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Venerdì, 19 Aprile 2024

La recensione

Marianna Ciarlante

Giornalista

Pinocchio di Guillermo del Toro è un meraviglioso inno alla vita

Guillermo del Toro ha una grande dote, quella di raccontare storie con uno stile riconoscibilissimo, autentico e fedele alla sua personalità e visione del mondo. Ogni volta che prende in mano una storia, che sia frutto della sua creatività o un classico dei classici da rivisitare, ha il potere di riuscire a rispettare la sua essenza, darle una fortissima caratterizzazione e non avere mai paura di renderla personale e universale allo stesso tempo. Questo è proprio quello che accade con Pinocchio, il grande classico della letteratura italiana, nato dalla penna di Carlo Collodi nel 1883 che Del Toro ha preso con mano, accompagnato e indirizzato in una versione moderna e rinnovata di se stesso.

Pinocchio è un film in stop-motion dal quale traspare tutto il rispetto del regista Premio Oscar per la storia originale ma anche il coraggio di cambiare un classico per dargli una nuova luce e una diversa chiave di interpretazione, il tutto senza stravolgere né rinnegare l'originale. 

Ogni personaggio messo sullo schermo, da quelli fedeli al libro a quelli creati dallo stesso Del Toro è talmente ben pensato e caratterizzato da inserirsi perfettamente nel racconto e avere un ruolo chiave per lo spettatore, anche laddove nella storia svolga una parte secondaria. Ognuno, dal grillo parlante a Lucignolo, dalla scimmietta Spazzatura al Conte Volpe, fino a passare per il padre di Lucifero, il podestà, Benito Mussolini e la meravigliosa duplice versione della fata turchina, ha un potere espressivo e una carica emotiva talmente forte in grado di colpire, emozionare e fissarsi nella memoria di chiunque abbia visto il film. 

La storia del Pinocchio di Guillermo del Toro scorre senza intoppi, senza essere eccessiva o ridondante, senza ribadire ovvietà, si evolve insieme ai suoi personaggi e dà spazio a ognuno di loro di muoversi tra moltissime tematiche. Si parla di religione e di come si faccia meno fatica a credere all'esistenza di un Dio invisibile piuttosto che credere a qualcuno che non rispecchia, esteriormente, determinati standard, si parla della paura del diverso solo perché non lo si conosce, dell'amore paterno e di quello di un figlio per i propri genitori. Si parla della bellezza della vita nel suo essere breve e inafferrabile, dell'importanza del tempo e delle occasioni da non sprecare. Si affronta il tema della guerra, quello della virilità, la paura di mostrarsi fragili e di ammettere di averla, alla fine, paura di morire, così come di vivere. Si parla di amicizia, testardaggine, di soldi, di errori, di menzogne. Guillermo del Toro riesce a insegnare, attraverso dei dialoghi eccellenti non solo ai bambini ma soprattutto agli adulti perché vale la pena vivere e anche morire e con una storia d'altri tempi, un fare paterno e una saggezza sconfinata ci dà quasi una pacca sulla spalla e ci invita a essere noi stessi fino in fondo, scriverci il nostro destino e cogliere l'attimo godendoci appieno questo meraviglioso, irrazionale, emozionante e incredibile viaggio a termine che è la vita.

Voto: 8 e mezzo

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Pinocchio di Guillermo del Toro è un meraviglioso inno alla vita

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