Dai Nirvana alla guerra in Afghanistan: la storia di Jason Everman
Una vita avventurosa quella dell'ex chitarrista del gruppo di Kurt Cobain, passato dalle atmosfere grunge di Seattle ai Reparti Speciali dell'esercito, fino alla Columbia University
Il nome di Jason Everman non è certo di quelli che restano impressi nella storia della musica, anche se è grazie a lui che nel 1988 i Nirvana riuscirono a pubblicare l'album "Bleach".
Per ringraziarlo di aver versato lui i 606,17 dollari che servirono per pagare le spese di registrazione del loro primo album in studio, i Nirvana lo citarono nei crediti della copertina dell'album e per breve tempo suonò con il gruppo come secondo chitarrista. Licenziato da Kurt Cobain perché il suo sound e il suo carattere ombroso e malinconico non si adattava a quello dei Nirvana (ai quali erano più che sufficienti le nevrosi del proprio frontman), Everman andò a sostituire Hiro Yamamoto al basso nei Soundgarden nel 1990 durarante il tour "Louder than Love" ma fu cacciato anche da lì sempre per motivi caratteriali.
Così, al posto della chitarra, decise di imbracciare il fucile e nel 1993, all'età di 26 anni, si arruolò nell'esercito degli Stati Uniti.
La sua storia è stata raccontata ora dal New York Times Magazine, con un'intervista scritta da un ex collega musicista, Clay Tarver. Il chitarrista grunge è diventato un veterano dell'esercito dei reparti d'assalto, sopravvissuto all'addestramento con sergenti alla "Full Metal Jacket" che quando lo riconoscono si accaniscono ancora di più.
Dopo l'11 settembre, Everman parte per l'Afghanistan. Nel 2006 lascia i reparti speciali per sopraggiunta anzianità e si iscrive alla Columbia University, dove si laurea con il massimo dei voti in Filosofia a 45 anni.
Una vita piena di sorprese e vissuta fino in fondo, quella di Jason Everman, che ora rivela al New York Times Magazine di avere aspirazioni più prosaiche: "Probabilmente finirò a fare il barista da qualche parte".
