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Venerdì, 19 Aprile 2024
Diritti cercasi

Più Far West che cinema: si è rotta la macchina dei sogni

Niente ciak, le troupe cinematografiche in sciopero si ritrovano al Cinema Aquila di Roma per una giornata di mobilitazione. Abbiamo ascoltato le voci di chi lavora dietro la macchina da presa

"Siamo qui contro il Far West". È così che riferisce Umberto Carretti, segretario del comparto della Cgil che tutela i lavoratori della comunicazione (Scl Cgil), ai microfoni di Today nel dare il via alla giornata di sciopero dei lavoratori del cinema indetta per oggi 22 marzo al teatro Aquila di Roma. Dopo quasi un mese dallo sciopero dei doppiatori, incrociano le braccia anche le produzioni cinematografiche e di serie Tv  per chiedere maggiori tutele e diritti. Siamo tornati sul posto per ascoltare altre voci e cercare di capire meglio le richieste di un intero settore spesso poco chiacchierato. Tra chi parla di sfruttamento, a chi utilizza termini come "caporali", cerchiamo di fare ordine nelle richieste che si sono avanzate.

Il cinema si ferma per sciopero

Una mattinata di protesta

Tra il centinaio di persone che questa mattina affollavano il cinema, ci siamo diretti subito dal segretario della Scl Cigl Umberto Carretti, che sceglie Toady per raccontare più nel dettaglio il "Far West" di cui parla nella pubblicata il 15 marzo scorso in cui proclamava la giornata di stop. E subito ci spiega il tema: i diritti. Tutto parte sostanzialmente dalle norme organizzative dei contratti dei lavoratori dello spettacolo, che non vede un aggiornamento da 23 anni. Per intenderci, il livello del Ccnl, il contratto collettivo nazionale. È il 1999 infatti l'anno di introduzione delle nome che regolano orari, diritti e doveri dei lavoratori dell'audiovisivo. Tuttavia, dopo un aggiornamento in materia di retribuzione nel 2004, le carte non sono più state toccate.

La mancanza di un rinnovo dei contratti ha portato con se tutte le conseguenze del caso: straordinari non pagati, mancanza di tracciamento degli orari di lavoro, aggiornamenti sui costi da sostenere derivanti dalle nuove tecnologie, la formazione di nuovo personale e una retribuzione aggiornata al nuovo costo della vita sono solo alcune, ma le più importanti. La richiesta di aggiornamento di questi contratti era già iniziata nel 2019 con un tavolo che sembrava stesse portando a dei risultati. Ma è scoppiata la pandemia e la trattativa si è stagnata. E se prima le condizioni erano (più o meno) sostenibili, i nuovi ritmi di domanda per prodotti audiovisivi che sono nati dopo il Covid hanno reso la vita lavorativa di molti insopportabile. L'obbiettivo di oggi, continua Carretti, è quello di far riaprire il dialogo con i datori di lavoro in modo da rendere adeguata la vita lavorativa di molti, con lo scopo di far tornare come tema centrale dei prodotti che escono non la quantità, ma la qualità. "Bisogna riqualificare la qualità della vita dei lavoratori per migliorare la qualità del prodotto", conclude. 

Le voci 

E sulla qualità si è espressa in maniera pungente Chiara, 37 anni, aiuto regista. Lo ha detto chiaro e tondo: "Della qualità non frega un ca**o a nessuno" (citando, forse, Boris). Insieme a lei c'è Colette, collega aiuto regista, che ci mette qualche istante a dirmi l'età visto che, proprio per il lavoro, ha dormito appena 4 ore. Abbiamo chiesto a loro di dirci di più sui motivi che le hanno spinte a venire a protestare e se ci confermano quello che il segretario ha detto essere i problemi maggiori del settore. Chiara ha preso subito la parola e si è soffermata soprattutto sulla questione della qualità del prodotto, che oggi risulta essere messa in secondo piano a discapito della quantità. Qualità contro quantità è un tema ricorrente nel dibattito dei prodotti dell'audiovisivo di massa, dove spesso la prima viene sacrificata in nome della seconda. Dopo la pandemia, entrambe ci hanno confermato come i ritmi siano raddoppiati e il lavoro si sia fatto più pesante.

Oggi, Chiara, ha detto che lavora quotidianamente alla regia di film o serie TV con la sceneggiatura ancora in fase di scrittura. E questo è diventato normalità per riuscire a stare dietro alle scadenze. "Non si può lavorare in questo modo" dice, spiegandoci come un metodo di lavoro di questo tipo porta a fare turni da 10-12 ore. La scrittura di un film ancora in corso messa in parallelo alle riprese non fa altro che creare imprevisti che comportano ritardi e ore di lavoro in più. "Qui il tema è la mancanza di regolamentazione" ci dice, spiegando come un'organizzazione diversa permetterebbe di evitare gli straordinari. O, per lo meno, permetterebbe una la loro giusta retribuzione. Colette invece ci ha spiegato che i giovani molto spesso sopperiscono alla mancanza di personale venendo piazzati come "tuttofare" in varie fasi della produzione. La questione di mancanza di personale è un altro tema di preoccupazione per i lavoratori cinematografici, tanto che oggi è richiesta a gran voce anche la riapertura della AsForCinema, l'organismo bilaterale che investe in formazione e aggiornamento continui alle nuove leve.

Le storie di Chiara e Colette sono simili a molte altre presenti nella giornata odierna. Tuttavia, non tutti si sono rivelati essere diplomatici come le due ragazze. Da un "Se mi intervistate mi arrestano" a insulti verso case di produzione più note, gli animi dei protestanti si sono rivelate essere parecchio inquete. Tra di loro abbiamo anche rivisto il presidente di Agi Spettacoli, Angelo Ciolia, che di nuovo ha voluto rimarcare come la paga, gli straordinari e la giusta ricompensa per il lavoro continuino ad affliggere tantissime persone a discapito di arricchire i "caporali", come Ciaiola chiama gli produttori esecutivi, i datori di lavoro che assumono le troupe. 

Sala interna del Cinema Aquila di Roma

Una protesta che va andrà a vuoto?

Insomma: regole, orari, turni, straordinari e retribuzione sono al centro di quello che è stata una giornata ricca di richieste e provocazioni. La richiesta che sostengono è quella di cercare, insieme agli interessi dei datori del lavoro, un equilibrio che possa soddisfare tutti. Quest'ultima rimostranza si inserisce come gesto di una serie di scioperi iniziata con i doppiatori tre settimane fa per gli stessi motivi. Ai lavoratori del doppiaggio è andata bene e la trattativa è stata riaperta. Ora nuovi ritmi e poche tutele portano a protestare i lavoratori che stanno invece più dietro le quinte di un mondo di cui si parla forse troppo poco. Resta da capire cosa farà ora la controparte datoriale per fermare uno sciopero che, per le richieste che avanza, potrebbe continuare ad andare avanti anche nelle prossime settimane.  

Lo sciopero del cinema che sta mettendo a rischio film e serie tv

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