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Sabato, 20 Aprile 2024

Marianna Ciarlante

Giornalista

Se volete farvi piacere House of Gucci non guardatelo in lingua originale

Può sembrare assurdo non consigliare di vedere un film nella sua versione originale e noi italiani (amanti del doppiaggio) sappiamo bene quanto ci perdiamo, per pigrizia, a guardare le versioni doppiate dei grandi titoli del grande e piccolo schermo. Nella quasi totalità dei casi, infatti, i prodotti seriali e cinematografici se visti nella loro lingua madre regalano una rosa di emozioni, battute, dettagli che nel doppiaggio, per forza di cose, vanno persi e perderseli sarebbe un peccato, quasi come vederne una versione ridotta e semplificata. Per quanto riguarda House of Gucci, però, non è così perché nel nuovo film di Ridley Scott sulla storia della famiglia Gucci c'è un grande problema di "lingua". Se volete farvi piacere questo film, non guardatelo in lingua originale anche se la curiosità di ascoltare l'accento italianizzato di Lady Gaga (che sembrerebbe essersi allenata molto, insieme al resto del cast, per ottenerlo) è tanta. Peccato che questa trovata di far parlare gli attori del film in un inglese italianizzato non è per niente credibile, anzi, in alcuni momenti risulta quasi una parodia. 

Per carità, apprezziamo l'impegno di Lady Gaga e soprattutto quello dell'attore più camaleontico dello star system americano, Jared Leto (un po' meno quello di Adam Driver) però bisogna ammettere che questa scelta di dare l'accento italiano a Maurizio Gucci, Patrizia Reggiani e tutto il resto della famiglia non funziona proprio. È un controsenso vedere personaggi italiani che vivono in Italia parlare inglese tra di loro inserendo qua e là qualche stereotipo della lingua italiana e accentuando una cadenza eccessivamente marcata nella loro parlata inglese.

Tutto lo sforzo che hanno fatto questi attori per pronunciare correttamente "Maurizio" o "Patrizia", "espresso" o "ciao bella" potevano risparmiarselo parlando come parlano normalmente tanto che siamo in Italia e che i personaggi sono italiani lo si capisce lo stesso. Il fatto di scegliere come lingua del film un inglese italianizzato pieno di cliché non aggiunge niente alla storia di questi personaggi, anzi, toglie. Toglie credibilità, toglie empatia, toglie agli attori anche la possibilità di esprimersi al meglio nella loro interpretazione risultando sempre impegnati a ricreare il perfetto inglese italianizzato che, da spettatore (italiano), distrae molto dalla storia e fa uscire immediatamente da quella finzione narrativa nella quale ci si dovrebbe perdere guardando un film. 

Per non parlare degli innumerevoli stereotipi sull'Italia di questa pellicola che a volte sembra quasi una parodia (fatta con amore) dagli americani nei confronti del nostro Paese che, purtroppo, però, non hanno ancora capito che il caffè non lo chiamiamo "espresso", ma a loro, dopotutto, piace così e anche questo film, infatti, piacerà, molto probabilmente, solo a loro (e a chi lo guarderà in versione doppiata). 

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