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Venerdì, 29 Marzo 2024
Musica

Battiato, quel film che non gli fecero mai fare

Il kolossal su Haendel, un sogno tenuto per anni nel cassetto. E ancora lì

La sua musica non ha bisogno di presentazioni, ma non tutti conoscono il Franco Battiato regista. Lui che faceva dell'arte la massima espressione di una spiritualità della quale era alla continua ricerca, negli ultimi vent'anni si è messo più volte alla prova dietro la macchina da presa. Sono diversi i film e i documentari che portano la sua firma, anche se nel cassetto è rimasto quello per lui più importante. 

Un progetto a cui teneva particolarmente, con un nome ben preciso: Haendel. "Vorrei fare il film su Haendel, ci lavoro da molti anni ma ancora non me lo fanno fare. Siamo ancora tra color che son sospesi...", confessava qualche anno fa. E al Festival di Taormina in precedenza spiegò: "Ormai ascolto solo musica classica, nemmeno la mia musica ascolto più, anche se l'impegno nello scriverla non è mai venuto meno. Ma da anni sono preso dalla musica del mio film su Haendel", l'idea di realizzare un film, o per meglio dire un kolossal, sul grande musicista non vide mai la luce, anche se già era pronto persino il cast, anch'esso stellare. Charlotte Rampling nel ruolo della contessa di Bolton, Christopher Plummer per il cardinale Ottoboni, Willem Defoe come il barone Kielmansegg, mentre nei panni del protagonista Georg Friedrich Haendel si sarebbe dovuto calare Johannes Brandrup attore tedesco nonché ottimo pianista. Persino le location erano state indicate: a Roma con la chiesa di Sant'Antonio in Campo Marzio e Palazzo Ruspoli; a Londra per Burlintong House e Cannons House; a Venezia con San Giovanni Crisostomo; e ancora Halle e Madrid e altre da aggiungere in corso d'opera. Progetto che Battiato sviluppò lungo diversi anni, tra ricerche musicali e storiche. Ma che rimase un sogno nel cassetto.

Vecchioni: "Battiato non è stato compreso fino in fondo"

Il film su Haendel era probabilmente troppo ambizioso per qualcuno, ma le sfide sono sempre state il motore dell'arte di Franco Battiato, che se ne va con questo rimpianto. A ricordare il suo genio, oggi, anche Roberto Vecchioni: "Non è stato ancora compreso fino in fondo, quando questo avverrà ci si renderà conto che è stato un assoluto innovatore, un eclettico spaventoso che ha capito e studiato tutte le culture musicali". E descrivendo la cifra poetica dell'artista catanese, osserva: "Quello che mi colpisce di più è il suo giocare con il nonsense, combattendo l'ovvio. Attraverso le sue canzoni ci fa sentire una tranquillità d'animo sino alla fine, ha fatto uno sforzo incredibile per trasmetterci che l'animo dell'uomo conta. Ha conosciuto i più grandi pensatori orientali e occidentali - conclude Vecchioni - e ha fatto un percorso totale per capire in musica i misteri dell'uomo".

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