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Martedì, 23 Aprile 2024
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Giovanni Vernia: "L'arte di sdrammatizzare come antidepressivo. De Luca star della quarantena"

"Nella vita ci sono due strade: o ti lamenti, oppure sorridi e ti rialzi. Lo diceva Darwin, mica io", spiega l'attore genovese, che lancia il social show #Ancheioshowacasa, dopo aver annullato la tournée per coronavirus. E qui ci racconta la sua Fase 2, tra smartworking, figli e moglie, oltre alla sua sul futuro degli spettacoli dal vivo

Dal balcone condominiale della sua casa, a Roma, Giovanni Vernia ammira il panorama di una città insolitamente silenziosa a causa dell'emergenza sanitaria. Ma scruta anche "la distesa di terrazze condonate, vera bellezza dell'Italia", come scherza in uno dei video più cliccati della Rete. È lo sguardo di chi rilegge il presente in satira. Di chi ci aiuta a riderci su. Ed è proprio da lì, dall'ultimo piano del suo palazzo, con le lenzuola stese a fare da scenografia, che l'attore conduce il suo nuovo social-show, #Ancheioshowdacasa, ritratto esilarante dell'Italia ai tempi del coronavirus. E dei teatri chiusi. Parola chiave: sdrammatizzare. "Ci sono momenti nella vita in cui hai due strade - spiega - o ti lamenti, oppure sorridi e sdrammatizzi. C'è sempre il modo di rialzarsi. Lo ha detto Darwin, mica io". 

E non esiste lockdown per chi, con le idee, vive. Così, dopo la sospensione forzata delle sue tournée 'Vernia o non Vernia' e 'How to become an italian', lo showman lancia un nuovo modo di concepire lo spettacolo dal vivo. Venti minuti di gag, attualità e musica, col pubblico da casa che interagisce in diretta ed ospiti ilustri (reali o imitati dal conduttore stesso) chiamati ad intervenire a sorpresa. L'appuntamento è ogni giovedì alle 18.40 in streaming. "È​ l'idea più modesta e arrogante insieme che mi sia mai venuta", dice, "Modesto è l'allestimento, completamente homemade, come nel caso dei cartelli di carta che io definisco 'grafiche'. Arrogante lo è invece nei tempi stretti ma intensi e nell'intenzione di alleggerire una situazione in cui c'è poco da ridere. Ma si ispira a concetti di umorismo che non ho certo inventato io: era Freud a ritenere l'umorismo un antidepressivo". 

Viviamo un'epoca drammatica ma ricca di appigli comici proprio in virtù delle sue iperboli. Lei quali ha trovato?

Un esempio? La fila al supermercato. L'italiano è sempre stato attento all'outfit, persino in occasione delle cene nei villaggi vacanza, e invece in periodo di quarantena tutti, me compreso, uscivamo con indosso abiti da casa. "Tanto chi vuoi che mi veda?", dicevamo, per poi scoprire che invece erano tutti lì, in coda. Vedevo gente indossare mascherine che sembrano uscite dalla Nasa. Adesso l'oggetto più prezioso per le nonnine non è più la borsetta, ma la mascherina, tanto che se ne stanno producendo di griffate. Altro spunto di riflessione è la rivincita del balcone, prima relegato a ripostiglio, a spazio del 'per adesso lo metto qui', popolato da sci mai usati e da sottovasi senza vaso, e ora invece più frequentato che mai. Una rubrica del format si chiama proprio 'Le tre cose che non sapevamo'.

Lei è anche imitatore. Quale personaggio pubblico si presta di più ad una parodia in questi tempi? 

Il vincitore assoluto è Vincenzo De Luca. L'ho fatto parecchie volte, esasperandolo. Ho anche proposto una versione di 'Signor Tenente' di Giorgio Faletti con la sua voce. Ha un'ironia straordinaria, perché spontanea e sopraffina, non banale. L'ironia, se usata in modo intelligente, permette di acquistare carisma. E lui c'è riuscito, a me piace molto. Lo stesso Papa Francesco è apprezzato per il suo senso ironico. 

