rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Film al Cinema

Alla vita, Riccardo Scamarcio e Lou de Laâge sulle follie dell'ortodossia religiosa

L'opera prima di Stéphane Freiss affronta temi importanti e incompatibili col mondo contemporaneo in un contesto dai tratti quasi ancestrali

Co-produzione italofrancese, Alla vita è l’opera prima di Stéphane Freiss, in uscita nelle sale italiane il 14 giugno 2022. Dopo più di 30 anni di carriera, l’attore francese decide di passare dall’altra parte della cinepresa per debuttare alla regia con un film intelligente e coraggioso, in grado di raccontare temi tutt’altro che scontati o banali. A valorizzare indubbiamente il tutto è il cast, che vede Riccardo Scamarcio e Lou de Laâge protagonisti sempre convincenti e coinvolgenti.

Alla vita, la trama del film

I Zelnik sono una famiglia di ebrei ultra-ortodossi di Aix-Le-Bains, nell’antica provincia di Savoia, che ogni estate trascorre un breve periodo nel Sud Italia per raccogliere dei particolari cedri, frutti che, secondo un’antica leggenda religiosa, vengono sparsi da Dio in questa zona. Qui Esther Zelnik (Lou de Laâge) conosce Elio De Angelis (Riccardo Scamarcio), ex gallerista e ora proprietario dell’azienda agricola che ospita tutta la famiglia per il raccolto. Dopo la morte del padre e il divorzio, Elio ha infatti deciso di abbandonare Roma e il mondo dell’arte per dedicarsi ai terreni di famiglia che i suoi fratelli non volevano. Nonostante le difficoltà economiche e la distanza dai propri figli, si è infatti promesso di portare avanti l’attività e non vendere mai ciò che per suo padre significava tutto. Durante il soggiorno, Esther è ormai stanca delle costrizioni imposte dalla sua dottrina e vuole emanciparsi dall’ortodossia della religione. Non vuole però ferire i propri cari, che si aspettano che la giovane a breve si sposi e abbia dei figli. Si trova così più volte sull’orlo di una crisi: a 26 anni vuole vivere e fare esperienze, senza dipendere dalle follie e le restrizioni della sua famiglia e della comunità. Sarà proprio la conoscenza di Elio a guidarla attraverso una libertà mai provata prima e a farle capire l’importanza dell’indipendenza nello scegliere la propria strada. Allo stesso tempo Elio, grazie al tempo passato con la ragazza, ritroverà una serenità e una spontaneità che non provava da troppo tempo, e che finiranno con l’aiutarlo a capire meglio come si trova nel mondo e con sé stesso.

Il trailer

Dei temi mai banali

Conosciuta anche come festa delle capanne o festa dei tabernacoli, il Sukkot è una settimana di festa di pellegrinaggio ebraica che ricorda il periodo successivo alla schiavitù in Egitto, quando il popolo di Israele viaggiava nel deserto del Sinai verso la terra promessa, soggiornando in capanne dette proprio sukoth. Durante questa celebrazione la Torah ordina di utilizzare quattro vegetali: tre rami di mirto, due rami di salice e un ramo di palma in una mano, un cedro nell’altra. Questo frutto deve rispettare delle rigide regole perché la sua purezza non sia corrotta, e la comunità lo ispeziona attentamente per verificare che risponda a tutte le qualità richieste.

Il fatto che Freiss sia partito dal significato che il cedro assume per gli ebrei è già di per sé un perfetto esempio della ricercatezza e dell’originalità di questo film, un’opera prima coraggiosa e molto interessante grazie ai suoi temi per nulla scontati e mai banali. Non è infatti impresa facile trovare nel cinema italiano o straniero pellicole che trattino il tema della ultra ortodossia o della perdita della fede, e che risultino corretti nel raccontare quelle che sono a tutti gli effetti le follie della religione, in questo caso, ebraica.

Il modo di vedere le cose di Esther è ormai troppo distante da quello della sua famiglia e della comunità; il suo sguardo esterno le permette di capire tutte le contraddittorietà di un’infinità di precetti dati per scontati che in realtà non sono altro che limiti alla vita. La libera scelta è pressoché annullata, soprattutto per le donne, sottoposte a regole senza senso che assomigliano più a costrizioni. Tutto questo mondo di restrizioni imposte dalla religione finisce con lo schiacciare la protagonista, schiava di principi che dovrebbero avvicinarla alla fede e che invece non fanno altro che allontanarla. La perdita della fede viene affrontata senza mezzi termini (“le mie labbra bruciano quando pronuncio le preghiere”) e collocata perfettamente in un mondo contemporaneo
dove la religiosità sta gradualmente perdendo senso e credibilità; la follia e il vecchiume di certi dettami suonano quasi ridicoli, ed è interessante scoprire una comunità ancora così rigorosa sotto questo aspetto.

Sotto il sole cocente del Sud Italia Esther non è però l’unica a cambiare. Dopo la morte del padre, Elio ha divorziato e ha abbandonato la sua vecchia vita, non riesce a vedere i propri figli e sembra essersi quasi imposto il ritorno alle proprie terre. Questo legame dai tratti ancestrali si è rivelato una sorta di arma a doppio taglio: l’ultimo ricordo è anche un senso di dovere verso la figura paterna, e gli ha fatto perdere la pienezza dell’esistenza. Ma proprio aiutando Esther istintivamente, senza un piano, Elio riscopre il valore e il gusto della spontaneità.

VOTO: 7,5

Alla_vita_poster-2

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Alla vita, Riccardo Scamarcio e Lou de Laâge sulle follie dell'ortodossia religiosa

Today è in caricamento