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Giovedì, 18 Aprile 2024
Simbolo della Nouvelle Vague

È morto il regista Jean-Luc Godard

Simbolo della Nouvelle Vague, è stato tra i protagonisti cinematografici più importanti della seconda metà del Novecento. Aveva 91 anni

Cinema in lutto per la morte di Jean-Luc Godard, regista francese "totale con mille vite e un'opera tanto prolifica" scrive il quotidiano Libération, il primo a dare la notizia. Considerato un pilastro della Nouvelle Vague, aveva 91 anni.

Nato a Parigi il 3 dicembre del 1930, Godard è tra i più significativi autori cinematografici della seconda metà del Novecento. Esponente di rilievo della Nouvelle Vague, è stato punto di riferimento per i giovani cineasti degli anni Sessanta a partire dal suo primo lungometraggio, "À bout de souffle" (Fino all'ultimo respiro), rappresentando un segno di demarcazione fra epoche e culture della storia del cinema. Si è sempre contraddistinto per la sua produzione attenta alle forme espressive e al contenuto ideologico. Premiato con il Leone d'oro nel 1984 e l'Oscar alla carriera nel 2011, Jean-Luc Godard è stato fonte d'ispirazione per molti registi famosi, tra cui Quentin Tarantino. 

I film

Alla critica radicale del linguaggio cinematografico tradizionale, si unì, nei film successivi all'esordio, una sempre più consapevole critica dei valori sociali dominanti: "Questa è la mia vita" (1962); "La donna è donna" (1962); "Les carabiniers" (1963); "Il disprezzo" (1963), tratto dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia; "Una donna sposata" (1964); "Il bandito delle ore undici" (1965); "Il maschio e la femmina" (1966); "Una storia americana" (1966); "Due o tre cose che so di lei" (1966).

A partire dal 1967 Godard si volse a un cinema più esplicitamente militante, sperimentando nuovi modi di produzione e insieme di elaborazione estetica e ideologica: "La cinese" (1967); "British sound" (1969); "Pravda" (1969); "Lotte in Italia" (1970); "Crepa padrone, tutto va bene" (1972). Liricità e ironia, consapevolezza della crisi e una nuova sensibilità figurativa sembrano invece prevalere (pur nella fedeltà a un'idea di cinema come rischio formale e ideale e a uno stile sempre innovativo e sperimentale) nei film girati dalla fine degli anni Settanta: "Si salvi chi può" (1979); "Prénom Carmen" (1982); "Je vous salue Marie" (1984); "Détective" (1985); "Nouvelle vague" (1990); "Germania nove zero" (1992).

Negli anni Novanta Godard proseguì la sua ricerca di nuove forme visive realizzando "Ahimè!" (1993), "Forever Mozart" (1996). Ha "riscritto", con un taglio critico, una personale storia del cinema attraverso le immagini con "Histoire(s) du cinéma" (1998), "L'origine du XXIème siècle" (2000) e "Pour une histoire du XXIème siècle" (2000). Più recentemente ha diretto: "Éloge de l'amour" (2001); "Notre musique" (2004); "Vrai faux passeport" (2006); il cortometraggio "Une catastrophe" (2008); "Film socialisme" (2010); "Adieu au langage" (2013, per il quale l'anno successivo ha ricevuto il Premio della giuria al Festival di Cannes); "Le livre d'image" (2018, Palma d'oro speciale alla 71a edizione del Festival di Cannes).

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