rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024

Marianna Ciarlante

Giornalista

Blonde è la più grande delusione di Venezia 79 (e di Netflix)

Se l'intenzone di Andrew Dominik, il regista del film, era quella di fare un degno omaggio a Marylin Monroe, possiamo ben dire non ci sia affatto riuscito. Blonde, il nuovo film con Ana De Armas nei panni della diva di Hollywood, tra i più attesi di Netflix e di Venezia 79, è la più grande delusione della Mostra del Cinema di Venezia (e della stessa Netflix). Le premesse semrbavano buone, partendo dal romanzo di Joyce Carol Oats, Blonde intendeva esplorare la personalità complessa di una delle star più iconiche di Hollywood, una donna fragile, sensibilissima e profondamente triste dietro quel sorriso con cui è ricordata, ancora oggi, da tutti. Se di strade da poter intraprendere per raccontare la donna dietro il personaggio Monroe  erano molte, Dominik ha scelto la peggiore tra tutte e, al posto di lasciare spazio a un'indagine profonda dell'interiorità e della vulnerabilità di Marilyn Monroe, ha deciso di procedere con un mero e autocelebrativo esercizio di stile facendo un film apatico dove empatizzare con la protagonista diventa quasi impossibille. Blonde è costruito mettendo insieme diversi elementi cinematografici che, però, non si amalgamano e che rendono il film confusionario, lentissimo e senza un vero e proprio senso narrativo.

Marilyn Monroe viene raccontata solo attraverso la lente della sessualità, viene resa un "oggetto" e viene buttata sullo schermo in numerosissime (e non necessarie) scene di nudo, tra cui una discutibilissima scena esplicita di sesso orale che non aggiunge niente alla storia e alla caratterizzazione del personaggio e diventa solo un espediente per poter far parlare del film e della sua presunta capacità di rompere determinati tabù. 

Blonde è un film che distrugge il ricordo di Marilyn Monroe, è una pellicola che cade quasi nello squallore e non risulta per nulla coerente e logica nelle sue scelte stilistiche. Blonde spazza via tutta la magia che c'è sempre stata dietro il mito di Marilyn Monroe, sporca quasi questo personaggio, lo avvilisce e ne fa una rappresentazione davvero indegna.

Tra scene a colori contrapposte a scene in bianco e nero, immagini realistiche che si alternano a immagini irreali, la macchina da presa che fa un po' quello che vuole e un più formati di video accozzati insieme, Blonde è una pellicola difficilissima da portare a termine senza provare un senso di avversione per ciò che si sta guardando e, alla fine della visione, si ha l'amara realizzazione che, in fondo, questo film, sarebbe stato meglio non averlo mai visto o forse, non averlo mai fatto. 

Voto: 3

Si parla di

Blonde è la più grande delusione di Venezia 79 (e di Netflix)

Today è in caricamento