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Giovedì, 28 Marzo 2024

Roberta Marchetti

Giornalista

"Butterei al mare tutte le mie opere per un amico": chi era davvero Franco Battiato

Ci sono i Geni e ci sono i Maestri. Franco Battiato era entrambi. Capace di intuire ciò che prima delle sue sperimentazioni sembrava inarrivabile - e forse lo era - influenzando generi musicali fino ad allora ingessati nelle loro etichette e pervadendo di tanto estro artisti della vecchia guardia e delle nuove generazioni. Per questo oggi la musica italiana intera lo piange. Chi la fa e chi l'ascolta. 

Alla costante ricerca di melodie nuove, dalla sperimentazione elettronica dei primi due dischi 'Fetus' e 'Pollution' - nel '72, in piena era progressive, quando lui era già oltre - alla sua reinterpretazione del pop proposta nell'81 con l'album 'La voce del padrone' che contiene alcuni dei suoi brani di maggior successo come 'Centro di gravità permanente', 'Bandiera bianca' e 'Cuccuruccu'. Ma il trionfo commerciale, con milioni di copie vendute, non è mai stato ciò che perseguiva. La sua era una sorta di inquietudine artistica da cui sono nati capolavori che uniscono l'alto al popolare, il mistico al più 'spiccio' sentimentalismo, nelle note ma soprattutto nei testi così raffinati, a volte strampalati, eppure in grado di parlare alla pancia di chiunque. 'La cura', per citarne uno su tutti. 

Sintetizzare la sua straordinaria opera significa dimenticare sicuramente per strada qualcosa dell'immensa eredità che lascia. Ricordare il suo genio e la sua maestria, invece, è l'omaggio più sensato che oggi si possa fare. Ci aiuta il pianista e compositore Arturo Stàlteri, che nel 2014 ha pubblicato l'album strumentale 'In sete altere', un omaggio alla musica di Franco Battiato, con la supervisione dell'indimenticabile artista siciliano: "Era un genio perché era al di là di tutto e tutti fin dall'inizio. I suoi primi dischi erano a metà fra il concretismo, la poesia, il dialetto. C'era già traccia di una strada diversa e unica". Quella che ha continuato a percorrere senza sosta: "Lo ha confermato quando ha fatto 'L'era del cinghiale bianco', la famosa svolta della canzone - prosegue Stàlteri - Per molti, anche per me che ero un ragazzo, fu un tradimento. Dopo pezzi come 'L'Egitto prima delle sabbie' mi fai la canzone di 3/4 minuti? Invece era solo un altro modo per continuare la sua ricerca. Pezzi più condensati, in cui c'era sempre un'attenzione enorme all'arrangiamento, al suono e alle melodie, in più con questi testi coltissimi che si ispiravano a Gurdjieff, alla letteratura indiana. C'era una ricerca meno immediata e più mediata. Per questo era un genio".

Un Maestro nel mondo della musica, senza alcun dubbio né il bisogno di spiegarlo meglio, ma c'è di più racconta ancora Stàlteri: "Non era solo un musicista ma un maestro di vita. Da lui ho imparato tanto. Un lettore infaticabile, leggeva tutto e conosceva tutto. Quando lavoravi con lui pretendeva tantissimo, come faceva con se stesso, ma ti dava anche tantissimo. Ti metteva nella condizione di capire che non potevi fare qualunque cosa ma quasi e che i limiti erano solamente nella tua mente. Questo è stato un bellissimo insegnamento". Studio e disciplina, "altrimenti il talento non serve a niente" ripeteva ai suoi collaboratori. "Non era uno che si autoincensava", umile e spiritoso, sempre pronto alla battuta, "con una profondità che non aveva voglia di ostentare". Non è un caso che in molte interviste rispondeva quasi a monosillabi. 

Dopo Lucio Battisti, Fabrizio De André, Sergio Endrigo, Lucio Dalla, se ne va forse l'ultimo di quei Geni e Maestri della musica d'autore. Sicuramente il più generoso, che ha sempre fatto della musica - e dell'arte in generale, anche attraverso la pittura e i film - l'espressione di una profonda spiritualità da condividere. L'arte non fine a se stessa, tantomeno per vanagloria, ma per avvicinarsi a qualcosa di più alto. "Per lui l'ego era il più grande nemico dell'artista" ricorda Arturo Stàlteri, che in quell'album co-firmò con lui due brani: "Diceva che li avevo fatti talmente miei che gli sembrava giusto avere una doppia firma". Un atto di enorme generosità, soprattutto in un ambiente in cui ognuno è attaccato alle proprie creazioni. Quel senso di possesso non apparteneva a Franco Battiato. "Diceva sempre 'Butterei al mare tutte le mie opere per amicizia'". Per lui un vero amico era più importante di quello che aveva scritto. Questo era Franco Battiato, Genio e Maestro nella musica e nella vita. 

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