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Martedì, 16 Aprile 2024

Claudio Pizzigallo

Giornalista

Se la "giustizia a orologeria" è arrivata fino a Gianluca Vacchi...

Visto che parliamo di un caso che mischia realtà (giudiziaria) e fiction (in streaming), partiamo da una confessione: anche se siamo soliti guardare e raccontarvi tutte le nuove uscite di Prime Video, non abbiamo ancora visto Mucho Más, il documentario uscito questa settimana sulla piattaforma streaming di Amazon che parla della vita di Gianluca Vacchi.

Ed è un peccato, a pensarci bene, perché così avremmo potuto fare un confronto diretto tra il personaggio che emerge dal documentario e quello che invece traspare dalle parole della ex colf, che gli ha fatto causa, e dagli audio Whatsapp pubblicati da Repubblica. Però c'è qualcosa che secondo noi va detto su questa triste vicenda, e riguarda la "linea difensiva" che stanno adottando i fan dell'imprenditore-influencer.

La "difesa" dei fan di Vacchi

Una linea difensiva che, per chi ha memoria storico-politica, non è certamente nuova. In sostanza, i seguaci di Vacchi sostengono che sia quantomeno curiosa questa coincidenza tra l'uscita del documentario e l'esplosione del caso giudiziario. Vi ricorda qualcosa? Sì, proprio la famosa "giustizia a orologeria", l'espressione coniata da Silvio Berlusconi e dai suoi legali e utilizzata ogni qualvolta un qualche processo al Cavaliere avveniva in concomitanza con qualche tornata elettorale locale, nazionale o europea. 

Ora, ciascuno è libero di pensarla come vuole sulla giustizia, i giudici, i prossimi referendum in materia, e anche su Berlusconi, l'avvocato Ghedini e quant'altro. Tuttavia, da un aspetto non si può sfuggire. E cioè: ma davvero si può paragonare un'elezione all'uscita di un documentario? 

Ci spieghiamo meglio. Il Cavaliere e i suoi avvocati sostenevano che i giudici "comunisti" facessero scattare udienze, avvisi di garanzia ecc. per danneggiare l'immagine di Forza Italia / Popolo delle Libertà, allo scopo di far perdere le elezioni allo stesso Berlusconi e impedire a lui e ai suoi accoliti di governare città, regioni, Paese. 

Il senso di far scoppiare "proprio adesso" il caso Vacchi, invece, quale sarebbe? Far sì che nessuno guardi Mucho Más e danneggiare Prime Video? Ci sembra improbabile, per non dire campato in aria.

Perché non ha senso

Prima di tutto perché, a quanto risulta, l'ex colf ha denunciato il suo ex datore di lavoro mesi fa. Per straordinari e liquidazione non pagati, oltre che per le umiliazioni che hanno attirato l'opinione pubblica - dipendenti costretti a ballare per i suoi video TikTok, multati di 100 euro per ogni dimenticanza... - anche in forza dell'innegabile impatto di poter sentire gli audio in cui effettivamente Vacchi rivendica la decisione di applicare queste decurtazioni di stipendio con un linguaggio crudo e quasi spietato. 

Anche al di là di questa considerazione, comunque, non ci torna qualcosa. Perché, se proprio vogliamo dirla tutta, siamo convinti che questo caso non nuocerà affatto all'uscita di Mucho Más, anzi molte più persone avranno la curiosità di vedere un presunto retroscena e misurarne la distanza con i messaggi vocali che abbiamo sentito tutti. "Bene o male purché se ne parli" è una vecchia legge del marketing. 

Le conseguenze del caso

E quindi quale sarà l'effetto di questo caso? Probabilmente che l'inchiesta di Repubblica avrà una grande eco, e forse anche che gli account social di Vacchi registreranno un calo di follower (ma su questo non ci scommetteremmo). Dunque, a voler essere proprio complottisti, si potrebbe pensare a un fantomatico e improbabile accordo segreto tra Repubblica e Prime Video per attirare i riflettori di tutti sul nuovo documentario: ma qualcuno ci crede davvero? Noi sicuramente no, soprattutto dopo la sfortunata coincidenza tra l'uscita di LOL 2 e l'inizio della guerra in Ucraina, con relative polemiche.

Quello che però proprio non possiamo accettare sono queste insinuazioni sulla giustizia a orologeria. Per favore, risparmiamocele: con tutto quello che si può pensare sulla giustizia italiana, crederci davvero, in questo caso, sarebbe troppo imbarazzante. 

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