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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Lucia Annibali: "Ero fuori a cena. Mai pensato di guardarlo in tv"

Così scrive al 'Corriere della Sera' l'avvocatessa sfregiata dall'acido all'indomani dell'intervista a 'Storie Maledette' dell'ex fidanzato: "Lascio che siano gli altri a dare spettacolo di sé e del mio dolore. Io di quello spettacolo non voglio nemmeno una particina da spettatrice"

Preceduta da tante polemiche, ieri sera è andata in onda in prima serata su Rai Tre l'intervista di Franca Leosini a Luca Varani, il mandatario del lancio di acido che sfregiò il volto dell'ex fidanzata Lucia Annibali.

Sempre restio a parlare con i magistrati, l'uomo condannato a 20 anni in primo grado il 29 marzo 2014 - sentenza confermata nel gennaio del 2015 - e in attesa della sentenza definitiva della Cassazione il prossimo 10 maggio, ha voluto raccontare la "sua verità" al programma 'Storie Maledette' che per questo nei giorni scorsi è stato duramente criticato. 

Stamattina Lucia Annibali ha voluto affrontare il caso che la riguarda in prima persona con una lettera al Corriere della Sera a cui ha affidato le emozioni provate nel sapere in tv l'uomo che la fece sfregiare.

"Il giorno in cui l’imputato Varani chiese attenzione per fare le sue dichiarazioni spontanee ai giudici, io sono uscita dall’aula del tribunale. Allo stesso modo stavolta sono uscita di casa mentre parlava in tv. Perché io c’ero mentre vivevo nel terrore, ed ero lì le volte in cui sarei potuta morire. La verità è sempre una sola e non posso accettare che si provi a metterla in discussione. Non ho bisogno che qualcuno mi racconti com’è andata o che mi spieghi che cosa ho provato in quei momenti. Soltanto io sono autorizzata a farlo" ha spiegato l'avvocatessa, proseguendo con l'affrontare la reazione dei genitori rispetto alla vicenda.

"Ho sperato fino all’ultimo che anche i miei genitori scegliessero di non ascoltare, che scegliessero di non aggiungere dolore al dolore" - ha detto - "Ma loro sono genitori e io, da figlia, ho capito e rispettato la loro decisione di guardare l’intervista. Che, a ben vedere, a qualcosa è servita anche a me: il gran giro di telefonate ricevute da chi mi chiedeva 'vedrai la tv?' mi ha permesso di risentire persone che non sentivo da mesi e che non finirò mai di ringraziare".

La Annibali, poi, ha ringraziato ancora una volta gli inquirenti grazie ai quali si è potuta ristabilire "una verità processuale che, in uno Stato di diritto, è l’unica che conta e di certo non può essere riscritta a piacimento fuori da un’aula giudiziaria né da un imputato già condannato due volte né da una trasmissione televisiva".

"Ringrazio anche i rappresentanti delle istituzioni e tutte le persone che hanno preso posizione per me, accanto a me, in questi anni dimostrandomi ed esprimendo vicinanza e solidarietà. La loro è la voce della società civile che grida forte e chiaro il proprio sdegno nei confronti di chi attenta alla libertà e alla vita altrui" ha aggiunto ancora per poi cocludere: 

"Lascio che siano gli altri a dare spettacolo di sé e del mio dolore. Io di quello spettacolo non voglio nemmeno una particina da spettatrice. Non mi interessa. La sola cosa che mi interessa, mentre va in scena tutto questo, è continuare a resistere. Esercitare il mio diritto di donna a vivere in piena libertà e autonomia. Avere l’orgoglio di mostrare i segni che porto sulla mia pelle perché sono fiera di essere quello che sono. Ho scelto la vita fin dal primo istante, non consentirò al male di avere il sopravvento, e non ci sarà persona o trasmissione che potrà buttarmi giù, non permetterò a nessuno di compromettere la mia serenità. Non risponderò a nessuna domanda né voglio più parlarne. Questo è tutto ciò che ho da dire su questa vicenda, che mi sento di definire uno dei tanti effetti collaterali dell’essere vittima di un reato".

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