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Giovedì, 28 Marzo 2024
Film al Cinema

“Tapirulàn” di Claudia Gerini: un film che corre sui binari delle emozioni umane (e ce ne regala parecchie)

Una pellicola lucida e introspettiva con una buona performance di Claudia Gerini, per la prima volta nel doppio ruolo di regista e protagonista. Il film, prodotto da Stefano Bethlen per Milano Talent Factory, sarà nelle sale a partire dal 5 maggio

Un esordio di tutto rispetto alla regia per Claudia Gerini, che nel suo “Tapirulàn”, ci regala un una performance intensa e intelligente, in questo film che racconta la storia di una donna che letteralmente scappa dai suoi demoni (senza fare nemmeno un passo). Una pellicola che porta in scena i malesseri del nostro tempo, soprattutto del periodo post lockdown, dove il filo con la quotidianità che conoscevamo sembra assottigliarsi sempre di più.

Trama ufficiale

Ogni giorno Emma (Claudia Gerini) fa counseling online correndo sul suo tapis roulant. Sblocca le vite degli altri mentre la sua resta immobile. Non esce mai di casa, e non fa entrare nessuno nella sua vita. Ma questo illusorio equilibrio si spezza quando sua sorella, dopo 26 anni di silenzio, irrompe nella sua fortezza con una richiesta insostenibile, che costringerà Emma ad affrontare i fantasmi del passato. 

Un film che racconta malesseri figli di questo tempo interrotto

“Tapirulàn” è una narrazione corale di storie ed emotività diverse, con al centro una protagonista vittima dei demoni del suo passato. Emma vive letteralmente rinchiusa e perennemente in fuga; la vediamo correre in ogni momento della giornata sul suo mastodontico tapis roulant – in un appartamento che sembra quasi una prigione – cristallizzata in quelle quattro mura mentre il mondo fuori va avanti. Ma una finestra per interagire con il mondo, Emma l’ha ottenuta grazie al suo lavoro di counseling online, uno spazio virtuale in cui chi ha bisogno di sostegno psicologico o di poter parlare con qualcuno, può farlo tranquillamente su internet e mantenendo l’anonimato. È così che veniamo a contatto con le storie – problematiche – di tanti altri personaggi, che si intrecciano a quella di Emma facendo progredire lentamente la narrazione. E offrendoci un ventaglio molto vasto di emozioni umane: dal senso di colpa a quello di perdita, dalla paura di non essere accettati al bisogno di affermare sé stessi. Ma non solo. C’è anche la sensazione, in tutto il film, di alienazione e distacco dalla realtà, di perdita di un filo conduttore che dovrebbe unirci agli altri, quel contatto umano che durante i due anni di pandemia è venuto a mancare. Malesseri figli di questo tempo interrotto e che, per certi versi, non sono stati ancora del tutto sviscerati e compresi. E mentre Emma ascolta questi drammi esistenziali, tenta di mettere a tacere i suoi, correndo per produrre più endorfine, correndo per fuggire da un passato che non vuole ricordare, correndo per mettere più distanza possibile tra sé stessa e i suoi demoni. Ma allo stesso tempo non fa un passo. La vediamo intrappolata come un criceto in gabbia, mentre pian piano, grazie al ritorno della sorella Chiara nella sua vita, il muro che Emma si è costruita intorno comincerà a mostrare le prime crepe.

Trailer

 

Molto brava Claudia Gerini nel raccontarci Emma attraverso le inquadrature. Il film potrebbe sembrare statico – del resto si svolge quasi tutto in un appartamento e sopra un tapis roulant – e il rischio che le scene risultassero ripetitive e noiose era alto. Ma in realtà la regia funziona e risulta anzi movimentata e in linea con lo script. Anche il personaggio di Emma è ben delineato e il suo dolore arriva forte e chiaro allo spettatore. Un compito sicuramente non facile visto il doppio ruolo, come ha dichiarato la stessa Gerini nel corso di un’intervista. “Dirigere ‘Tapirulàn’ ed esserne allo stesso tempo la protagonista, è stato un lavoro complicato e molto impegnativo soprattutto per una prima regia. Il grande trasporto che ho sentito per il
personaggio di Emma mi ha dato coraggio e, con energia ed entusiasmo, ho potuto sperimentare e
creare un mondo all’interno della casa. La grande sfida era quella di rendere dinamico e vivace il racconto per immagini, poiché Emma rimane per tutto il film sopra una macchina imponente, dialogando con i suoi pazienti/clienti sempre e solo attraverso uno schermo. Ho cercato di sfruttare al meglio questi “impedimenti” e queste difficoltà, cercando di muovere il più possibile le inquadrature e facendo in modo che la partecipazione emotiva di Emma verso i problemi dei suoi pazienti/clienti fosse davvero forte, oltre a rendere “tangibile” la sua empatia attraverso i suoi occhi e i suoi respiri”.

Dialoghi troppo macchinosi

Ed Emma non è la sola a partecipare emotivamente al dolore dei suoi pazienti. Anche lo spettatore non può non solidarizzare con i personaggi e le loro problematiche. Attraverso i loro racconti il film ci accompagna in quella che è una rottura degli equilibri e una rivalsa sia fisica che morale della protagonista. Bella, dunque, l’idea di base. Un po’ meno la resa, che alla fine dei conti risulta troppo macchinosa. Alla pellicola, infatti, manca un po’ di fluidità nei dialoghi che appaiono troppo artificiosi. Sembra quasi che l’interazione tra Emma e i suoi pazienti sia più verbale che emotiva, laddove invece avrebbe dovuto trionfare il sentimento. “Tapirulàn” rimane comunque un buon film che ha senz’altro il merito di portare sul grande schermo qualcosa di diverso.

Voto: 6,5

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