Ieri il premier Conte, nel proporre le iniziative destinate ai lavoratori dello spettacolo, finora trascurati, ha parlato dei "nostri artisti che ci fanno tanto divertire e ci fanno tanto appassionare". Qualcuno se l'è presa, sentendosi sminuito. È la polemica del giorno. Che cosa ne pensa?

Il problema sono quelli che se la prendono per tutto. Ed è un atteggiamento non limitato alla quarantena, ma da ampliare a questi anni di facile indignazione. Criticare è facile, perché è a portata di tastiera, diverso è fare i fatti. 

L'adagio recita però che da questo periodo usciremo "cambiati". 

Sì, in peggio.

Cioè?

Non ho mai pensato che ritrovarsi a cantare sui balconi avrebbe cambiato la nostra indole. Era solo un modo di intrattenersi. È una concezione sconsolata, lo so, ma credo che le persone buone diventeranno magari più buone, mentre quelle 'cattive' potrebbero uscire ancora più incattivite dalla solitudine del lockdown. Viviamo un'epoca in cui la natura umana è condizionata dal fatto di poter arrivare più facilmente a far male a qualcuno. Basta vedere che cosa sta accadendo con Silvia Romano. È​ imbarazzante. 

La sua vita com'è cambiata in quarantena, tra smartworking e due figli?

L'idea di sfruttare il terrazzo condominiale per #Ancheioshowacasa me l'ha data proprio mio figlio, il più piccolo, il "5enne". Una sera aveva bisogno di correre e sfogarsi un po', così l'ho portato in terrazza. Mi sono guardato intorno e ho pensato fosse una location bellissima. Ecco, questo è un po' il mio problema nei rapporti sociali: ogni cosa che faccio, nella mia testa, è proiettata al lavoro. Mi chiedo sempre: che cosa fa ridere?

E qual è origine di questa indole?

Ci sono nato. Non avrei mai lasciato il mio vecchio lavoro se non fosse stato così. Sin da piccolo, ero il bambino che faceva le imitazioni. Mia moglie (Marika Sacco, ndr) è rassegnata, tanto che a volte, dopo aver parlato di qualcosa, mi dice 'ripeti', perché sa già che stavo rileggendo le sue parole in modo comico. La fase di lockdown, poi, è stata davvero stimolante: stare tutti i giorni a casa mi ha aiutato ad ideare spunti. 

Di smartworking è esperto sin dai tempi di Zelig, quando si collegava dai camerini in conference call con l'azienda americana per cui lavorava all'epoca... 

Ero il referente del mercato italiano. C'era il fuso orario che coincideva proprio con la registrazione, le sette di sera. L'azienda non sapeva che cosa stavo combinando in Italia, tra pantaloni muccati e 'Essiamonoi', magari per loro non sarebbe stato buono a livello di immagine. Così, quando partiva la sigla, facevo cadere la linea, proprio come nei migliori film comici. 

Per lo spettacolo dal vivo si parla di una possibile, cauta, ripartenza a giugno. Le linee guida del Comitato Tecnico Scientifico indicano l'uso di mascherine e distanze anche per gli attori sul palcoscenico. Le associazioni di spettacolo protestano. E lei?

Se ci saranno nuove esigenze, ci adatteremo. L'importante è non essere distruttivi ma farsi venire idee per non lasciare nessuno a casa senza lavoro. E non parlo di Giovanni, ma anche di chi lavora dietro le quinte.​ Chi l'ha detto che uno spettacolo così non può funzionare? Immagino già la scena. 'Baciami', 'No, non posso' (ride, ndr). Non ho ancora avuto modo di approfondire le proposte ma, come vedete, a caldo mi viene sempre da cercare il lato divertente.

In basso, il trailer di #Ancheioshowacasa

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