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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Gabriele Muccino: "L'america, un paese violentissimo e dal razzismo estremo. Anche per questo me ne andai"

Nei giorni in cui gli Stati Uniti sono sconvolti dal caso George Floyd, il regista offre la fotografia di un paese che va ben oltre il caso dell'afroamericano morto durante l'arresto a Minneapolis lo scorso 25 maggio

Nei giorni in cui gli Stati Uniti sono sconvolti dal caso George Floyd, Gabriele Muccino offre la fotografia di un paese che va ben oltre il caso dell'afroamericano morto durante l'arresto a Minneapolis lo scorso 25 maggio. "Uno dei motivi per cui ho avuto un rifiuto forte per l'America e sono andato via è per la violenza tangibile che entra sottopelle - spiega ad AdnKronos - E' il tessuto della società americana che prima ti terrorizza e poi, per uno che ha una cultura europea, o ti schiaccia o ti mette in fuga". 

"Raltà sconvolgente, abusi polizia sono noti"

"Ho vissuto in America 12 anni e la realtà è sconvolgente – dice - Io ho visto almeno una volta a settimana qualche nero ammanettato e perquisito dalla polizia senza aver fatto nulla. La realtà razziale in America è un profondissimo disagio da sempre. Gli abusi della polizia sono noti. E la differenza di questi giorni è scaturita dal fatto che l’intera evoluzione dell’arresto di Floyd è stata tutta filmata perché, altrimenti, in qualunque altra circostanza avrebbero detto che il soggetto aveva fatto resistenza al pubblico ufficiale e quindi il caso sarebbe rientrato, come in altre decine di occasioni, in una sorta di buco nero e sarebbe scomparso. Ma di situazioni come quella verificatasi per Floyd ce ne sono tantissime, tanto che la pratica del ginocchio sul collo è una pratica che la polizia esercita normalmente".

"In America ti arrestano per un nonnulla, perché non ti fermi allo stop e se sei nero non sai come va a finire. L’America – denuncia Muccino - è un Paese violentissimo, che vive sulla violenza, dove è molto tangibile la violenza degli uomini con gli uomini, un Paese che è nato sulla violenza contro i nativi. Non dobbiamo dimenticarci che qualunque afroamericano è discendente di una famiglia di schiavi o spesso porta nel cognome il nome di una piantagione. E da allora sono sempre stati tenuti in un regime di sottomissione. La media di reddito di una famiglia bianca americana è di 117mila dollari l’anno, mentre il reddito medio di una famiglia di colore è di 17 mila dollari l’anno. Sono dati reali".

"La realtà americana è contaminata da questo enorme pregiudizio da quando i neri erano schiavi e venivano impiccati negli Stati del Sud, cosa che - sottolinea Muccino - tra l’altro ancora in qualche modo succede. Come pochissimi giorni fa quando un nero faceva jogging e due bianchi gli hanno sparato. Questa è l’America. Il razzismo è talmente forte che molti neri vengono uccisi perché il razzista suprematista bianco, appena li vede nel proprio quartiere, spara. E se poi viene indagato dice che era stata svaligiata una casa…e se la cava così. E' una statistica altissima questa", denuncia con forza il regista.

"Diseguaglianza norme in sanità, scuola e formazione"

"C’è una diseguaglianza enorme – rimarca Muccino - che si è riflettuta anche nell’accesso alla sanità che non è pubblica, per cui i poveri che spesso sono neri per questi motivi, non si sono potuti curare dal coronavirus. E il motivo per cui i morti americani sono così tanti è perché tre quarti erano di colore e non sono neanche potuti andare all’ospedale: la povertà è talmente estrema che non ha permesso loro di curarsi, non essendoci una sanità pubblica che, tra l’altro, Obama aveva introdotto e Trump ha subito tolto appena è diventato presidente".

"Ci sono problemi enormi anche nell’accesso alle scuole e alla formazione – evidenzia il regista - Tutto questo crea povertà, crimine, pregiudizio e quindi una sorta di spirale mostruosa per cui il nero è un criminale".

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