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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Film al Cinema

Vera Gemma: "Le trans sono il mio ideale di bellezza e un figlio a 40 anni, un segno del destino"

L'intervista all'attrice, scrittrice e regista italiana protagonista del film "Vera" in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione orizzonti

C'è una cosa che colpisce subito di Vera Gemma dal primo istante in cui la si vede: i suoi occhi buoni. Dietro il trucco marcato, i capelli biondo platino volumizzati dalle extension e l'abito sexy che, per certi versi, "copre" quella che è la sua eterna insicurezza di non essere abbastanza bella,  c'è una donna onesta, coltissima e con un animo gentile. Tutti la conoscono come la figlia di Giuliano Gemma o come l'ex concorrente di Pechino Express o l'Isola dei Famosi ma Vera Gemma, al di là dei pregiudizi che le persone spesso hanno di lei, è una donna dalla fortissima sensibilità artistica, spesso sottovalutata e il film che la vede protagonista alla Mostra del Cinema di Venezia, "Vera" di Tizza Covi e Rainer Frimmel è in concorso nella sezione Orizzonti. Seduta su una poltroncina rossa e molto più umile di quello che potrebbe apparire in foto, Vera Gemma si è aperta in una chiacchierata quasi tra amiche ed ecco cosa mi ha raccontato.

La recensione di Vera, il film con Vera Gemma di Venezia 79

Nel film c'è Vera in tutta la sua vulnerabilità e si parla molto del concetto di bellezza, tu che rapporto hai con la bellezza?

"A casa mia c'era questa ossessione della bellezza, sarà che mio padre è diventato famoso, inizialmente, grazie a questa grande bellezza, quindi le figlie dovevano essere all'altezza. Mia sorella era bellissima, somigliava molto a mio padre mentre io avevo questi caratteri particolari, diversi e vivevo questa ossessione di non assomigliare a mio padre, di non essere abbastanza bella e di sentirmi diversa. Questo senso di diversità mi ha fatta sentire molto vicina alle trans, loro si sentono diverse da tutta la vita e questa ostentazione della femminilità mi ha fatto avvicinare a loro, questo voler essere più donne delle donne. Quindi a un certo punto della vita ho iniziato a vederle tutte bellissime e a voler essere come loro. Mi è sempre piaciuta l'idea di essere più donna delle donne, io dovevo essere più donna di una donna vera per essere credibile e dovevo essere più bella di una bella vera per essere credibile. Questa ostentazione a tutti i costi per essere accettate mi accomuna a loro. E poi da piccole, quando tutte erano innamorate di Madonna e io lo ero di Eva Robbins".

E oggi, ti senti bella?

"Oggi ho un rapporto ancora difficile con la mia fisicità, passo da un eccesso all'altro. In alcuni momenti mi vedo bellissima e addirittura penso: "Come fa la gente a non vedere quanto io sia bella?" e in altri momenti vedo tutti i miei difetti, però, ieri, guardando il film per la prima volta, sono riuscita a distaccarmi dal "come apparivo" ed è stata una grande vittoria per me. In questo film non sono mai stata attenta al "come apparivo", non me ne fregava niente, ho pensato solo a trasmettere qualcosa in più del mio aspetto e si vede. Anche guardando il film mi sono detta tra me e me: "Finalmente non te ne frega niente di come appari". Ci sono scene in cui non mi sono neanche pettinata, si vedono le extension, avevo il trucco colato e non ci pensavo mai perché in questo caso il problema non era essere bella ma far vedere che forse avevo qualcosa da raccontare. Sono fiera di questa "nudità" che ho messo nel progetto pur non essendo bella nel film".

Se potessi dare un consiglio alle ragazze giovani che non si vedono belle, quale sarebbe?

"Di distaccarsi da questa ossessione del dover essere perfette su Instagram, del voler essere belle a tutti i costi anche perché sono tutte bellissime ma non si sentono abbastanza. Per carità, bisogna curarsi, valorizzarsi ma non pensare che essere belle è qualcosa che porta lontano nella vita perché c'è qualcosa in più che devi dare alle persone per poter esistere. E poi, le ragazze che sono nate con una fisicità diversa dagli standard, non si sentono all'altezza di questa perfezione e vivono una profondissima frustrazione. Nella vita ci dobbiamo far amare per quello che siamo veramente perché poi è quello che fa innamorare. Un uomo che si innamora di te perché sei bella non ti ama perché non ti conosce, si deve innamorare delle tue fragilità, dei tuoi difetti".

