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Venerdì, 19 Aprile 2024
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The Last Duel debutta a Venezia 78. È forse finita l'era di Ridley Scott?

La recensione del nuovo film di Ridley Scott con Ben Affleck, Matt Damon e Adam Driver tratto dal romanzo omonimo del 2004

Ridley Scott, a 84 anni, torna alla regia di The Last Duel, un nuovo film dedicato a uno dei suoi momenti storici preferiti, il 1300. «Di quest'epoca mi piace l'odore, i suoni, l'atsmosfera, forse sarei dovuto nascere nel XIV secolo» dichiara Scott durante la conferenza stampa di presentazione del suo nuovo lavoro. Peccato che, tutto il fascino che dice di subisce dal Medioevo non emerge dalla sua nuova pellicola che fatica a convincere il pubblico di Venezia 78. Dopo le Crociate, il regista di Blade Runner si mette dietro la macchina da presa per raccontare una storia ancora sconosciuta ma realmente accaduta, quella di uno dei primi atti di femminismo nella storia del XIV secolo da parte di una donna che ha trovato il coraggio di denunciare uno stupro, in un'epoca in cui la figura femminile era considerata senza alcun tipo di potere decisionale. Con Ben Affleck, Matt Damon e Adam Driver, The Last Duel mette in scena un duello mortale tra due uomini, due vecchi amici che, si innamorano della stessa donna e per sua difesa scelgono di vivere o morire. Sulla carta il film sembra anche interessante ma nella pratica non riesce ad avere un briciolo di emozione ed efficienza comunicativa e anche gli stessi attori, la cui fama è ben nota al pubblico, risultano poco convincenti e coinvolgenti. The Last Duel è l'ennesimo film femminista della 78° Mostra del Cinema di Venezia e l'ennesima messa in scena di uno stupro che sembra essere il tema prediletto dai registi in questa stagione cinematografica. Ma, forse, ne siamo anche un po' stufi.

Ridley Scott sceglie di procedere a un montaggio che propone tre punti diversi sullo stesso accadimento. Viene ripetuta, infatti, la stessa scena tre volte, con tre prospettive diverse che dovrebbero dare una chiave di lettura più ampia allo spettatore anche se, nella pratica, questo non avviene. Da una parte c'è il racconto del personaggio interpretato da Adam Driver, lo stupratore, poi c'è la versione dei fatti di Matt Damon, il marito della donna stuprata e, infine, c'è il punto di vista femminile di chi subisce lo stupro. Peccato che Scott non riesce a differenziare in modo chiaro e convincente le tre diverse versioni dei fatti creando un film ripetitivo e poco chiaro dove gli attori non sono in grado di avere quella sfumatura nello sguardo, nelle parole e nelle azioni che possa dare significato e senso alla ripetizione della stessa scena con le stesse identiche battute.

Ci si aspettava, senza dubbio, qualcosa in più da un regista del calibro di Scott ma anche dall'interpretazione di Damon e Driver che, oltre alla corazza da cavalieri, sembrano dare poco allo spettatore in fatto di emozioni. Così come l'attrice protagonista, la britannica Jodie Comer, che non emerge, anzi, risulta quasi antipatica pur essendo lei stessa la vittima della storia. C'è poca indagine della psicologia dei personaggi, poco approfondimento sull'individualità e le ragioni di ognuno e questa "freddezza" sulla scena genera poca empatia nel pubblico che a fine film non riesce neanche a decidere da che parte stare.

The Last Duel rientra nel rango di quei classici colossi americani che vivono della fama di chi ne prende parte ma che, nei fatti, non riescono ad andare oltre una costosa produzione e i nomi altisonanti dei suoi attori.

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