L’8 settembre di cinque anni fa moriva Mike Bongiorno, pilastro della tv italiana e della nostra cultura. Oggi sua moglie Daniela Zuccoli ha rilasciato un’accorata intervista a Repubblica, a cui ha affidato il suo sfogo: “Per il quinto anniversario della morte vorrei che fosse ricordato come merita, anche dalla tv”.

Perché “in questi anni c’è stato solo silenzio” e “né Rai né Mediaset hanno fatto un gesto per ricordarlo”. Stesso discorso per Milano, “la sua città”, per la quale il conduttore è stato “un mecenate, ha fatto come Robin Hood, ha chiesto ai ricchi per dare a chi non ha niente”.

L’affetto della gente non è mai venuto meno, ammette la signora Zuccoli, come pure quello dei tanti colleghi, da Fiorello a Fabio Fazio, da Gerry Scotti a Pippo Baudo, ma “il potere e le istituzioni sono lontani da lui”. Solo Matteo Renzi "nomina Mike molto spesso e lo ricorda con grande affetto e gratitudine".

“Come mai la Rai, la prima azienda culturale pubblica, non ha memoria e ignora le proprie radici? Perché non gli ha mai dedicato un documentario, una fiction, un premio o una serata?”, si chiede la moglie di Mike Bongiorno.

La sua è una domanda retorica, perché la risposta se la dà da sola: “Per ragioni ideologiche. Perché curano solo i loro amici. C'è grande incompetenza da parte di chi fa televisione”.

Eppure, è convinta la Zuccoli, “uno speciale della Rai sarebbe un omaggio dovuto e anche un affare. Non costerebbe niente, gli amici verrebbero gratis”.

Ma anche Mediaset ha le sue colpe e il tradimento più grande è venuto da Silvio Berlusconi. “Silvio è desaparecido. Forse la riconoscenza non fa parte del Dna di Berlusconi. Pensi che è il padrino del mio figlio più piccolo, Leonardo: mai una telefonata per un compleanno o la laurea”.