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Sabato, 20 Aprile 2024
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"Di Maio si è iscritto a LinkedIn": il racconto della crisi di governo attraverso i meme

Le dimissioni di Draghi sono state ampiamente dibattute sui social e sono state create alcune vere e proprie perle satiriche

Dissacranti e non politically correct, ma proprio per questo ci piacciono e hanno successo. I meme hanno colonizzato la comunicazione e ogni tematica, dalla cronaca rosa alla politica, è trattata sui social in modalità più o meno serie. Anche la crisi di governo, con conseguenti dimissioni del presidente del consiglio Mario Draghi, non poteva essere esente da tale meccanismo mediatico e così sono state create vere e proprie perle satiriche.

I momenti indimenticabili della legislatura, dal Papeete all'ultimo governo Draghi

La crisi di governo raccontata sui social

Dal "Di Maio si è iscritto a LinkedIn" di Gianni Kuperlo al tweet di Spinoza che parla della tragica situazione lavorativa in Italia tirando in ballo anche Draghi: "La disoccupazione in Italia è talmente drammatica che anche uno come Draghi ha perso il lavoro". Passando per la finta recensione di Palazzo Chigi scritta da Draghi su TripAdvisor: "Sono capitato in questa struttura quasi per caso su consiglio del mio amico Sergio Mattarella. Ambiente ampio, stanze molto benne, cibo ottimo. All'inizio mi sono trovato bene pure con il personale che lavorava con me nonostante me li avessero descritti come dei cog**oni. E alla fine indovinate un po' cosa ho scoperto? Erano dei cog**oni".

Oppure il fotomontaggio di Sergio Mattarella catapultato all'interno del gioco Gta San Andreas che ripete la frase: "Ah s*it, here we go again" (ovvero "oh mer*a, ci siamo di nuovo"). E poi come non citare Matteo Renzi che minaccia di chiedere i diritti d'autore a Ignazio La Russa per aver usato il suo celebre intercalare "Stai sereno", però questo sì, è successo davvero.

L'informazione passa dai social

Che l'informazione sia veicolata da tweet, profili che rilanciano notizie e i video di spiegazioni ormai è un dato di fatto. Molti si informano (solo o quasi) sulle piattaforme social e attraverso gli smartphone: questo implica una minore attenzione del lettore e spinge il creatore a realizzare prodotti d'impatto. Per questo i meme hanno così successo: sono immediati e vengono compresi anche da chi non ha un background di riferimento sulla tematica trattata (questo è possibile perché spesso vengono utilizzate immagini di programmi conosciuti al grande pubblico o sono state citate frasi ormai diventate gergali, come dimenticare lo "shock because" di Renzi).  

Senza voler per forza analizzare cosa questo implichi a livello concreto di assimilazione delle nozioni - non tanto per chi crea questi contenuti, che per forza deve essere a conoscenza della materia per poterci ironizzare sopra, ma soprattutto per chi ne fruisce - c'è da sottolineare che alcuni prodotti satirici sono molto divertenti e di particolare appeal. Questa capacità dei meme di richiamare l'attenzione può spingere chi si definisce "non interessato alla politica", ad esempio, a fare una ricerca su Google andando così a scoprire dettagli e informazioni che inevitabilmente la velocità lascia indietro. Come per esempio le previsioni su quando si potrebbe andare a votare e il perché le eventuali elezioni in autunno sarebbero un "record".

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