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Venerdì, 26 Aprile 2024

Attori italiani protestano per i compensi, Elio Germano: "Insufficienti"

L'appello per chiedere che venga riconosciuto il giusto compenso per le opere in cui hanno lavorato quando vengono trasmesse in tv e nelle piattaforme streaming

Parte da Roma la protesta degli attori italiani per la grave inadeguatezza dei compensi per la categoria e la sproporzione dei compensi tra artisti audio e video. ARTISTI 7607 e UNITA si sono ritrovati oggi alla Casa del Cinema per chiedere che venga riconosciuto il giusto compenso per le opere in cui hanno lavorato e che vengono trasmesse in tv e sulle piattaforme digitali. 

"Chiediamo all'Agcom di far rispettare le leggi e alle istituzioni di penalizzare chi non le rispetta". Elio Germano è il primo tra gli attori a firmare la lettera aperta indirizzata alle istituzioni in difesa dei diritti degli interpreti. Quella di vedersi riconoscere il diritto connesso al diritto d'autore da parte delle emittenti che sfruttano il loro lavoro trasmettendolo nei proprio canali.

Una richiesta che vale ancora di più oggi, nell’epoca delle piattaforme streaming "da cui tra l'altro non riceviamo alcun dato su cosa mandano, di chi e quante visualizzazioni fanno", sottolinea Germano. Accanto a lui ci sono molti colleghi, uniti nella collecting "Artisti 760", come Neri Marcorè, Paolo Calabresi, Urbano Barberini e Cinzia Mascoli, la quale ricopre la carica di presidente: "Oggi la normativa da seguire c’è, è stata scritta ed è la direttiva europea in tema di Copyright che l’Italia ha recepito - spiega Mascoli -, ma va immediatamente applicata".

I diritti connessi sono il diritto all'equo compenso che spetta agli artisti e interpreti quando vengono utilizzati film, fiiction o serie tv dalle emittenti. Diritto patrimoniale che spetta all'artista interprete di un'opera audiovisiva. "Non possiamo più accettare che gli artisti interpreti siano discriminati - si legge nella loro lettera aperta - che i loro compensi restino tradizionalmente irrisori rispetto a quelli degli autori e dei colleghi della musica, soprattutto considerando l’enorme aumento dello sfruttamento, tramite ogni tipo di device, di opere audiovisive, nell’espansione delle grandi piattaforme come nell'offerta degli utilizzatori tradizionali".

"Qui non chiediamo alcun sostegno governativo ma solo il rispetto delle norme - dice Marcorè -, in grado di far vivere la categoria in maniera autonoma". "Va precisato che qui non si tratta tanto degli attori affermati che lavorano molto e guadagnano una certa cifra - ricorda Calabresi -, ma soprattutto quel 90% di colleghi che fatica ad andare avanti, mentre con questi compensi potrebbero fare una vita dignitosa e permettere alla categoria di portate avanti quei processi di mutualismo interno sempre più necessari".

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