rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Film al Cinema

"Leonardo – Il capolavoro perduto": un viaggio nell’affascinante quanto oscuro mondo dell’arte

Nelle sale il 21, 22 e 23 marzo, il documentario racconta l’assurda storia del Salvator mundi, l’ultima opera (forse) di Leonardo Da Vinci venduta alla cifra record di 450 milioni.

Leonardo – Il capolavoro perduto è il nuovo docufilm di Andreas Koefoed che ripercorre la storia di quella che potrebbe essere un’incredibile scoperta: un nuovo dipinto di Leonardo Da Vinci. La vicenda del Salvator mundi, però, è complicata fin dall’inizio.

Il Salvator mundi, la storia

New Orleans, aprile 2005. Nel catalogo della casa d’aste St. Charles Gallery compare un Salvator mundi – Gesù Cristo raffigurato frontalmente con la mano destra sollevata in segno di benedizione e la mano sinistra con in mano il globo – ispirato all’opera di Leonardo Da Vinci, andata perduta a inizio Seicento. Ad acquistarla per poco più di mille dollari sono i “cacciatori di fantasmi” Alexander Parrish e Robert Simon, che commissionano il restauro a Dianne Modestini. Dopo giorni di lavoro, la famosa restauratrice non ha dubbi: le mani che hanno dato quelle pennellate sono le stesse che hanno dipinto la Gioconda. L’opera è però in condizioni pessime e in tanti ne dubitano l’autenticità, attribuendo gran parte del quadro al pesante restauro di Modestini. Nel 2011, tuttavia, la National Gallery di Londra espone il Salvator mundi con la dicitura “di Leonardo Da Vinci”, dando vita a un’operazione di marketing che sfocerà in un gioco di denaro e potere senza fine. Nel 2013 Yves Bouvier, famelico uomo d’affari e commerciante d’arte svizzero, acquista il quadro a 75 milioni per conto dell’oligarca russo Dmitry Rybolovlev, a cui però lo rivenderà a 127,5 milioni, creando uno scandalo senza precedenti. Rybolovlev distruggerà Bouvier a suon di tribunali e affiderà la rivendita del Salvator mundi a Christie’s, la casa d’aste più famosa al mondo. Dopo una campagna ai limiti del paradossale, con il Salvator mundi esposto in tutto il mondo come “l’ultimo capolavoro del Maestro” o “la Monna Lisa maschio”, nel 2017 il dipinto viene battuto a 450 milioni, cifra che sbaraglia di gran lunga qualsiasi record esistente. Il nuovo proprietario è il principe saudita Mohammed bin Salman il quale, però, in occasione dell’esibizione del Louvre per i 500 anni di Leonardo nel 2020, si rifiuta di prestare il quadro alla Francia, ufficialmente perché ritiene che debba stare “nella stessa stanza della Gioconda”, più probabilmente per evitare che il museo possa effettuare delle analisi su un quadro attorno a cui, nel frattempo, continuano speculazioni, dubbi, misteri e perfino leggende.

Il trailer

 

Leonardo – Il capolavoro perduto

Il documentario di Andreas Koefoed ripercorre la travagliata storia del Salvator mundi attraverso le voci dei protagonisti: la restauratrice Dianne Modestini, i primi proprietari Alexander Parrish e Robert Simon, il curatore della mostra alla National Gallery Luke Syson e tanti, tantissimi esperti – da Frank Zöllner alla “nostra” Maria Teresa Fiorio, membro della Commissione Nazionale Viniciana – impegnati in un dibattito infuocato sull’autenticità dell’opera. L’aura quasi leggendaria che accompagna il dipinto è resa perfettamente nel docufilm, che a tratti assume dei toni quasi thriller nel raccontare una storia leggendaria, senza fine e dalle sfumature senz’altro oscure e sinistre. Il regista colloca una vicenda seducente come quella della Salvator mundi lì dove deve essere: a metà strada tra il mito contemporaneo e la denuncia a un capitalismo impazzito. La storia dell’imprenditore Yves Bouvier, proprietario di un porto franco sotterraneo a Ginevra, dove custodisce le opere d’arte dei magnati di tutto il mondo, comprate per scaricare più soldi possibili dal fisco del proprio paese; la campagna di Christie’s, più simile a quella per una tournée di una rock band che a quella di un’opera d’arte; o ancora, Dmitry Rybolovlev e la sua collezione con dipinti di Gauguin, Modigliani, Picasso e Matisse tenuti in un caveau. Il non-interrogativo che Koefoed vuole porre è proprio questo: il Salvator mundi è o non è di Leonardo Da Vinci? Poco importa, dal momento che non saperlo aiuta la sua “causa”. Dietro ogni opera d’arte, e soprattutto dietro quella che poteva essere una scoperta straordinaria, una leggenda bellissima sfociata in realtà, entrano in gioco soprattutto altri interessi. L’approccio scientifico e accademico al dipinto non è più possibile, dal momento che è oggetto di pressioni politiche così alte; il Louvre forse non ha voluto analizzare il quadro per non minare il sodalizio Macron-Arabia Saudita attualmente in corso, il principe Mohammed bin Salman probabilmente costruirà la vita culturale e turistica del suo paese attorno al Salvator mundi, una volta finite le entrate del petrolio. Leonardo – il capolavoro perduto è una bellissima e avvincente storia di intrighi e giochi di potere, che riesce a inquietare lo spettatore mostrando cosa può nascere da a un’opera simbolo del Rinascimento, un periodo che invece valorizzava la libertà, l’arte e la scienza.
 
Il regista: “La storia mette a nudo i meccanismi della psiche umana, il nostro slancio verso il divino, e le nostre società capitaliste in cui il denaro e il potere prevalgono sulla verità”

Voto: 7,5

Leonardo_Il_capolavoro_perduto_locandina-2

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Leonardo – Il capolavoro perduto": un viaggio nell’affascinante quanto oscuro mondo dell’arte

Today è in caricamento