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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Al cinema The Lost City: il film con Sandra Bullock scivola nella parodia di sé stesso

Al cinema dal 21 aprile, la nuova commedia cerca di fare il verso alle pellicole action-adventure ma si perde in ritmi incostanti e battute ripetitive (e un trailer ingannevole)

Presentato alla critica internazionale nel corso del South By Southwest Film Festival del marzo scorso, The Lost City è il nuovo lavoro dei fratelli Nee (Aaron e Adam), con Oren Uziel e Dana Fox a collaborare per la sceneggiatura. Il film ricorre a un cast stellare composto da Sandra Bullock, Channing Tatum, Brad Pitt e Daniel Radcliffe per dare vita a una commedia sopra le righe, alla ricerca di una caricatura di quel filone di film di azione e avventura “alla Dwayne Johnson” (che figura tra i produttori) come Jumanji, Jungle Cruise, Red Notice o Viaggio nell’isola misteriosa. Fare una sorta di parodia di film che sono già di per sé una caricatura (di Indiana Jones su tutti), tuttavia, si rivela una scelta azzardata.

The Lost City, la trama del film

Rimasta vedova di un archeologo con cui aveva condiviso la passione per la stessa materia, Loretta Sage (Sandra Bullock) ha intrapreso una carriera di successo come scrittrice di romanzi rosa d’avventura, pieni di piccanti storie d’amore e ambientati in misteriosi luoghi esotici. Alla presentazione del suo ultimo romanzo “The Lost City of D”, Loretta litiga con Alan (Channing Tatum), il bellissimo modello che interpreta Dash, l’eroe dei suoi romanzi, posando per le copertine e spopolando tra ragazzine e donne di tutte le età. La scrittrice se ne va e abbandona l’intervista, ma all’uscita viene rapita dagli scagnozzi di Abigail Fairfax (Daniel Radcliffe).
L’eccentrico miliardario è un appassionato di tesori perduti ed è convinto che Loretta – con le sue conoscenze dei popoli antichi che emerge dai suoi romanzi – possa condurlo alla leggendaria “Corona di fuoco”, custodita nell’isola della città perduta che egli stesso ha comprato. Segretamente innamorato di Loretta, Alan decide di partire per l’isola; si rivolge a Jack Trainer (Brad Pitt), ex agente CIA e della Marina, il quale mette a ferro e fuoco il campo base di Fairfax, ma viene ucciso poco dopo. Toccherà quindi ad Alan, belloccio ma impacciato, dimostrare di poter essere un eroe anche nella vita reale e salvare Loretta. La coppia dovrà attraversare tutta la giungla dell’isola, inseguita costantemente dagli uomini di Fairfax, e cercare soccorso, ma lungo la via troverà anche importanti indizi sull’antico tesoro.

Il trailer

Un film spezzato in due (in tre, in quattro)

Quello che funziona in The Lost City balza subito all’occhio ed è il cast stellare. Sandra Bullock è a suo agio in un ruolo così “leggero”, Channing Tatum segue la parodia del maschio alfa, Brad Pitt la porta comicamente all’eccesso e, soprattutto, Daniel Radcliffe alza l’asticella, interpretando un villain britannico che spiace vedere sullo schermo per così poco tempo. 

Ciò che invece non funziona nel film è la sua “frammentazione” in più parti e la sua autoironia portata all’eccesso. Sembrano infatti coesistere quattro The Lost City: quello della prima parte, dai ritmi serrati e dalle battute continue, e il film della seconda parte, che invece dimentica la sua natura caricaturale e si perde in azione fine a sé stessa più che al ritrovamento di un tesoro. C’è poi un “terzo” The Lost City, con la storia parallela dell’agente di Loretta, Beth (Da’Vine Joy Randolph), che intraprende un viaggio con mezzi di fortuna per ritrovare la sua amata cliente sull’isola. Questa vicenda non solo è completamente slegata dall’arco narrativo principale – e sembra solo voler andare a “sanare” la riduzione della linea comica della seconda parte della pellicola – ma poggia su un personaggio stereotipato. Il quarto The Lost City è invece quello dell’illusione, quello del trailer un po’ ingannevole: per Brad Pitt, presente in vari secondi di promo, si tratta infatti più che altro di un’interpretazione vicina al cameo.

The Lost City parte dunque con la premessa di far vivere un’ora e mezza di spensieratezza, magari con qualche risata, ponendosi come caricatura dei recenti classici film action-adventure, i quali però erano già, a loro volta, all’insegna dell’eccesso. Se l’azzardo di questa scelta può essere nascosto dalla prima parte del film, nella seconda emerge pienamente, e non viene certo salvato da un’autoironia dai buoni tempi comici ma dai contenuti medio-bassi a dire tanto.

VOTO: 5

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