno a settembre si sapesse con certezza di che morte si muore. Se non si saprà si rimanda a gennaio". 

Difficile esprimersi sull'imminente futuro del teatro, di certo però c'è che il suo valore economico - oltre a quello sociale e culturale - è troppo spesso sottovalutato, come spiega Silvano Spada: "Il teatro è un'industria, non solo un posto dove si va per divertirsi e mettersi un bel vestito. Pensare in questo modo il teatro significa essere incolti. Va benissimo che sia stato messo in coda, perché ci sono emergenze più gravi e più importanti dal punto di vista sociale, me nel momento in cui si affronta il tema teatro bisogna trattarlo come un'industria e non come un luogo di divertimento. Il teatro è un lavoro serio che dà da mangiare a tante persone e ci sono persone che rischiano il posto di lavoro". 

Quindici gli spettacoli in programma all'Off Off Theatre, apprezzatissima sala nel cuore di Trastevere, che sono stati annullati a causa del coronavirus. Tra questi 'Abolite gli armadi, gli amanti non esistono più', testo inedito di Maurizio Costanzo che Pino Strabioli era pronto a portare in scena il 10 marzo. "Siamo pronti a riprenderlo quando ci sarà oggettivamente la possibilità, con le garanzie per riandare in scena senza mascherine - chiarisce su Today il noto regista e attore -. Nello spettacolo di parla di adulterio, peraltro, quindi ci sono abbracci, baci simulati. Andare in scena a distanza, con le mascherine, simulando un bacio? Diventa surreale, avanguardia". Sul 15 giugno come data di ripartenza anche lui è d'accordo: "E' un'illusione pensare che le persone abbiano talmente sofferto di astinenza da spettacoli dal vivo che a giugno torneranno nei teatri chiusi. E' una comunicazione sbagliata. Dal 15 giugno si potrebbe pensare ad attivare spettacoli all'aperto, le varie rassegne estive che ci sono sempre state. Se la notizia la leggiamo in questo senso va bene, se invece la leggiamo riferita al teatro vero, dove la gente entra in uno spazio chiuso e paga il biglietto, è assurda". 

Il cinema riparte, ma con quali film?

L'estate è sempre stata una stagione infausta per il cinema, figuriamoci durante una pandemia. Sono tanti gli addetti ai lavori, oltre ad attori e registi, che trovano fuori luogo l'apertura delle sale il 15 giugno. "Vieni quasi da ridere - commenta su Today Sergio Fabi, proprietario del portale Cinemotore - sembra di ritrovarsi nella serie Boris dove per mascherare una fiction poco valida si cerca di buttare fumo negli occhi con le luci del direttore della fotografia. Dire apriranno i cinema vuol dire buttare al macero decine di film che prima di settembre non avrebbero pubblico". Il fallimento di questa scelta sembra dietro l'angolo: "Aprire le sale a giugno è come aprire una gelateria a novembre - prosegue Fabi - trovo sinceramente fuori luogo pensare che si possano riaprire le sale per alcuni reali motivi. Il primo psicologico: la gente dopo più di 70 giorni di lockdown sicuramente non decide di stare due ore a giugno in un luogo chiuso con la mascherina. Il secondo di programmazione: le distribuzioni decidono di far uscire titoli in sala quando c'è maggior affluenza, giugno è da sempre stato un mese dedicato a qualche horror, qualche b-movie non uscito nei mesi precedenti e quei 3/4 blockbuster, troppo pochi per far riornare la voglia di cinema in sala, meglio lavorare ad un'ottima campagna pubblicitaria che possa riportare con film molto attesi gente in sala. Ci sono tanti titoli che ci attengono dal Diabolik dei Manetti Bros al nuovo capitolo di Top Gun, passando per i nuovi film di Carlo Verdone, Nanni Moretti, Paolo Genovese. Le distribuzioni non distribuirebbero mai film di richiamo nel periodo estivo, hanno già sacrificato molti titoli sperimentando l'on demand, ma i film importanti li programmeranno tutti da settembre in poi, tra le altre cose è anche slittato e non ha per ora una data l'unico film che poteva funzionare in estate 'Minions 2 - Come Gru diventa cattivissimo'".

Da non sottovalutare, poi, il personale: "Ricordiamo che molta gente che lavora nelle strutture cinematografiche sono in cassa integrazione, riaprendo le sale in un periodo di scarso incasso come potrebbero esser pagati i dipendenti? - domanda retoricamente Sergio Fabi - Penso che nell'euforia dell'aprire tutto non si sia tenuto conto del mercato assolutamente non florido nel periodo estivo. Mi auguro che si inizi invece a girare presto, i prossimi tre mesi sono quelli in cui si concentrano i maggiori set italiani e internazionali. Anche qui c'è stato un errore di 'comunicazione' dicendo che i set sarebbero ripartiti nella prima settimana di maggio quando invece si sta lavorando a un protocollo per iniziare a girare probabilmente a giugno rispettando la regolamentazione delle misure anti covid".

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