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Martedì, 16 Aprile 2024

L'editoriale

Claudio Pizzigallo

Giornalista

Quelli che commentano gli articoli senza leggerli. E insultano pure

Nella società contemporanea, ce ne rendiamo tutti conto ogni giorno, la cosa più difficile del mondo è far cambiare opinione a qualcuno. Al punto che non solo c'è chi non si arrende neanche di fronte all'evidenza, ma sono numerosi coloro che, dopo aver (teoricamente) letto un articolo, rispondono con gli insulti confutando non solo le opinioni divergenti, ma anche la realtà dei fatti. 

Facciamo un esempio concreto, per capirci meglio. Il 22 febbraio abbiamo scritto un editoriale, in cui abbiamo manifestato il nostro stupore per il vespaio di polemiche che, dal Regno Unito all'Italia, è scoppiato per la decisione di una casa editrice inglese di modificare i testi dei romanzi di Roald Dahl per togliere aggettivi, frasi e riferimenti offensivi nei confronti di diverse categorie di persone, dalle donne a chi è sovrappeso, passando per le persone di colore.

Uno stupore, il nostro, che abbiamo motivato ricordando come le modifiche ai testi originari e originali siano una cosa vista e rivista nel mondo della letteratura per ragazzi. 

Se pensiamo alle fiabe, infatti, è facile notare come i testi di Andersen, di Perrault, dei fratelli Grimm ecc. siano stati profondamente cambiati nel corso dei tempi: è difficile, se non impossibile, per fare un esempio, che in una odierna edizione per bambini di Cenerentola si legga di come gli uccelli cavino gli occhi col loro becco alle sorellastre di Cenerentola, perché è un particolare che oggi viene (giustamente) ritenuto inadatto ai più piccoli. 

E quindi perché non togliere parole e frasi irrispettose dai romanzi di Dahl? Certo, abbiamo sottolineato anche come sia importante che i testi originari siano accessibili, insomma che non vengano messi al rogo in nome della sensibilità contemporanea, il che sarebbe un gravissimo errore. Ma questa precisazione non è bastata a risparmiarci un fenomeno purtroppo diffuso: quello dei commenti di chi non legge gli articoli ma insulta chi li scrive.

Senza arrivare all'estremo di chi si prende la briga di cercare i nostri profili social privati apposta per venire a insultarci, chi fa oggi il nostro mestiere è ormai abituato a ricevere commenti di offese e insulti personali da parte dei lettori: "è la stampa, bellezza" diceva un vecchio film, e noi aggiungiamo "è la stampa nell'era dei social, bellezza". Quel che non è accettabile è abituarsi e adeguarsi agli insulti e alle offese di chi, con le proprie parole, dimostra di non aver compreso niente di cosa ha letto, se lo ha letto.

Torniamo al caso concreto. Il nostro stupore era, ed è, derivato dalle nostre opinioni, che come tutte le opinioni possono essere condivise o avversate, ma restando nel merito. Una persona può, più che legittimamente, pensare: "io ai miei figli preferisco leggere le storie originali per un approccio filologicamente e storicamente più corretto, poi spetta a me intervenire per dire che certe parole è meglio non dirle o che certi passaggi cruenti un tempo erano considerati normali ma ora no". Ci mancherebbe altro, più che giusto. Incomprensibile, invece, è la posizione di chi ha commentato l'articolo stravolgendo la realtà dei fatti.

"Questi falsi, ipocriti e manipolatori del politically correct […] vogliono riscrivere tutti i libri di scienza e letteratura, la grammatica e persino le favole" "Non vi va bene una favola del 1700? Riscrivetene una e non rompete i c…" "Il solo pensare che si possa cambiare il testo di un autore per far contenti 4 idioti del pensiero unico e del politically correct è aberrante oltre ad essere ridicolo" "Si hanno rotto il c....!! Come per i fratelli Grimm ste favole sono andate bene x secoli... adesso tutti sofisticati...".

Questi alcuni dei commenti, ai cui autori evidentemente sfugge il fatto che le favole del 1700 sono oggetto di riscrittura da molto prima che esistesse il concetto di politically correct, perché è più o meno da sempre che ci si interroga sull'opportunità o meno di dire certe cose ai bambini. Anzi, ci viene quasi da sperare che chi ha fatto questi commenti poi non faccia parte di quanti si indignano  al grido di "qualcuno pensi ai bambini" ogni volta che in una fiction Rai di prima serata si mostra un bacio gay o qualunque discostamento dalla cosiddetta "famiglia tradizionale".

Siamo invece piuttosto convinti che queste persone, oltre a non aver letto il nostro articolo in cui abbiamo appunto spiegato che le riscritture avvengono da secoli, non abbiano messo in atto particolari proteste quando si sono imbattute in una versione di Cenerentola senza occhi cavati alle sorellastre, o quando - per rispondere a un altro commento in cui ci si chiede quando inizieranno a riscrivere la Bibbia - a catechismo non sono entrati nei dettagli di alcuni passaggi estremamente cruenti delle Sacre Scritture. E allora perché, di fronte a un articolo di giornale, è così difficile resistere alla tentazione di esprimere la propria opinione in un modo così aggressivo e al contempo così distaccato dalla realtà?

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