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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Grande Fratello

Gf Vip, la vincitrice Jessica Selassie: il presunto arresto del papà e il caso delle (non) principesse

Entrate da "principesse etiopi", Jessica e le sorelle sono finite al centro dei pettegolezzi poiché alcune riviste hanno definito il loro titolo nobiliare farlocco

Jessica Selassie è la vincitrice del Grande Fratello Vip. Con lei, nella Casa di Cinecittà, erano entrate a settembre anche le sorelle Clarissa e Lulù, che sono state eliminate, rispettivamente, a metà percorso e nella serata finale. Sulle tre sorelle, che si facevano chiamare "principesse" e che prima del reality show avevano partecipato solo allo show di MTV Riccanza, l'attenzione mediatica è stata alta sin dal principio, soprattutto per quel titolo nobiliare che da più parti è stato definito farlocco. Tanto che, col passare delle settimane, si è parlato anche di guai giudiziari per il papà delle tre, che sarebbe stato arrestato in Svizzera e si troverebbe in carcere. Ma andiamo con ordine. 

Ventisette anni, Jessica ieri ha trionfato nella finale condotta da Alfonso Signorini, lasciando in seconda posizione l'attore Davide Silvestri. Ad essere apprezzata dal pubblico, è stata la sua personalità rispettosa di tutti i concorrenti e il percorso di vera e propria "fioritura" della giovane donna, inizialmente molto insicura e poi sempre più forte. Ma intanto, mentre Jessica era nella Casa, fuori scoppiava il putiferio in merito alle sue origini familiari. 

Chi è Jessica Selassie, vincitrice del Grande Fratello Vip: dall'età al lavoro al flirt con Barù 

"Non una ma ben tre principesse parteciperanno al Gf Vip", scrivevamo a settembre. "Sono Clarissa Maconnèn Hailé Selassié, Jessica Maconnèn Hailé Selassié, Lucrezia Maconnèn Hailé Selassié". Le tre, infatti, venivano presentate come pronipoti dell’ultimo imperatore etiope Hailè Selassiè. Peccato che le cose non starebbero esattamente così. 

Ad ottobre infatti, ad un mese dal loro ingresso al Gf Vip, sono spuntate le "vere principesse etiopi": in quelle settimane  emergeva che le tre erano in realtà le figlie di un giardiniere etiope. Giardiniere poi diventato cavallerizzo. Fino allo scoop del settimanale Oggi: il padre Makonnen Hailé Selassie Bissiri Aklile Berhan Giulio non sarebbe stato nipote del Negus, ovvero del monarca etiope, ma figlio di Beniamino Bissiri, all’epoca al servizio del Negus nel Palazzo imperiale. Stando al magazine, all’arrivo in Italia del padre, negli Anni 70 del secolo scorso, ci fu un procedimento amministrativo che appurò come Aklile Berhan fosse figlio di Beniamino Bissiri. 

Guai per le sorelle Selassié: spuntano le vere principesse etiopi, ecco chi sono 

"Se non fossimo principesse non saremmo venute qui a sput**narci, non sarebbe stato intelligente", replicavano intanto loro, nel tentativo di difendersi. Di lì a poco, però, si sarebbe aperto il vaso di Pandora. Giulio Bissiri, questo il nome del padre delle principesse, sarebbe un truffatore seriale che vanterebbe, se così si può dire, decine di vittime. A raccontare come agisse è stata Carlotta Tedeschi al settimanale Oggi, il cui padre avrebbe perso la sua fortuna per colpa di Bissiri.

Aklile Berhan Makonnen Hailé Selassié, 65 anni - spiegava il magazine diretto all'epoca da Umberto Brindani - sarebbe stato arrestato in Lussemburgo lo scorso giugno e sarebbe stato portato in prigione in Svizzera per scontare tre mesi di carcere. 

Il padre, infatti, sebbene sia nato davvero in Etiopia, sarebbe il figlio di un giardiniere italiano che lavorava presso il palazzo del Negus etiope e trattato al pari dei nipoti dell’imperatore Selassié con cui ha trascorso la sua infanzia. Una volta adulto, l’uomo avrebbe poi convinto alcuni discendenti legittimi di Hailé Selassié, ormai poveri e sull’orlo di una banca rotta, a firmargli una delega e a soprassedere sulla sua “discendenza” dal duca di Harar, il secondogenito dell’imperatore, riuscendo a far modificare i suoi documenti e passare per il terzo nella successione imperiale etiope.

Il caso è stato affrontato nei mesi scorsi dalla tv svizzera che ha parlato dell’arresto dell’uomo avvenuto in Lussemburgo su ordine della procura ticinese per un raggiro da oltre 10 milioni di franchi compiuto proponendo a tre investitori fantomatici affari con bond tedeschi datati 1922 e garantendo loro grandi compensi. Gli investitori, dopo bonifici per diversi anni, avevano poi sporto denuncia. Va precisato che l'uomo non ha ancora fornito la sua versione dei fatti, tantomeno i suoi legali. 

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