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Venerdì, 29 Marzo 2024

Claudio Pizzigallo

Giornalista

Come evitare di dire stupidaggini sulla Sirenetta Disney di colore

Come in quel meme che ogni tanto vediamo sui social "Ah shit, here we go again". Ci risiamo, ancora una volta, come tutte le volte in cui la Netflix o la Disney di turno osa realizzare un film o una serie in cui i protagonisti sono di colore quando, secondo l'opinione di molti, "dovrebbero" essere bianchi.

L'ultimo caso riguarda il remake live action (cioè non a cartoni animati) de La Sirenetta che la Disney farà uscire il prossimo maggio. O meglio, riguarda l'interprete scelta per il ruolo della protagonista Ariel, ovvero Halle Bailey, che in effetti non somiglia alla Ariel del cartone del 1989. 

Perché Ariel deve essere bianca, dicono in tantissimi, di solito facendo precedere questa affermazione dal classico "non sono razzista, però" o da sue varianti sul tema. E allora, come facemmo quando fu la volta del Lupin di Netflix, proviamo a vedere perché le polemiche sulla Sirenetta di colore non hanno senso. 

Obiezione n. 1: "La Sirenetta di Andersen è bianca, non nera"

Ci sono due risposte a questa affermazione secondo cui la Disney ha stravolto la storia originale. La prima è che, semplicemente, le sirenette non esistono, quindi non è che sia necessaria chissà quale aderenza a fatti storici.

La seconda, più profonda, ha a che fare con la vera origine di questo personaggio, creato dallo scrittore danese Hans Christian Andersen. "Forse non tutti sanno che" Andersen era omosessuale, e che la Sirenetta nasce proprio come metafora per l'amore "diverso" in un'epoca in cui l'omosessualità era condannata in tutto il mondo o quasi.

Quindi, se proprio volessimo riportare l'idea originaria di Andersen, la sirenetta Ariel dovrebbe essere un uomo. E dunque le polemiche sul colore della pelle di un personaggio di fantasia lasciano il tempo che trovano.

Obiezione n. 2: "Vorrei vedere se facessero Black Panther bianco"

Su questa obiezione specifica sull'universo Marvel (che fa parte della Disney), si può rispondere agevolmente con questa immagine che mostra un po' di personaggi di film Disney e Marvel interpretati da attori bianchi benché in origine fossero di altre etnie. 

personaggi marvel white washing-2

Obiezione n. 2 bis: "Vorrei vedere se rappresentassero un personaggio storico di colore come bianco"

Se invece qualcuno vuole buttarla sul rispetto della Storia, con la esse maiuscola, sarebbe il caso di ricordare una cosa che tendiamo a scordarci troppo spesso: è da duemila anni che rappresentiamo Gesù Cristo con capelli biondi e occhi azzurri, come se invece che a Nazareth fosse nato a Oslo...

Obiezione n. 3: "Piuttosto facciano leggere le favole africane ai bimbi bianchi"

C'è anche chi sostiene che, per "pareggiare i conti", bisognerebbe far conoscere le favole africane ai bambini bianchi, in modo da bilanciare un po' la situazione. Non possiamo che essere d'accordo, in linea di principio. 

Abbiamo tuttavia qualche dubbio sull'efficacia di imporre la lettura di favole ai bambini, ma non è questo il punto fondamentale. Che, a nostro avviso, riguarda il fatto che Ariel di colore non è stata scelta per rappresentare le bambine nigeriane, o camerunensi o congolesi, ma per un'operazione di marketing (innegabile) e inclusività rivolta ai milioni di bambini di colore che vivono nei Paesi occidentali. Negli USA, in Europa, in particolare, che sono tra i mercati più importanti per la Disney. Bambini che leggono gli stessi libri e guardano gli stessi cartoni o film dei loro coetanei con la pelle bianca, non favole africane (o pensiamo che un bambino di Boston, Londra, Milano legga solo le favole nigeriane in quanto di colore?). 

Obiezione n. 4: "D-U-E-I-N-T-R-E-N-T-A-N-N-I"

C'è un post di Frank Merenda, che si definisce "un umile Disneyano della prima ora che sulla Disney tiene conferenze e corsi nonché unico italiano diplomato integralmente al Disney Institute in USA", che nelle ultime ore è diventato virale, copiato e incollato in qualunque discussione social sul tema.

Merenda fa notare quante "principesse" non bianche (poi ha modificato il post, aggiungendo "o protagonista centrale, non deuteroantagonista, spalla ecc.", ma il copincolla virale è partito prima, quindi forse non avete visto questa aggiunta) ci sono state negli ultimi decenni, da dopo Belle di La Bella e la Bestia

Se avete letto il post, o i commenti cloni, lo sapete già: "D-U-E-I-N-T-R-E-N-T-A-N-N-I", scandito così, per maggiore chiarezza. Ovvero Rapunzel ed Elsa di Frozen. A fronte di Jasmine di Aladdin araba, Pocahontas nativa americana, Esmeralda zingara, Mulan cinese, Kida "nera atlantidea", Lilo hawaiana, Tiana una "nera della Louisiana", Moana/Vaiana samoana, Raya del Sudest asiatico (e Mirabel latinoamericana).

Ora, anche considerando la succitata modifica al post (da principesse a protagoniste), ci verrebbe da obiettare che né Jasmine né Esmeralda sono esattamente le protagoniste (e di sicuro non sono esattamente principesse molte di questa lista).

Al di là di questo, ci ha però colpito l'assenza di alcuni titoli che fanno parte dei "classici Disney". Perché non viene citata Megara di Hercules, ad esempio, se nell'elenco di prima ci sono personaggi che non sono protagoniste? E Jane di Tarzan? E la famiglia "spaziale" dei Robinson? E perché non vengono citati protagonisti maschili, ad esempio Raplh Spaccatutto (o Spaccainternet)? Non sappiamo la risposta, ma ci colpisce questa mancanza di personaggi bianchi nell'elenco. 

Conclusioni

A prescindere da queste obiezioni e dalle possibili risposte, vogliamo infine ribadire un concetto. E cioè: viviamo in una società (sempre più) cosmopolita, che lo si voglia o no le nostre scuole sono sempre più un miscuglio di etnie, di religioni, di epidermidi. E - per inciso - anche di famiglie, giusto per ricollegarci un attimo alla polemica sull'amica di Peppa Pig con due mamme.

E in una società cosmopolita è normale, è logico che le rappresentazioni soprattutto visive, al cinema o in tv, tengano conto delle differenze che ci sono nelle nostre società. Insomma, non ha senso aspettarsi che i film, i cartoni, le serie tv abbiano la stessa percentuale di protagonisti bianchi di quando le società erano meno cosmopolite, e sicuramente più razziste di oggi.

 Ciò significa da una parte la narrazione di nuove storie che abbiano come protagonisti personaggi di colore, o queer, o comunque non bianchi, eterosessuali e cisgender. Dall'altra parte, e dobbiamo accettarlo, significa che alcuni grandi classici possano essere modificati, ci viene da dire integrati, per venire incontro a un pubblico variegato sotto ogni punto di vista. A nostro avviso ciò non è solo un bene, è un dovere dell'industria dell'intrattenimento. E ora scusate, andiamo a riguardare questo video con le reazioni delle bimbe di colore al trailer della nuova Sirenetta.

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