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Venerdì, 19 Aprile 2024
Film al Cinema

Al cinema arriva "Bella Ciao - Per la libertà": un inno al potere della musica e delle parole

Dopo la presentazione al BiFest di Bari, il nuovo documentario di Giulia Giapponesi arriva nelle sale dall’11 al 13 aprile

Il potere della musica e quello della libertà sono i due aspetti che emergono da questo documentario su una delle canzoni più popolari e più importanti della storia Italiana. Bella Ciao è un inno all' indipendenza non solo a quella italiana ma di tutto il mondo. In questo racconto c’è il tentativo di ricostruire la sua origine e la sua storia attraverso il tempo per capire come è nata e perché è stata così importante. Nasce in momenti difficili, quando la paura è la compagna costante di uomini e donne che si nascondono e che cercano di sopravvivere. Questo è il potere della musica: deve allietare gli animi, distrarre da ciò che fa star male. È quello che ha fatto questa canzone diffondendosi attraverso le regioni italiane, e nel corso degli anni, in tutto il mondo. La musica è intrinsecamente legata alle masse, perché è proprio nella convivialità e negli spazi condivisi che prende vita. Ma se allieta gli animi ha anche lo straordinario potere di accenderli. Ed è così che è giunta a noi, attraverso le testimonianze di chi l’ha cantata in quei momenti di tristezza, ma anche e soprattutto, in quelli di vittoria.

Il tempo è l’altro grande protagonista di “Bella Ciao - per la libertà”. Questo non solo perché l’ha custodita con l’aiuto di uomini e donne che l’hanno conservata nella loro memoria, ma anche perché è grazie ad esso che la canzone si è evoluta. Non ha perso il suo significato al contrario ne ha assunto uno e mille di più sempre nuovi, sempre potenti. Che siano le sue parole o la sua melodia, questa canzone è riconosciuta nel mondo come un inno al diritto di combattere, un grido che non può essere soppresso. Ed è per questo che ha avuto tante traduzioni e rielaborazioni in numerosi paesi. Il meraviglioso potere della musica ha unito anche chi non parla la stessa lingua. Chi non conosceva le sue parole l’ha adottata e rielaborata facendola propria. Un atto che non fa altro che confermare l’universalità e l’unicità della musica.

La storia di “Bella ciao - per la libertà”

Giulia Giapponesi non è solo dietro la macchina da presa ma scrive anche questo interessante documentario. La ragione che l’ha spinta a realizzarlo è il desiderio di conoscere e scoprire la vera origine della canzone Bella Ciao. Nel 2017 quando La Casa di Carta è approdata sulla piattaforma streaming Netflix ha avuto un grande successo, non solo per la sua trama ma anche per l’uso di questa canzone. Sono sorte ribellioni e pareri negativi sul suo uso all’interno di questo contesto; per questa ragione la regista ha voluto tracciare le sue origini nel tempo e nel territorio italiano. Ha realizzato così numerose interviste a partigiani e partigiane, i loro figli o nipoti che hanno vissuto il periodo della Resistenza sulla loro pelle o ne hanno sentito parlare. Direttamente da loro si ricostruiscono quegli anni di lotta, di ribellione. Si torna indietro con i ricordi ai momenti della liberazione di Alba, in Piemonte, quando i partigiani la intonavano in piazza.

Mostra le ricerche fatte da storici, professionisti e amatoriali, che hanno cercato di rimettere insieme le tracce di questo canto e della sua diffusione. Tra fonti scritte e orali, sorgono due versioni di Bella Ciao, con testi diversi ma al suo nucleo la stessa potenza. E poi il presente di questo testo. È una canzone sussurrata tra i curdi che cercano di ottenere una loro indipendenza; cantata dai giovani in Iraq che ne cambiano le parole forgiandola come inno della propria libertà, del diritto a vivere come desiderano. Racconta anche la sua potenza e il timore che una melodia ha instillato quando ignoti l’hanno trasmessa al posto del richiamo alle preghiere dei minareti a Smirne. Un excursus tra il tempo e le regioni, di cui però non vi anticipiamo più nulla.

Qui sotto trovate un primo trailer.

Il potere di unire e di dividere

Sembra paradossale eppure questa canzone ha il potere di unire ma anche di dividere. Unisce le persone che hanno in comune l’oppressione, ancora troppe come rivela il sondaggio dell’Economist, e divide chi ne ha paura. Ma come può una melodia spaventare? Eppure è così, la sua forza che si riverbera alta nelle voci del pubblico al concerto del Primo Maggio; le voci che la intonano durante le manifestazioni, le ribellioni, i cortei pacifici. Tutti questi hanno in comune un obbiettivo che porta le persone ad unirsi insieme, chi la teme invece vuole dividere. Nel tempo poi si è considerata questa come una canzone di sinistra, quando tre le file della Resistenza c’erano uomini e donne di vari partiti, con il solo scopo di riottenere la libertà perduta. Le masse sono assoggettabili sicuramente, ma sono anche pericolose quando fanno gruppo, ed è in quel momento che il grande potere si spaventa e reprime. La libertà però, come la musica, non ha lingue e Bella Ciao con il suo significato valica i confini e i mari. Ciò che questo racconto sembra comunicare è che nonostante l’importanza fondamentale delle fonti e della ricostruzione storica, ciò che conferisce potenza alla canzone è ciò che essa incarna, non importa in che lingua venga cantata.

L’Italia è stata la fucina di una tradizione locale incredibile, in ogni regione. È interessante nel viaggio di ricostruzione, il ruolo attribuibile alle fonti. Contano più quelle scritte o quelle orali? Quale delle due è più affidabile? Lo sono entrambe perché tutte e due testimoniano ciò che il nostro paese è stato e lo àncorano alla sua identità. La regia di Giulia Giapponesi sembra quasi voler sfiorare quei tempi lontani in cui tutto ciò accadeva. Lo fa con uno sguardo molto intimo e delicato, inframmezzando alle grandi panoramiche sulle pianure e le montagne italiane, inquadrature di campi bagnati dalle luce del sole e castelli avvolti nella ormai diradata foschia. Mostra immagini e video di repertorio in cui partigiani e partigiane vivevano, sorridevano e festeggiavano la libertà; così come immagini delle manifestazioni contemporanee in quei paesi dove si fa di tutto per reprime questo diritto fondamentale e inalienabile. Un diritto che invece resiste e si alza in aria con una melodia immortale.

Voto: 7,5

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