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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Michael Jackson si è ucciso da solo

Parola del suo medico Conrad Murray: il re del pop si sarebbe iniettato da solo la dose di propofol

Ancora nuovi dettagli sulla morte di Michael Jackson, il re del pop scomparso il 25 giugno 2009 per overdose di farmaci.

Sotto accusa c’è sempre stato il suo medico personale, Conrad Murray, che ha scontato due anni su quattro di reclusione, il quale continua a dichiararsi innocente, ribadendo che non fu lui a iniettare la dose letale al cantante.

Intervistato da “Daily Mail”, Conrad Murray sostiene che sia stato lo stesso Jacko a uccidersi, iniettandosi da solo una forte dose di propofol.

“Non ho ucciso io Michael Jackson. Era un tossicodipendente, è stato Michael Jackson a uccidere Michael Jackson”, dice.

 Ecco come si sarebbero svolti i fatti, secondo Murray: “Michael mi disse che in Germania c’erano dei medici che gli davano quella roba. Io glielo sconsigliai ma Michael non era il tipo di persona al quale potevi dire di no, trovava sempre il modo. Così acquistati per lui il propofol e glielo somministrai nel corso di due mesi e mezzo, fino a disintossicarlo e non renderlo più dipendente. Ci riuscii tre giorni prima che morisse. Quel giorno però mi pregò di darglielo perché aveva bisogno di dormire, non voleva più pensare. Era in un periodo molto critico della sua vita, nel panico. Credo che si sia svegliato, abbia preso la dose di propofol dalla sua scorta personale e se lo sia iniettato. Lo ha fatto troppo velocemente e così è andato in arresto cardiaco. Quando tornai in camera sentii subito che non stava respirando. Restai calmo, provai a sentire la carotide e l’inguine ma non c’era battito. Ho fatto subito un massaggio cardiaco. Ho salvato le migliaia di persone. Lui era un mio amico, ma mi sono comportato da medico”.

Conrad Murray ribadisce più volte la sua vicinanza con Michael Jackson, il quale spesso avrebbe affermato che lui, insieme ai tre figli Paris, Prince e Blanket, fossero una vera famiglia.

Volete sapere quanto fossimo vicini? Tutte le sere gli mettevo il pene in un catetere perché di notte era incontinente”. 

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