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Giovedì, 25 Aprile 2024
Film al Cinema

“Luigi Proietti detto Gigi”: uno sguardo inedito sull’uomo che ha rivoluzionato il teatro

Edoardo Leo prova ad individuare ciò che ha reso Gigi Proietti unico nel suo genere. Dal 3 al 9 marzo solo al cinema

"Il teatro è perfetto per i timidi. È un luogo di maschere" così dice Alessandro Gassman e Anna Maria Proietti, sorella di Gigi, ammette che suo fratello era una persona profondamente timida. Sembra un controsenso: come può una persona così essere a suo agio davanti agli sguardi del pubblico? Indossa una maschera. E di maschere, Gigi Proietti, ne ha indossate migliaia. Lì su quel palco che ha calcato tante volte. Nessuno capirà mai come ci è riuscito, nemmeno il regista di questo documentario, nonostante fosse uno dei suoi obiettivi. Il risultato è un'opera che trasmette non solo la sua sconfinata stima verso Proietti, ma anche un profondo rispetto nei confronti del suo maestro. Uno sguardo commovente, delicato, indiscreto e silenzioso. Un'ombra benevola che lo ha seguito per tre anni e ha permesso oggi a noi di scoprire l'uomo dietro l’artista. Un regalo di cui gli spettatori devono essere molto grati. 

Quello del documentario è un prodotto diffuso negli ultimi mesi, basti pensare ad Ennio di Giuseppe Tornatore. Scelta che dimostra forse una necessità, del panorama artistico, di tornare a queste figure per un senso di rassicurazione, di conforto in tempi difficili. I due artisti che si elogiano, Morricone e Proietti, sono diversi per i settori in cui hanno eccelso, eppure hanno in comune non solo la loro genialità ma anche l’essere stati giudicati per averla perseguita. Come è accaduto a Morricone per aver accettato di fare musica per i film, scopriamo che Proietti si è sentito vagamente giudicato dal teatro di qualità quando ha accettato di provare con un suo nuovo formato. I risultati però parlano da soli. Edoardo Leo mette insieme una carrellata di video di repertorio ed  immagini inedite attraverso le quali ricostruisce la storia di Proietti. Lo stesso che, sebbene non sentisse di meritare un film su di lui, ha accettato di buon grado e si è concesso con la sua semplicità e la sua cristallina genuinità. 

"Luigi Proietti detto Gigi": la storia 

La narrazione procede a ritroso partendo dal giorno in cui Gigi Proietti è uscito di scena: lo stesso del suo compleanno. Il 2 novembre 1940 nasce a Roma: un fatto unico che la sua nascita coincida con il Giorno dei morti. Lo è ancora di più se si considera che farà della commedia la sua vita. Dalle immagini e dalle parole della sorella Anna scopriamo un bambino vispo a cui piaceva intrattenere. L'unico ad entrare nella sede dei fascisti nel suo quartiere per portare agli altri bambini la cioccolata. Negli anni dell'università comincia ad esibirsi nei night club romani cantando e suonando la chitarra. Scelta che crea attriti con il padre, che lo voleva avvocato. Già allora però i suoi amici si accorgono del talento. Frequenta il CUT(Centro Universitario Teatrale) che darà una svolta alla sua carriera. Da allora infatti si dedica sempre di più al teatro sperimentale che confluirà in un’intensa attività al Teatro Stabile dell'Aquila. 

Mentre la sua carriera teatrale a procede, Tinto Brass lo chiama per il suo film L'urlo e Proietti si apre prima al cinema poi alla tv con diversi sceneggiati. Lavora anche nel doppiaggio con Federico Fellini e il suo teatro è apprezzato da Eduardo De Filippo. Prova come presentatore in tv ma senza esserne particolarmente convinto e torna in teatro che lo (ri)accoglie. Risolleva il Teatro Brancaccio, forma artisti e attori di oggi(tra cui lo stesso Edoardo Leo) scopre Shakespeare e fa costruire il Globe Theatre a Villa Borghese. Una vita artistica e umana molto ricca di cui non vi sveliamo altro. Scopritene un'anteprima del trailer qui sotto.

One Man Show e Teatro Popolare: un binomio unico

"Popolare significa accogliere"

Ci sono tante cose straordinarie nella lunga carriera di Gigi Proietti. C'è la sua capacità di inventare lingue nuove, la sua gestione della voce e del respiro - per cui ha lavorato in maniera maniacale -  il suo trasformismo, la sua espressività. Nel 1976 riesce a mettere insieme tutto questo (e molto altro) in uno spettacolo rivoluzionario e unico nel suo genere: A me gli occhi, please. Crea il One man show: da solo sul palco si trasforma abilmente in personaggi, si cala in siparietti comici ed esilaranti che fanno ridere. Non una risata accennata però, ma quella che fece piangere Vittorio Gassman e regalò lo spettacolo più divertente che il figlio Alessandro avesse visto da piccolo.

Attraverso un montaggio attento che alterna clip del passato ad interviste di amici, parenti e allo stesso Gigi Proietti, si dipana il filo che gli rende un bellissimo e necessario omaggio. La cosa forse più significativa che ha fatto, è aver riportato il teatro alla sua forma popolare. Popolare è troppo spesso sinonimo di scarsa qualità, ma non è così. Lui rintraccia e lavora sulla funzione originale del teatro: la condivisione. Nel Globe Shakeaspeare metteva in scena testi per il popolo, storie che lo catturavano in uno spazio condiviso. Lui ritorna lì come il Bardo a fare un teatro che sia il più inclusivo possibile. In questo documentario scopriamo molte cose che ci fanno ridere ma anche emozionare; troviamo un uomo onesto, timido e legato alle persone, “popolare”appunto, che era guidato da un genuino desiderio di intrattenere e di accogliere. Capiamo che non è possibile svelare il suo segreto forse perché questo risiedeva semplicemente nell’essere Gigi Proietti. Tutti ne parlano con affetto e ammirazione, ricordano cosa ha fatto e ci confermano quanto sentiremo la sua mancanza: molto più che abbastanza. 

Voto: 9 

Poster Proietti-2

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