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Venerdì, 29 Marzo 2024
Film al Cinema

"L’uomo che disegnò Dio": il non vedente di Franco Nero

Esce in sala il 2 marzo, distribuito da L’Altrofilm, l’opera diretta e interpretata dall’ attore

Un anziano cieco con un grande talento diventa celebre grazie a uno show televisivo, finché non finisce in una situazione inaspettata. “L’uomo che disegnò Dio” è una storia che mette insieme molti elementi dalla disabilità al potere dei media, dall’inclusione alle famiglie arcobaleno. Al centro di tutto c’è il personaggio di Emanuele, interpretato da Franco Nero, che è anche il regista del film. Nel cast  con lui troviamo: Stefania Rocca nel ruolo dell’assistente sociale Pola, Wehazit Efrem Abraham che interpreta la piccola Iaia, Isabel Ciammaglichella, Diana Dell'Erba e Vittorio Boscolo, nonché i Premi Oscar Kevin Spacey e Faye Dunaway, insieme a Robert Davi e Massimo Ranieri.

La trama

Emanuele è un burbero anziano non vedente che insegna disegno in una scuola serale. Lo fa perché ha un dono davvero speciale: pur non godendo della vista, riesce a realizzare ritratti dettagliatissimi di chi ha davanti, solo ascoltandone la voce, da cui è in grado di trarre molti particolari, non solo fisici, della persona oggetto dei suoi ritratti. Un’abilità straordinaria che rimane nascosta e conosciuta solo dalle poche persone che lo circondano, come Pola, amica e assistente sociale. Quando la sua vita incrocia quella di una vedova immigrata e della figlia adolescente, Iaia, per Emanuele tutto cambia. La ragazzina decide infatti di filmarlo a sua insaputa mentre realizza uno dei suoi miracolosi ritratti ed Emanuele viene contatto da un reality, Circus, che sfrutta le qualità ma anche le sofferenze umane dei personaggi che ospita. L’anziano deciderà di partecipare allo show solo nella speranza di vincere il montepremi e poter avere i soldi per tentare una costosissima operazione agli occhi. Nel frattempo però andrà incontro a un’altra disavventura che sconvolgerà, di nuovo, la sua vita.

Troppa carne al fuoco per un film che si regge sul suo protagonista

L’uomo che disegnò Dio, in uscita nei cinema il 2 marzo, è il nuovo film di e con Franco Nero che, oltre che regista si ritaglia il ruolo del burbero non vedente Emanuele. Un personaggio pieno di sfaccettature, ma con quel dono incredibile che lo rende unico e che attira l’attenzione di chi, al fondo, vuole solo sfruttarlo. Nell’arco della storia vediamo il personaggio, all’inizio chiuso nella sua vita solitaria e divorata dall’amarezza, aprirsi pian piano grazie al rapporto con Iaia, che lo spinge a superare la propria confort zone nella speranza di realizzare il suo più grande desiderio: tentare l’intervento che potrebbe consentirgli di riavere la vista che aveva perso quando era solo un bambino condannandolo a una vita nel buio.

La vicenda quindi si poggia tutta sul complesso personaggio centrale, ben interpretato dall’attore-regista. Il problema è tutto quello che c’è attorno, che è veramente troppo.

Oltre alla linea narrativa principale sono proposti i temi dell’immigrazione e dell’integrazione, la critica alla tv del dolore e alla perenne ricerca del sensazionale da parte dei media, il pietismo ipocrita verso la disabilità, il  vittimismo di alcuni truffatori che si lamentano della società per continuare a truffare, e altri sono ancor più velocemente accennati come quello delle famiglie arcobaleno. Poi c’è uno degli elementi che desta sicuramente più curiosità su questo film che ha segnato il ritorno sul set di Kevin Spacey dopo la messa al bando di Hollywood. Per l’attore è stato pensato un ruolo ad hoc che riecheggia la sua vicenda: quello di un investigatore che si accanisce contro l’innocente Emanuele accusato di abusi su Iaia. Episodio che propone un ulteriore tema all’interno del film.

Insomma, in 110 minuti di film la carne messa al fuoco è veramente troppa, e la storia principale, che poteva essere ancor meglio sviluppata, si perde più volte nei rivoli secondari della trama che la indeboliscono e confondono lo spettatore.

Voto: 5,5

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