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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cinema

DiCaprio e l'Oscar: così Leo è riuscito a riscattare il peccato originale di "Titanic"

Dopo meme e sfottò, finalmente l'attore ha conquistato la statuetta grazie a un ruolo "brutto, sporco e cattivo" di quelli che piacciono tanto all'Academy. Così si fa perdonare di aver trovato il successo a vent'anni diventando l'idolo delle ragazzine di tutto il mondo

E alla fine DiCaprio fu. Prima di questa notte degli Oscar 2016, l'attore sembrava avviato a un triste destino da eterno sconfitto. Sarebbe stato comunque in buona compagnia, considerato il lungo elenco di attori che non hanno mai potuto mettere le mani sull'ambita statuetta, per non parlare dei casi limite di Paul Newman e Henry Fonda, rimasti a bocca asciutta per anni fino a vedersi consegnare prima un Oscar alla carriera e poi quello per la miglior interpretazione.

A più di vent'anni anni dalla prima nomination per "Buon compleanno Mr. Grape", quando appena 19enne si trovò in competizione con Ralph Fiennes, John Malkovich, Pete Postlethwaite e Tommy Lee Jones, Leonardo DiCaprio ha finalmente coronato una storia d'amore più grande e più appassionante di quella di "Titanic" (ed è bene ricordare che nell'anno degli 11 Oscar su 14 nomination per il kolossal di James Cameron l'unico a rimanere senza nemmeno una candidatura fu proprio Leo).

Leonardo Di Caprio

Pazienza se lo Hugh Glass di "The Revenant" non è la miglior prova di recitazione di DiCaprio. Anche in questo caso, l'attore è in buona compagnia: basta pensare ad Al Pacino, candidato nel 1993 in ben due categorie (miglior attore non protagonista per "Americani" e migliore attore protagonista per "Scent of a Woman"), che riuscì a portarsi via la statuetta dorata per l'interpretazione più gigionesca del suo repertorio, ossia quella dell'ex ufficiale dell'esercito cieco Frank Slade nel remake di "Profumo di donna".

Meglio un esercizio di stile, seppure talentuoso, che non un'interpretazione vera e propria. Meglio la disperata lotta contro la natura condotta da un personaggio eroico ed esemplare, come il cacciatore di pelli del 1823 in cerca di vendetta, che non l'ascesa e caduta di uno spregiudicato broker cocainomane come il Jordan Belfort di "The Wolf of Wall Street". Due anni fa, DiCaprio sembrava avere la vittoria in tasca grazie al film di Martin Scorsese, ma sul palco del Dolby Theater salì Matthew McConaughey, non lui. La Rete si scatenò, i meme sulla reazione sportiva del nostro divennero epici. 

Per potersi finalmente avvicinare all'Oscar, Leonardo DiCaprio ha dovuto riscattare una volta di più il peccato originale di essere diventato un idolo globale ai tempi di "Titanic", e per farlo ha dovuto nascondere quella faccia da bravo ragazzo della California sotto barba e cicatrici, rischiare la morte per ipotermia e mangiare carne di bisonte cruda. La statuetta a DiCaprio per "The Revenant" è il classico premio riparatore, che riequilibra quella situazione paradossale per cui il più grande attore della sua generazione era anche il più grande attore a non aver mai vinto un Oscar.

DiCaprio ha vinto quando non doveva, l'Academy si è fatta perdonare premiandolo comunque: 1 a 1, palla al centro. Ora bisogna solo aspettare la prossima interpretazione di DiCaprio e goderci le reazioni del web. 

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