rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024

Alessandro Rovellini

Direttore responsabile

I Ferragnez sono più del Truman show: e noi ci cibiamo di loro

In un video di qualche giorno fa, Justin Bieber, idolo di oceaniche folle di teenager, si trova davanti al proprio appartamento newyorkese decine di ragazzine urlanti. Alcune gli chiedono se possono abbracciarlo. Con voce esausta, stanca ma dolcemente ferma, Bieber spiega loro che no, non abbraccerà nessuno, e che quella è la sua casa, è il suo spazio vitale. “Io vi sento, ma non potete stare, qui è dove vivo; andatevene per favore”, dice sommesso. Rivendica l’unico spazio di intimità che gli è rimasto, la casa, ultima sfera protettiva dalla notorietà. La clip è una piccola lezione di civiltà del divismo: l’essere famosi non permette tutto ai fan, e ci dovrebbero essere confini netti tra l’immagine pubblica e l’io intimo. Madame, in un tweet che ha suscitato burrasche, ha espresso un concetto complementare, anche se in modo ambiguo e probabilmente fastidioso (“Non mi disturbare se non mi conosci”).

Eppure è sociologicamente interessante notare come non sia così per tutti sempre. Qualcuno, consapevolmente e consciamente, smantella questo muro giorno per giorno. O almeno, ne lascia pochi mattoni e comunque trasparenti. Ad esempio Federico Lucia Fedez e Chiara Ferragni. Loro, mi verrebbe da dire, sono oltre il Truman show. La bolla fittizia costruita dal regista-burattinaio Christof alimentava l’ingordigia eidetica per la vita di uno sventurato inconsapevole, Truman Burbank: nato con l’istinto del viaggio, era animale in gabbia con un mondo costruito per sè e nel sè, dove i suoi sentimenti erano in vetrina e alimentavano lo share. I Ferragnez sono loro stessi registi e protagonisti di un palinsesto mediatico che infila in un calderone vita pubblica, privata, lavoro, interessi e passioni. Non pongono limiti alla comunicazione del loro essere e di ciò che il loro ambiente emana. Le vacanze in Versilia, a Forte dei Marmi, diventano mezzo promozionale di tutta la famiglia - nonni compresi - che, a latere, imbarca anche la pubblicità per l’hotel in cui sono ospiti. Dicono a tutti, e parliamo di milioni di follower, dove sono, con chi sono, cosa fanno, come si spostano, che cosa pensano, cosa fanno i bambini. Non è un reality perimetrato da un ambiente finito; è un reality esteso a un ambiente infinito: la loro vita.

La scorsa settimana, assiepate davanti ai bagni dell’albergo in spiaggia, c’erano un centinaio di persone che li osservavano quasi fossero a un’esposizione museale. Niente di nuovo, sia chiaro, avviene dalla notte dei tempi. La Royal family inglese ha costruito le fondamenta della propria esistenza sugli occhi indiscreti di sudditi e media che giudicano, notano, criticano. Il loro mondo, però, è istituzionalizzato e protetto: esce solo una parte, o almeno si cerca di filtrare in modo poco sguaiato. L’agenda dei Ferragnez, invece, sembra perennemente aperta: tutti sapevano che erano lì, in quell’istante, in quel giorno. E ogni attimo di privacy rubata è funzionale alla loro narrazione di famiglia moderna: si interseca così la carriera artistica di Federico Lucia e quella imprenditoriale di Ferragni, a testa di un brand personale che sta trovando dimensione e posizione nel remunerativo mercato del lusso. Rimane un’osservazione: durerà questo interesse spasmodico alle vite degli altri? I reality televisivi, in Italia e non solo, dal boom di inizio Duemila hanno visto una parabola ora in stanca fase discendente. Instagram reggerà il colpo? Sarà interessante materiale per i manuali di comunicazione dei prossimi decenni. Nel frattempo, sotto con il prossimo bagnetto della piccola Vittoria. 

Si parla di

I Ferragnez sono più del Truman show: e noi ci cibiamo di loro

Today è in caricamento