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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Alcarras, una famiglia travolta dal cambiamento nel film che ha vinto la Berlinale

Al cinema dal 26 maggio il film della regista catalana Carla Simon, vincitore dell’Orso d’Oro all’ultimo Festival di Berlino

Esce il 26 maggio nelle sale italiane Alcarras, il film della regista catalana Carla Simon, vincitore dell’Orso d’Oro all’ultimo Festival di Berlino. Il film racconta le vicende di una famiglia contadina che sta per perdere le sue terre, e il cast è composto da attori non professionisti tutti originari di Alcarras, la zona in cui la storia si svolge. Tra loro, Josep Abad che interpreta il patriarca Rogelio, Jordi Pujol Dolcet che è l’attuale capofamiglia Quimet, Xènia Roset, Albert Bosch, Ainet Jounou che sono i suoi tre figli: Mariona, Roger e la piccola Iris.

Alcarras, la trama

Alcarras è il racconto dell’ultima estate di raccolto per la famiglia Solè. Sotto il sole caldo della catalogna, Quimet e la sua grande famiglia, composta da nonni, genitori, figli, zii, nipoti sono impegnati nelle attività legate agli alberi di pesco, che danno loro da mangiare da almeno tre generazioni cioè da quando, durante la guerra, il padre di nonno Rogelio, nascose e aiutò i possidenti padroni di quei terreni. Finita la guerra, in un gesto di riconoscenza e con una stretta di mano a suggello dell’accordo, la famiglia dei proprietari concede ai Solè l’usufrutto delle terre.

Così, per tre generazioni, i Solè fanno della coltivazione delle pesche e dell’agricoltura la loro vita, tramandandosi riti, cultura e saggezza del mestiere più antico. Tutto scorre in modo naturale come scorrono, inesorabili, le stagioni, finchè un giorno, nella loro tranquillità irrompe la modernità, a suon di carte bollate. Dov’è il contratto di usufrutto che la famiglia ha stipulato con i proprietari? Vuole sapere il giovane e rampante rampollo che, stabilito che un contratto non c’è, decide che basta peschi, è ora di abbattere gli alberi e sfruttare i campi per un nuovo e promettente investimento: la produzione di energia eolica.
L’estate in cui incontriamo la famiglia Solè è quella dell’ultimo raccolto, quella in cui tensioni, dolori, ricordi e incertezze diverranno sempre più evidenti, mentre si lavora, come sempre, alla terra, e quasi ci si impone di non pensare all’epilogo che sta arrivando. 

Alcarras, la resistenza degli ultimi contadini nel film Orso d’Oro

C’è tutto un mondo nelle due ore di Alcarras, nella sua storia lenta e silenziosa, concentrata su piccoli avvenimenti, piccoli gesti, reazioni emotive impercettibili che però si incatenano e scatenano l’una con l’altra. E’ il piccolo mondo di una grande famiglia, composta da nonni, genitori, zii, figli, nipoti. Ed è anche il mondo che scompare di chi vive ancora di agricoltura tradizionale. Il racconto è corale, ognuno dei personaggi della famiglia Solè ha una parte nell’esprimere lo stato d’animo legato all’incertezza, ai dubbi, ai dolori, alla perdita della terra che è molto di più: per gli adulti è la perdita dell’identità. La regista Carla Simon ci porta dentro questo nucleo famigliare, accompagnandoci con mano delicatissima, quasi trasparente. Il racconto è fluido e naturale, anche perché l’autrice conosce perfettamente la realtà che sceglie di raccontare, provenendo lei stessa da una famiglia contadina della zona di Alcarras.

Anche la scelta di un cast formato da attori non professionisti, tutti provenienti da quella zona della Catalogna e che quindi quella realtà raccontata la conoscono e la vivono, non fa che aumentare la sensazione di essere davanti a una storia più che verosimile, autentica, nel suo svolgersi senza strappi, senza picchi drammatici, ma seguendo il flusso delle giornate, come fanno i contadini da millenni. Anche l’accento polemico che si intravede nel passaggio della protesta degli agricoltori contro la grande distribuzione, è solo un aspetto, una parte del tema centrale del film che è molto più ampio, anche se trattato dal punto di vista minimo di una famiglia e della sua vicenda privata. Il vero tema infatti è la drammatica tensione tra progresso e tradizione, tra vecchio e nuovo, valori acquisiti e nuove prospettive. Un tema sottolineato anche dalle dinamiche famigliari dei Solè, dove le giovani generazioni rappresentano lo sguardo più vivace, in cerca di prospettive, eppure pienamente coinvolto nel disagio e nel dolore degli adulti che stanno per perdere il loro mondo. E’ un tema che, in questi anni veloci, riguarda tutti.

Voto: 6,5

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