E tu sei innamorata?

"Io ho un fidanzato molto giovane che è un po' un figlio per me ma lui mi ama tanto e sono quasi innamorata dell'amore che ha per me che tral'altro è nel film, è il tassista all'inizio del film".

Qual è il tuo rapporto con la maternità? 

"Io ho fatto un figlio a 40 anni, mio figlio ha 11 anni e l'ho fatto in un'età avanzata della mia vita e poi mi ha cambiato molto. Io fino a quel momento non l'avevo desiderato nel senso che non identificavo la mia felicità nell'essere madre ed ero molto innamorata di suo padre, sono rimasta incinta a 40 anni e l'ho visto come un segno del destino. Mi sono detta:" Se sono incinta a 40 anni, cosa che non pensavo neanche potesse succedere più, vuol dire che questo figlio lo devo tenere ed è stata la gioia più grande della mia vita. Mi ha cambiato come donna perché adesso non mi faccio più male in quanto il male che farei su di me, ricadrebbe su di lui. Tendo a non giocare più con la vita e l'autolesionismo".

Senti ancora il peso di essere per tutti "la figlia di Giuliano Gemma"?

"Sì, certo. La cosa assurda è che mio padre è morto e tutti dicono che io sono raccomandata da lui. Non è bastata neanche la sua morte a farli smettere di parlare. Riconoscetemi un'identità perché me lo merito. Ho fatto 35 anni di gavetta, non ho mai lavorato con mio padre, non ho mai chiesto di aprirmi una porta, non ho mai chiesto una raccomandazione. Riconoscetemi una volta il mio lavoro, è l'unica cosa che chiedo. Voglio solo avere una soddisfazione nella vita per l'unica cosa che amo, il cinema".

Quali sono le forme artistiche, oltre al cinema, che senti vicine a te?

"Quando il cinema non mi prendeva mai io, che ero un'artista e avevo il bisogno disperato di esprimermi, ho trovavo altri modi per poter fare arte. A un certo punto è stata la scrittura, poi ho fatto la regista, ho trovato varie strade e, in un momento della mia vita, ho ritrovato me stessa nel circo. Quando è morto mio padre io mi sentivo bene solo al circo perché le famiglie circensi lo adoravano. Lui aveva imparato tutte le acrobazie dei film western da loro ed era innamorato del circo. Così, io stessa, sono andata a farmi accogliere da quel mondo perché per me erano tutte famiglie ed erano tutte sincere, disinteressate, pure. Artisti che non cercano la fama, la gloria, era la mia famiglia".

Cosa ne pensi, invece, della televisione? 

"La televisione non l'ho mai cercata, è nata per caso e non a caso la faccio a questa età e non a vent'anni. Io ho fatto Pechino Express con Asia Argento perché lei voleva farlo solo con me e da lì ho avuto molto successo per essere stata spontanea e me stessa che è stata considerata una cosa "speciale", mentre per me dovrebbe essere la normalità. In televisione, però, la mia spontaneità è diventata un caso e da lì ho fatto l'Isola del famosi prendendola come una sfida con me stessa. Si aspettavano tutti che io fossi viziata, in realtà ero l'unica che non si lamentava mai. La televisione è molto ben pagata, ti fa guadagnare tanto in modo molto facile. Io venivo da anni di sacrifici come il teatro, la scrittura e lì mi si richiedeva di essere solo me stessa. All'Isola hanno provato tantissimo a dirmi cosa fare ma io no l'ho ascoltati e ho sempre fatto come mi pareva e poi mi hanno dato ragione anche loro".

Qual è il futuro di Vera Gemma?

"Non lo so, l'unica cosa che mi importa è trovare un senso nel prossimo progetto che farò. Se mi sento gratuita no, non lo faccio neanche per soldi. Il mio futuro è sempre incerto ma è la sua bellezza. Io non cerco niente. Io non voglio più propormi, io sto qua, se mi trovate giusta per qualcosa chiamatemi e io poi valuterò se la ritengo giusta o no. Piuttosto sto a casa con mio figlio, faccio la mamma e sono una donna felice".

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