Coez "ha fatto un casino": oltre 32mila per il concerto a Roma

Un anno dopo la consacrazione con Faccio un casino, Coez ha mantenuto la parola data. Oltre trentaduemila le persone che sabato 7 luglio all'Ippodromo delle Capannelle di Roma hanno intonato i brani del cantautore pop-rap, considerato la vera sorpresa dell'ultima annata musicale secondo il giudizio unanime di pubblico e critica. Così tante da arrivare a frotte anche a concerto già iniziato, cariche dell'entusiasmo di riconoscersi in quello che, oltre ogni divismo, è un nuovo cantore del quotidiano. Delle storie di tutti. 

Coez li definisce "32.815 'sì' dopo i 'no' del passato". E la prima domanda che viene da porsi, di fronte al mare di pubblico, è cosa passa per la testa di uno che fino a due anni fa si ritagliava un consenso di nicchia ed oggi invece manda in tilt la Via Appia, costringendo lo staff di Rock in Roma - tra le manifestazioni più importanti della Capitale - a diramare un vademecum su come raggiungere l'area nella serata del grande giorno. La risposta, forse, è un po' negli occhiali scuri indossati e poi tolti a momenti durante l'esibizione, accessorio certamente d'ordinanza per il mondo rap/trap, ma che suona anche di schermaglia. Ed è nell'emozione tangibile al momento dell'interpretazione dei primi brani, poi diventata adrenalina pura con Ali sporche, quando finalmente Silvano (come lo chiamano con affetto ed orgoglio i fan 'della prima ora') si è lasciato andare, è sceso dal palco e si è arrampicato sulle transenne. "In generale nella vita ho sempre preso la forza e la spinta dai “NO” - spiegherà nel pomeriggio del giorno successivo - i “Si” devo ancora imparare a gestirli bene ma ci sto riuscendo, e voi mi state aiutando". 

Ogni canzone è stata una levata di smartphone. In particolare per E yo Mamma, lettera d'amore che ogni figlio può fare propria. Sesta in una scaletta di 24 brani, che spaziano dal romanticismo non melenso di Le parole più grandi (forse il testo più bello) ai temi sociali di Costole rotte, ispirata alla storia di Stefano Cucchi. A metà serata è arrivato il pensiero ad Eminem, "uno dei miei artisti preferiti, che in questo momento sta suonano a Milano": "Forse domani mi sveglierò e mi chiederò come sarà andato il suo concerto. O forse non me ne fregherà un c*zzo…" , ha confessato, mentre su Mille fogli partiva l'omaggio a My Name Is del rapper americano. Poi l'euforia dell'ippodromo è esplosa su Faccio un casino e La musica non c'è,  le hit più famose. E la musica sì, l'altra sera c'è proprio stata: un atteso "tête-à-tête" tra artista e pubblico, spoglio - con pro e contro di rito - di qualsiasi espediente scenografico (fatta eccezione per una pioggia di cordiandoli d'argento sul finale) o di eventuali featuring. 

L'età media era compresa tra l'adolescenza e i trent'anni. Quella fascia di pubblico che per prima è capace di captare, con la sua sensibilità e il suo respiro mentale, quali saranno le prospettive musicali del futuro. E nei tempi del boom facile per le melodie rap/trap, quando cioè sono ancora lontani il fisiologico stabilizzarsi del fenomeno e quindi la fase del "resteranno solo i migliori", sembra possibile azzardare che domani Coez ci sarà, resterà tra gli esponenti del moderno cantautorato. Non a caso il concerto si è chiuso con La mia strada, per ricordare quanta Coez ne ha già fatta e per continuare a guardare avanti: "Questa è la mia storia, questa è la vostra storia". 

Di seguito la scaletta:

"Siamo morti insieme"
"Forever alone"
"Le luci della città"
"Parquet"
"Migliore di me"
"E yo mamma"
"Hangover"
"Delusa da me"
"Lontana da te"
"Non erano fiori"
"Vorrei portarti via/Le parole più grandi"
"Costole rotte"
"Niente che non va"
"Ali sporche"
"Jet"
"Occhiali scuri"
"Mille fogli"
"Chiama me"
"Faccio un casino"
"La musica non c'è"
"Ciao"
"Mamma Roma"
"E invece no"
"La strada è mia"