Il corsivo spiegato da un "anziano" ai coetanei. Senza polemiche, per favore
Negli ultimi giorni, anche gli "anziani" come chi scrive questo articolo (quarant'anni superati non da tantissimo) hanno scoperto il fenomeno social di questo periodo, il cosiddetto "cörsivoe". Che, lo ricordiamo, in questo caso non è il modo in cui si scrive a mano, che si contrappone allo stampatello, ma un modo di parlare.
Chiunque negli ultimi giorni abbia aperto quel social network che ormai è da "boomer", cioè Facebook, avrà visto passare sulla propria timeline almeno un paio di spiegazioni del fenomeno. In estremissima sintesi, è un modo, anzi una moda di parlare trascinando le vocali e dando vita a una parlata discretamente fastidiosa. Ma non c'è bisogno di arrabbiarsi.
La prima lezione di "cörsivoe"
Non è qui importante una ricerca sulle origini del fenomeno, per stabilire a chi spetti la paternità/la maternità primigenia di questo fenomeno. Diciamo che il trend è esploso con questo video dell'influencer Elisa Esposito su Tiktok, con la sua prima lezione di "cörsivoe".
@eli.esposito duettate alunni🤓🤓🤓ig: eli.espositoo
♬ suono originale - Elisa Esposito
Non è neanche importante imparare a pronunciare le vocali e le parole come fa lei, in realtà non è che ci sia una pronuncia standard o dei corsi di lingua da seguire: semplicemente si allungano, si storpiano e si maltrattano un po' le vocali et voilà, ecco il "cörsivoe", che letto così può sembrare un mix tra tedesco e latino, ma in realtà ha molto più a che fare con la presa in giro dell'accento milanese. Per chi se lo ricorda, un po' come quel "ma veramaaeente?" che veniva riproposto spesso nelle trasmissioni di Albertino su Radio Deejay.
Ma quindi i giovani parlano così?
Ecco, a questo punto un semplice chiarimento per chi è già in allarme. No, i giovani che seguono le mode di tiktok non parlano così, nella vita di tutti i giorni. Ripetiamo: non è il loro nuovo modo di parlare, come spiega la stessa Elisa Esposito in un'altro video.
@eli.esposito il cörsivœ è una cosa IRONICA💆🏻♀️ ig: eli.espositoo
♬ suono originale - Elisa Esposito
Si tratta di una cosa ironica, uno scherzo, di una tendenza che - conoscendo i social e la loro velocità - probabilmente non durerà più di qualche mese. Ed è quindi insensato indignarsi per il "corsivo".
Perché non serve indignarsi per il "cörsivoe"
C'è chi ha ricordato la signorina Snob, il personaggio creato da Franca Valeri negli anni '50. Un esempio, un modo per far capire che l'idea di storpiare certe parlate non è una cosa nata sui social network negli ultimi anni: c'è sempre stata, e sempre ci sarà.
Nei corridoi di qualunque scuola di ogni tempo e luogo c'è sempre stato un gruppo di ragazzine o ragazzini che si inventava nuovi modi di parlare, per prendere in giro particolari accenti, o qualche professore.
Un esempio più recente? Pensiamo a Luciana Littizzetto. Prima di diventare un volto televisivo, Littizzetto insegnò musica per nove anni in una scuola della periferia di Torino. Ed è qui che nacquero alcuni suoi stilemi, e soprattutto il suo primo personaggio, la mitica "minchia Sabbry" che parlava appunto come i "tamarri" torinesi.
Ancora più di recente, fece ridere tutta Italia l'imitazione che l'attrice Pilar Fogliati fece dei diversi accenti di Roma Nord e Roma Sud.
L'elenco potrebbe continuare a lungo, ma forse abbiamo chiarito il punto: non c'è bisogno di indignarsi. Sul social dei vecchi (Facebook) gli articoli che spiegano questo fenomeno attirano decine di commenti furibondi, di persone che disprezzano questa moda, e la giudicano un segno di questi tempi degenerati.
Ma in realtà sono solo ragazze e ragazzi che si divertono, come si sono divertiti i loro genitori, i loro nonni, i loro bisnonni e così risalendo fino ai primi ominidi, probabilmente. Solo che grazie alle tecnologie attuali il fenomeno esce dai corridoi delle scuole e delle università, dai locali e dai luoghi di aggregazione giovanile, e finisce anche sugli schermi dei cellulari dei loro genitori e dei loro nonni. Che si indignano, ma solo perché hanno dimenticato le sciocchezze con cui si divertivano una volta.