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Giovedì, 30 Marzo 2023
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Redazione

"Donna è resilienza" e altre amenità. Le uniche 8 cose sensate viste sui social l'8 marzo

In quei social network in cui due settimane fa ci si stupiva della storia di Federica Granai, giovane donna assunta in azienda dopo aver dichiarato all'imprenditore di essere incinta (e occhio, perché qui quello bravo, nell'immaginario collettivo, era soprattutto l'imprenditore), al punto da rendere il suo "caso" virale letteralmente ovunque (da LinkedIn a Twitter), ieri si è celebrata la cosiddetta Festa della Donna. E già questo basterebbe come paradosso: diritti percepiti come gentili concessioni. Ma del resto, chi di retorica gioisce di retorica perisce. Per buona pace della concretezza. 

Eppure, nel pieno di questo giorno che è vero apice dell'enfasi più ammiccante - ed in cui il livello della polarizzazione è tra i "mimosa sì" e i "mimosa no", ovvero tra chi omaggia la timeline di signore e signorine con foto sgranate di fiori e chi invece "la donna si celebra ogni giorno" -  c'è stato chi ha sgomberato la strada dal declamatorio. Parliamo di creator e gente comune che hanno percorso la strada opposta: con la forza di quella provocazione (che è l'esatto contrario della retorica) hanno schivato il clima di Festa in favore del concetto Giornata, guidando verso traguardi su cui si può ancora lavorare. Nel merito di stereotipi a volte meno blasonati, come quelli del linguaggio mediatico e del "sessismo benevolo", ma altrettanto radicati. Ed in barba, va detto, dell'attivismo performativo di certi, agghiaccianti fashion influencer più noti (qualcosa del tipo: "Auguri donne, fate tap qui per una crema corpo in omaggio del mio brand!"). 

"Ricordati di brillare" e altre amenità. Contro la retorica sull'essere speciale

In giro per l'Internet, ieri, è stato tutto un "Donna è resilienza", "Donna è multitasking", "Donna è un essere speciale", "Ricordati di brillare" (e ti vendono la cipria al "link in bio", ndr), ed altre amenità di fronte alle quali l'unica via da intraprendere sarebbe giusto quella di far "brillare", appunto, la macchina parcheggiata nel garage di chi le pronuncia. Alternativa al sessismo ostile ma pure sempre alternativa al sesso opposto, dunque discriminante.

A dirla meglio di tutti è stata la conduttrice Daniela Collu, rivolgendosi direttamente agli addetti alla comunicazione: "Non siamo così dolcemente complicate - ha esordito su Instagram - Non siamo esseri speciali, non siamo esseri migliori degli uomini, non abbiamo più forza di loro. No principesse, no guerriere, no sensualità innata. No miracolo della vita". In sette parole: "Non ce dovete fa' rode il culo". 

C'era bisogno di sottolinearlo? Sì. Basta guardare al profilo Twitter di Carlo Cottarelli, noto economista, che tira in ballo persino la Guerra in Ucraina: "Sarà un'impressione - scrive - ma penso che se al tavolo dei negoziati (per la guerra in corso e per altre guerre) ci fossero solo donne, credo che le speranze di pace aumenterebbero molto. Buon 8 marzo". Non sappiamo esattamente in base a quale ricerca pubblicata su Nature le donne sarebbero più portate a risolvere conflitti, ma è uno stereotipo, questo della donna che "se abbassasse le braccia, il cielo cadrebbe", insopportabile esattamente quanto quello che la vuole isterica per randomiche crisi uterine. Radicato al punto che poco dopo, il profilo Twitter del Teatro La Fenice di Venezia, twittava: "La forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non può spiegare. Gli uomini possono essere analizzati, le donne… solo adorate". Parole prese in prestito da Oscar Wilde, ma gliele si poteva pure lasciare. 

teatro la fenice-2

cottarelli festa delle donne-2

Per fortuna però sui social c'è anche Edoardo Zaggia, creator da 70mila like su TikTok, di cui proponiamo qui sotto il video "Sei QUEL maschio, l'otto marzo". Laddove per QUEL maschio, si intende proprio quello che "Non cercare di essere grande donna, già il fatto che sei donna è grande". 

