rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'intervista

Enrico Brignano: "Non sono un papà presente come vorrei, ma credo sia comune a molti"

I figli, il rapporto con il tempo, la satira sociale e quelle cose che erano meglio 'ai tempi suoi'

A Enrico Brignano bisogna dare del tu. Schietto, amante dell'autenticità e del parlarsi in faccia, il suo nuovo spettacolo - 'Ma... Diamoci del tu', in scena il 22 e 23 giugno all'Auditorium Parco della Musica di Roma - è un inno ad accorciare le distanze. Quelle che ci eravamo promessi non ci sarebbero più state dopo due anni di pandemia e invece sembrano sempre più evidenti e dure da abbattere. Il 'lei' lo fa "sentire agée", anche se a 56 anni confessa di essere "ancora un bambino nell'animo". Merito dei figli, che "ti eternano e ti proiettano nel futuro, anche in quello in cui non ci sarai". Nessuna ansia del tempo che scorre, un solo rammarico, essere un padre meno presente di quello che vorrebbe, "inutile starsela a raccontare".  

Brignano, non posso che darti del tu. Il 'lei' ti va stretto? 
"Penso di sì. Il lei mi limita, mi inibisce, mi fa sentire agée. So che spesso è anche una forma di rispetto, ma preferisco la schiettezza del tu".

Oggi si usa poco, c'è meno formalità. Eppure per certi versi ci sono più distanze tra le persone, non pensi?
"Beh, tutto quello che abbiamo vissuto ci ha allontanato non solo metaforicamente ma proprio fisicamente. Abbiamo dovuto distanziarci tutti di almeno un metro, ora è difficile tornare ad accorciare le distanze. E' rimasta la diffidenza; e poi le difficoltà sociali sono diventate anche economiche e hanno ovviamente pungolato frustrazioni e rabbia. Ecco, siamo più arrabbiati, ci scaldiamo più facilmente. Dovevamo uscirne migliori, invece mi sembra solo che gli animi si siano inaspriti, che abbia trionfato l'egoismo sul pensiero della collettività. Poi non si può generalizzare, sono osservazioni di massima". 

C'è qualcuno, o qualcosa, che invece vuoi tenere assolutamente lontano dalla tua vita? 
"A parte la guerra, da cui vorrei poter preservare la mia famiglia ma anche, se fosse possibile, tutto il resto del mondo? Sì, vorrei che mi stesse lontano chiunque fosse portatore di rancore, di energie negative, di maldicenze. Come dicevo all'inizio, amo la schiettezza: se una cosa va detta, che si dica in faccia. Poi si decide se restare amici come prima o no. Ma i rancori, le vendette, le trame nascoste avvelenano, intossicano i rapporti e non appagano quasi mai chi le ordisce". 

Quando ti danno del 'lei' vuol dire che sei cresciuto. Come vivi l'età?  
"Onestamente, non me ne frega niente. Ho 56 anni e nell'animo mi sento un bambino. Me ne accorgo quando gioco con i miei figli, sono più ragazzino di loro. Poi certo, mi accorgo che non ho più la resistenza di qualche anno fa, ma è parte del gioco. In cambio, godo di una credibilità che qualche ruga in più ti regala col passare del tempo". 

Sei diventato papà a 51 anni, di Martina, e l'anno scorso è arrivato Niccolò. La paternità ha cambiato il tuo rapporto con il tempo? 
"Un figlio in qualche modo ti eterna, quindi sì. Ti proietta nel futuro, anche in quello in cui non ci sarai. E ti fa valutare e gestire il tempo che passi con loro in modo diverso, lo riesci ad apprezzare di più perché lo assapori fino in fondo".

Che papà sei? 
"Non presente quanto vorrei, perché inutile starsela a raccontare: il lavoro ti porta a distrarti, ad allontanarti da casa o a esserci ma con la testa impegnata da un'altra parte. Ma del resto credo sia qualcosa di comune a molti padri: anche quelli che hanno un lavoro molto più regolare del mio si perdono momenti quotidiani con i propri figli perché sono in ufficio o in fabbrica. Diciamo che cerco di rendere il tempo che passo con loro di qualità. Il mese in cui sono più scarico sono presente, li porto al parco, giochiamo, andiamo in piscina... Il mese in cui sono in tournèe andiamo avanti a videochiamate, con i loro 'quando torni?' e le mie lacrimucce nascoste". 

Tra poco potrò chiederti anche che marito sei... 
"Già. Ma forse dovresti chiederlo a Flora... Secondo me, te ne direbbe delle belle".

Nel nuovo spettacolo parli anche di amore, sesso e di quelle che hai definito "certe stranezze di questi tempi". Cosa non ti convince? 
"Sono anni che ricerchiamo la comunicazione, tra esseri umani, tra imprese, paesi, continenti, addirittura se possibile tra pianeti. E poi vedo tante persone sole, chiuse in se stesse, che girano per le strade e non vedono più niente, occhi fissi sul tablet o sul telefonino. Mi sembra tutto molto di forma e poco di sostanza, anche e soprattutto certi rapporti".

Era meglio ai 'tempi tuoi'? 
"Non voglio fare 'il vecchio' e ogni tempo ha pro e contro. Abbiamo ottenuto vittorie sociali nel corso degli anni che non sono di secondaria importanza. Se pensi che il delitto d'onore è stato abrogato nel 1981... Non me la sentirei di dire che prima stavamo tanto meglio. Ma forse, ecco, per certi aspetti, nel vivere alcune cose, c'era una spontaneità e anche un'educazione che ultimamente si sono perse".  

Esporsi su certi temi, oggi, anche se in chiave comica, può essere molto rischioso... 
"Molto. Però dipende sempre dal modo in cui lo si fa. Esiste l'invettiva, ma c'è anche il garbo. Poi ci sono temi su cui le persone sono molto sensibili e, in quel caso, sta all'artista valutare se ha voglia di esporsi oppure no. Consapevole dei rischi cui va incontro". 

Ti sei mai autocensurato? 
"Non direi. Però non amo parlare di politica e, se mi vengono battute in quel senso, spesso decido di eliminarle. Io faccio satira sociale, è una scelta di stile la mia. E poi parlo a un pubblico per fortuna piuttosto ampio, quindi valuto bene cosa dire. Ma non credo sia autocensura; piuttosto, senso di responsabilità".

Enrico Brignano, il regalo più bello: il figlio lo chiama papà per la prima volta

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Enrico Brignano: "Non sono un papà presente come vorrei, ma credo sia comune a molti"

Today è in caricamento