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Giovedì, 18 Aprile 2024
Film al Cinema

“La Figlia Oscura”: un dramma sulla complicata natura dell’essere madre

Dal 7 aprile al cinema il debutto alla regia di Maggie Gyllenhaal con Olivia Colman e Dakota Johnson

Le opere della scrittrice italiana Elena Ferrante stanno riscuotendo un notevole successo sia all’estero che in patria. Dopo la serie tv tratta dalla tetralogia de L’Amica geniale - la cui terza stagione si è conclusa qualche settimana fa - un’altra storia nata dalla penna della scrittrice vede la luce questa volta sul grande schermo. “La Figlia Oscura” segna l’esordio alla regia dell’attrice americana Maggie Gyllenhaal che decide di raccontare la storia complicata e viscerale di due donne e della natura di essere madri. La scrittura della Ferrante è schietta, senza fronzoli e va dritta al centro della questione che vuole affrontare. In questo adattamento si riesce a riportare questa schiettezza grazie ad una regia attenta e una sceneggiatura fedele all’originale che cerca però una sua strada. Anche il Festival di Venezia ha apprezzato il lavoro della regista e le ha conferito Il Premio per la Miglior sceneggiatura. Olivia Colman, straordinaria come sempre, è nel corollario delle attrici nominate agli Oscar, contendendosi la statuetta con la new entry Kristen Stewart e la ormai di casa Nicole Kidman, tra le altre. 

Il film fa un uso sapiente dell’ottimo e interessante materiale di partenza e anche cambiando alcuni particolari si dimostra un buon adattamento. Si colloca direttamente a metà strada tra un dramma e un thriller con dei risvolti inaspettati che sorprendono e a volte turbano gli spettatori. Diventa una riflessione importante sul ruolo di essere madre, su tutto ciò che questo comporta e come questa esperienza sia unica e comune allo stesso tempo. Olivia Colman riesce ad incanalare perfettamente una donna di mezza età dal passato complesso che cerca solo un po’ di relax in vacanza. Dakota Johnson invece è l’emblema dell’apparente perfezione nei panni di una giovane e avvenente madre. I loro sguardi si incrociano sulla spiaggia affollata, tra le file degli ombrelloni, e funzionano più delle parole. Conversazioni silenziose si mettono in atto tra di loro, dove l’una con uno sguardo chiede conforto e l’altra in risposta fornisce rassegnata comprensione. Ma la natura umana non è semplice e si sa l’apparenza inganna. 

La trama de “La Figlia Oscura” 

Leda Caruso (Olivia Colman) è una professoressa universitaria di letteratura italiana comparata che va in vacanza su un’isola greca. Affitta un appartamento e cerca di godersi la tranquillità e la calma dell’estate. Conosce Lyle (Ed Harris) il custode del suo appartamento con cui flirta in maniera giocosa, a volte testando il suo fascino, e Will (Paul Mescal) il giovane bagnino studente di economia. Un giorno però in spiaggia arriva una famiglia alquanto numerosa che incuriosisce e infastidisce Leda allo stesso tempo. Dal gruppo emergono Callie (Dagmara Domińczyk) incinta della sua prima figlia, e Nina (Dakota Johnson), una giovane donna che trascorre tutto il suo tempo con la figlia piccola, Elena.

La bambina gioca con una bambola che ha sempre con se e non abbandona mai la madre. La vicinanza, i gesti e la complicità tra Nina e la figlia, ricordano a Leda il passato con le proprie figlie, Bianca e Martha. Un passato complicato in cui ha messo molto spesso la sua vita in pausa per amore loro. Un giorno Elena sparisce dalla spiaggia e solo Leda riesce a ritrovarla, riportandola alla sua famiglia. Sono chiassosi e velatamente prepotenti, i parenti di Nina. Hanno la convinzione di dominare il mondo e che tutti debbano adeguarsi alle loro regole. Il clima si fa sempre più teso quando sparisce anche la bambola di Elena di cui lei si prendeva cura. Inizia una ricerca per tutta la spiaggia e la pineta: Elena senza non ci può stare. In questo labirinto di vicende, Nina e Leda sentono di avere qualcosa che le lega. Comprensione, forse compassione? Oppure desiderio e gelosia? Non aggiungiamo altro, qui di seguito il trailer.

Attenzione ai dettagli del non detto 

Ciò che colpisce della regia del film è la cura con la quale si è cercato di evidenziare tutto ciò che ribolle sotto la superficie di questa storia: il non detto. I primi piani abbondano sui volti di entrambe le protagoniste, così come suo loro corpi messi a confronto. Non è un paragone svilente, ma la semplice narrazione di due tipi di corpi: quello di una donna e quello di una madre. Lo sguardo attento della regia si posa sulle carezze della bambina alla bambola o sulle braccia della madre che la tengono stretta: i segni dell’amore tra di loro. Primi piani anche sul gioco di sguardi che c’è tra Leda e Nina, lì dove si nasconde una dinamica di fascino e inspiegabile connessione. La prima con sguardo fisso e comprensivo rivive le stesse sensazioni che Nina prova in quei momenti. Il suo sguardo è filtrato dal passato, mentre quello della seconda è accesso dalla curiosità, dal desiderio di trovare risposte alle sue domande. Nina si sente legata e tutti le dicono cosa dovrebbe fare. Leda invece è solo un’osservatrice esterna che sa leggere meglio degli altri e che sa nascondersi bene.  

Nella narrazione si ricostruisce il passato di Leda, che ha il volto di Jessie Buckley, per dare agli spettatori un contesto e cercare di spiegare certe sfumature dei suoi comportamenti. La giovane donna si divide tra l’ambizione di un successo personale e il ruolo di madre che le sta sempre più stretto. Questo film diventa così un’indagine sulla libertà e sul peso di essere una madre. Sulle domande esistenziali, le aspettative della società; c’è chi desidera ardentemente essere una madre, chi non lo hai mai voluto e chi ancora non sa cosa voglia davvero. La tensione tra i vari personaggi è ben costruita in maniera latente e sempre costante, non solo grazie agli attori in se ma anche alla giusta musica, suadente e incalzante che sa di estate, delle sue infinite possibilità e di quel velo di mistero che solo questa stagione porta con se. Insomma “La Figlia Oscura” è un buon dramma con un cast che funziona più che bene e che si poggia su una solida sceneggiatura. Un racconto brullo e schietto, fatto di un’atmosfera tesa e carica ma anche velatamente pigra e rassegnata come gli stati d’animo delle sue protagoniste.

Voto: 7 

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