"Non sai guidare? Che tr*ia!". Gli insulti sessisti secondo Chiara Becchimanzi

Sempre in merito al linguaggio, e alla discriminazione meno palese ma altrettanto radicata nell'immaginario collettivo, è interessante questo pezzo di stand up comedy di Chiara Becchimanzi, comica e conduttrice romana, che è ironica satira sugli insulti sessisti. E su quella che nei licei oggi si chiama "T world", per parafrasare la "N word", letteralmente messa al bando tra le più giovani nel merito dell'emancipazione sessuale. 

Il TikToker Livio Ricciardi contro l'Orgasm Gap

Parlando di emancipazione sessuale, c'è un uomo su TikTok, un giovane uomo, che parla di sessualità femminile. Si chiama Livio Ricciardi ed ha 100mila follower su Instagram. "Quanti partner sessuali è giusto avere secondo le statistiche?", gli hanno domandato ieri, 8 marzo. Come se potesse esistere un numero opportuno ed utile da segnarsi sulle note dello smartphone per non risultare inopportune. La sua risposta è stata un invito a vivere la propria sessualità come meglio si crede, senza quei pudori che per troppo tempo hanno permeato l'immaginario femminile. La sua riposta lascia ben sperare che le giovani generazioni vadano a colmare quell'orgasm gap secondo cui solo il 65% delle donne eterosessuali raggiunge l'orgasmo durante il rapporto, contro l'89% degli uomini (dati: The Archive of Sexual Beahviour).

Interessante anche la sua riflessione sull'auto-oggettificazione del corpo, spesso femminile. Interessante perché capace di spostare il focus da donna-oggetto a donna-soggetto, senza vittimismi di sorta.

Donne che parlano finalmente di sesso

Le Eterobasiche contro i luoghi comuni

Impossibile non pronunciarsi sul tema 8 marzo per le "Eterobasiche", ovvero le creator romane Valeria De Angelis e Maria Chiara Cicolani, che mettono al centro dei loro profili social (100mila follower su Instagram) i luoghi comuni dei maschi eterosessuali, facendo finire nel mirino i pregiudizi contro le femministe e gli stereotipi sui comportamenti (sessuali e non solo) delle donne. "Ma secondo te è pure 'a festa delle lesbiche?", domanda una, "Forse de quelle che sembrano femmine", risponde l'altra. E ancora: "Nel 2022 ancora la Festa della Donna? Mia nonna doveva fare la Festa della Donna, non loro". 

Contro gli stereotipi di genere 

A ragionare sui ruoli ancora stereotipati tra uomo e donna, è un post pubblicato dal profilo Instagram della rivista "Campaign Magazine", che ha collaborato con l'agenzia di ricerca Perspectus Global per valutare in che modo i bambini siano ancora colpiti da pregiudizi di genere inconsci: "Imagine" è una campagna nazionale incentrata sul tema di quest'anno #BreakTheBias (ovvero "rompi i pregiudizi"), i cui temi sono riportati nel post in basso: 

campaign magazine-2

"Gli uomini italiani non stanno bene", "Forse dovrebbero scopare di più", è invece il botta e risposta in una convention immaginaria allestita in un mondo matriarcale, ideato nel cortometraggio #matriarchy:  

La polemica su Fabio Fazio 

Nel gioco del simbolismo tra morte e vita, ovvero "La donna è colei che dà la vita. La guerra è l’esatto contrario", in riferimento al conflitto russo-ucraino, Fabio Fazio è scivolato nella rete di un simbolismo per la verità legittimo ma non apprezzato da tutti. Quello della donna come "ventre della terra". A replicare, la giornalista Mimosa Martini (nomen tutt'altro che omen, in questo caso): "Non sono madre, non sono moglie. Non sono neanche più figlia. Però sono una professionista pazzesca con una esperienza e una preparazione che hanno in pochissimi. E di guerre me ne sono sempre occupata. Come la mettiamo? #8Marzo". E ancora, fa eco qualcun altro: "La Festa della mamma è un altro giorno".

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La Festa della Donna vista dalle giovani TikToker ucraine 

La tiktoker ucraina Valerisssh, che da oltre due settimane sta raccontando sua vita "in a bomb shelter", ovvero nel rifugio antiaereo, immortala il papà mentre va a comprare i fiori per lei e la madre nel giorno della Festa della Donna. Un gesto di gentilezza sullo sfondo della devastazione più pura, fatta di macerie. Quel "mettete dei fiori nei vostri cannoni" di tragica, vietnamita memoria. Ed ennesimo emblema (qualora ce ne fosse ancora bisogno) di quanto il problema non sia appunto la mimosa, ma ciò da cui la mimosa sposta l'attenzione. 

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