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Venerdì, 29 Marzo 2024
Film al Cinema

Empire of Light, una grande Olivia Colman in una storia intrisa di malinconia

Arriva al cinema dal 2 marzo il nuovo film diretto da Sam Mendes ambientato nell’Inghilterra dell’inizio degli anni ‘80

Un microcosmo immobile mentre tutto intorno cambia velocemente viene scosso dalle conseguenze dell’incontro tra una donna di mezza età con problemi di salute mentale e un ragazzo nero in cerca della propria strada. Il tutto con l’aiuto della potenza salvifica del cinema. “Empire of Light”, il nuovo film del regista premio Oscar Sam Mendes, esce in sala in Italia il 2 marzo. Protagonisti: una meravigliosa Olivia Colman che interpreta la tormentata Hilary, Michael Ward nei panni del giovane Stephen che la riavvicinerà alla vita, e Colin Firth che interpreta il signor Ellis, il viscido direttore del cinema Empire.

Empire of Light, la trama

Tutto sembra essere in decadenza a cavallo tra il 1980 e il 1981 a Margate, un paesone sulla costa del Kent nel sud dell’Inghilterra, finché una scintilla di vita non si accende nel cuore dell’Empire, il maestoso cinema sul lungomare della cittadina che, reduce da un passato scintillante ormai lontano, si trascina nel tentativo di attirare ancora un po’ di pubblico ogni sera. Pur guidato dal viscido Mr Ellis, la vera anima dell’Empire è Hilary, la vicedirettrice. Una donna di mezza età che ama il suo lavoro e ormai da tempo combatte una lotta silenziosa e faticosa con la sua salute mentale. Le giornate passano vuote e silenziose per lei, tranne quando è al lavoro, ad accogliere clienti senza mai permettersi di distrarsi nemmeno un minuto per sbirciare quello che succede in sala e assaporare la magia che ogni giorno passa più volte su quel grande schermo, e a gestire con empatia e pazienza i più giovani colleghi, per i quali lei è un vero punto di riferimento. Quando alla squadra si aggiunge Stephen, un giovane nero con il sogno di scappare dalla provincia per iscriversi ad architettura, le giornate di Hilary improvvisamente cambiano. Tra i due nasce subito un feeling che sfocia poi in una vera e propria relazione. Ma proteggere quel rapporto speciale in un’Inghilterra carica di rabbia e miseria non è facile. Stephen subirà le conseguenze dell’esplosione razzista del tempo e Hilary non riuscirà a gestire le sue emozioni e, abbandonato il litio, si ritroverà di nuovo in guerra con i suoi demoni.

Empire of Light: fatica di vivere, voglia di riscatto e potere del cinema

Sono tanti i temi toccati dal nuovo film di Sam Mendes torna con la memoria agli anni della sua adolescenza per restituirne al pubblico l’atmosfera, le tensioni e le complessità, che agiscono direttamente sulle vicende dei due protagonisti. Empire of Light è anche una storia di amore, ma il punto di vista predominante è quello di Hilary, interpretata da una grande Olivia Colman, attraverso cui il regista affronta un altro tema fondamentale della vicenda: quello della vita complessa di una persona che ha problemi di salute mentale. L’interpretazione di Olivia Colman è sicuramente la cosa più impressionante di questo film. Persa, fuori controllo, disperata nei suoi momenti di buio, ma anche empatica, comprensiva e accogliente nel suo modo di proteggere e guidare i suoi colleghi e trattare con i clienti. Infine ribelle, iconoclasta e implacabile, nella scena della sera della premiere di Momenti di gloria, quando si libera di parte dei suoi tormenti e punta il dito contro chi si è fatto gioco e ha approfittato della sua fragilità.

L’altro protagonista, Stephen, è colui che mette in moto la vicenda, che riaccende il fuoco ormai spento nel cuore di Hilary, grazie all’entusiasmo e alle speranze della sua giovinezza. Ma è anche il personaggio che serve a raccontare quelle tensioni e quei rigurgiti di violenza che segnarono la società inglese negli anni del tatcherismo, dei tagli impietosi e della disoccupazione di massa. Infine, il terzo elemento: il potere salvifico del cinema. Evocato già nel titolo e nell’affascinante ambientazione di una grande sala cinematografica, in decadenza ma ancora capace di attirare con il suo magico fascio di luce che riproduce storie e avventure di ogni tipo, pubblico affamato di sogni ogni sera.

Tutto Empire of Light è percorso da una malinconia di fondo, che risiede già nelle premesse creative del film, che affondano nelle esperienze giovanili del regista, che per la figura dolente, ma a suo modo ribelle e vitale di Hilary si è ispirato alla madre, che soffriva di disturbo bipolare. Una malinconia che, se costringe a guardare indietro, a ciò che si è perso o a ciò che si è subito, non impedisce di trovare strade di redenzione e vie di consolazione, anche se temporanea. La prima, la più potente, è quella rappresentata da un incontro che diventa una storia d’amore improbabile, eppure profonda e autentica. La seconda è quella dell’arte e del cinema, capace di sollevare l’animo e aprirlo a infinite speranze, possibilità e illusioni, e alleggerire così anche gli spiriti più tormentati, per un po’, dai propri pesi.

Voto:7

La locandina -9

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