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Sabato, 20 Aprile 2024
film al cinema

"Ero in guerra ma non lo sapevo", un dramma carico di tensione che racconta la Milano degli anni di piombo

Un film evento al cinema, disponibile dal 24 al 26 gennaio, ricostruisce il ritratto di Pierluigi Torregiani, gioielliere milanese vittima dei Proletari Armati per il Comunismo (PAC)

Gli anni di Piombo sono riconosciuti come il periodo più oscuro e complesso della storia italiana. Tra la fine degli anni ’60 ad inizio anni ’80 hanno preso vita diverse organizzazioni, tanto di estrema destra quanto di sinistra, che si sono macchiate di numerose stragi. Si pensi a quella di Piazza Fontana a Milano o alla stazione di Bologna, per non parlare poi di agguati a singoli individui, uno tra tutti il sequestro Moro ad opera delle Brigate Rosse. In questo clima complesso, si inserisce la vicenda del gioielliere milanese Pierluigi Torregiani e dell’organizzazione di estrema sinistra dei PAC.

La sua storia è ricostruita in questa pellicola diretta da Fabio Resinaro e tratta dall’omonimo romanzo biografico scritto da Stefano Rabozzi e Alberto Torregiani, figlio del gioielliere. A vestire i panni del protagonista c’è Francesco Montanari, un attore che regala qui l’ennesima prova del suo talento e che restituisce un’immagine complessa e convincente dell’uomo Torregiani. Il resto del cast è composto da Laura Chiatti, nei panni della moglie Elena, Gianluca Gobbi come il socio Silvano, Juju di Domenico, Alessandro di Tocco e Maria Vittoria Dallasta, nei panni dei figli.

Di cosa parla Ero in guerra ma non lo sapevo

Pierluigi Torregiani è un gioielliere milanese amante del suo lavoro e della sua famiglia. L’ anno è il 1979 e imperversano per le vie della città bande di rapinatori armati che attaccano negozi di ogni tipo. Vengono prese di mira però soprattutto le gioiellerie e Torregiani, che ha in mente di espandere la sua attività con l’apertura di un secondo negozio, chiede un prestito alla banca. Questa però è restia nel concederlo in quanto la situazione è sempre più delicata e i rischi sempre più concreti. In questo clima teso, Torregiani ha ormai imparato a difendersi da solo e gira costantemente con una pistola alla cintola.

Oltre ai negozi ha anche uno spazio televisivo in cui vende i suoi gioielli dimostrandosi un ottimo commerciante. Il 22 gennaio, dopo la trasmissione, il ristorante in cui si trova a cena viene attaccato da una banda di rapinatori. Torregiani cerca di reagire e ne nasce un conflitto armato in cui muoiono un cliente e uno dei rapinatori. Da quel momento la vita dell’uomo si complica sempre di più. La stampa, venuta a conoscenza del fatto, lo dipinge come un giustiziere e ben presto lo trasforma in un obiettivo sensibile. Non vi sveliamo altri dettagli ma vi invitiamo a guardare il film al cinema.

Ero in guerra ma non lo sapevo e il ruolo del tempo

 Nella pellicola il tempo ha un ruolo fondamentale. Torregiani è un gioielliere che lavora con gli orologi, sistemandone i loro meccanismi. L’uomo li considera ben più di un semplice accessorio, ma un vero e proprio strumento che ritiene indispensabile per chiunque abbia in mente un progetto ben definito. Attraverso questo espediente il film caratterizza il suo personaggio: ambizioso e profondamente ligio al dovere e ai progetti che vuole realizzare. Nella sua vita ha sempre lavorato dando il massimo e riparando gli ingranaggi ogni qualvolta si inceppassero. Da quando la stampa lo ha reso protagonista delle prime pagine però, la situazione si è complicata e il controllo sugli ingranaggi della sua vita ha cominciato a sfuggirli di mano.

Non accetta di vedere la propria libertà limitata, così come l’idea di modificare i propri piani per le minacce altrui. Il suo personaggio è quindi un uomo pragmatico e in apparenza insofferente alle regole, oseremo dire quasi sprezzante dei pericoli che corre. In questo il film si distingue da un mero resoconto biografico. Non è facile empatizzare con lui, sembra troppo sicuro di sé e sfrontato, ma Francesco Montanari riesce a far emergere anche il lato più fragile e umano dietro questa eccessiva confidenza.

Un’estetica troppo ricercata

Ero in guerra ma non lo sapevo propone quindi una biografia diversa dai canoni costruendo un’immagine sfaccettata di quest’uomo. Un scelta che però funziona e da al film un ritmo coinvolgente, dovuto anche alla complessità del periodo storico in cui è ambientato. L’ adattamento ha posto l’attenzione sul ruolo dei giornali e del modo in cui possono dipingere qualcuno, da cui ne consegue una risonanza non sempre positiva.

Tra quello che convince c’è la costruzione della tensione narrativa. Questa è aiutata da una fotografia che si concentra sulla città, vittima del clima opprimente, e da una musica altrettanto tesa. Quello che invece convince meno è il suo tono un po’ troppo elaborato, una ricerca estetica forzata. Senza contare il poco spazio dedicato agli altri personaggi, in particolare ad Elena e ai suoi interessi verso la costruzione di un’immagine di donna che si stava allontanando dal ruolo borghese che aveva avuto fino ad allora.

Voto: 7,5

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