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Giovedì, 25 Aprile 2024
Musica

"Uomo libero e generoso. La quantità di gente che ha aiutato non si conta": chi era Lucio Dalla a riflettori spenti

Un ritratto intimo dell'artista, scomparso dieci anni fa, fatto da un suo ex collaboratore

Un cantautore si racconta da solo con le sue canzoni, che restano a parlare di lui anche quando non c'è più. Un grande uomo, invece, lo raccontano sempre gli altri. Lucio Dalla era evidentemente entrambi, capace di lasciare impronte indelebili nella storia della musica italiana - che oggi, a 10 anni dalla sua scomparsa, lo ricorda con nostalgia e profonda gratitudine, consapevole di non poter riempire quel vuoto - e tracce di bellezza in chiunque abbia avuto la fortuna di incrociare la sua vita. Stefano Cigarini, ex direttore marketing di BMG Ricordi - etichetta discografica che per anni fu una seconda casa per l'artista bolognese - lo incontrò casualmente a 22 anni, quando lui era uno studente dell'Università di Bologna e Lucio Dalla era già Lucio Dalla. Quell'incontrò - che gli cambiò la vita - è la prima pennellata del ritratto di un uomo generoso e libero.

"Ero con una mia amica in centro, a un mercatino di libri usati. C'era Lucio Dalla che stava parlando con dei signori ma era evidente che lo stessero un po' importunando" racconta a Today Cigarini, che di quel giorno ricorda ogni minimo dettaglio: "Io stavo scrivendo la tesi di laurea sul marketing discografico e intervistavo manager, artisti. Ovviamente avrei voluto intervistare anche lui. Spinto dalla mia amica mi sono avvicinato. E avevo ragione, era davvero infastidito da queste persone, allora l'ho preso sotto braccio, facendo finta di conoscerlo, e l'ho portato via, dicendo ai due signori che ci stavano aspettando in studio e non potevamo fare tardi. Lui ha capito al volo e si è fatto quei 10 metri con me, fino a girare l'angolo. Dopo di che ho tolto subito il mio braccio e gli ho chiesto scusa per essermi permesso, lui invece mi ha ringraziato dicendomi che mi doveva un favore". L'allora universitario non ha dovuto pensarci molto: "Gli ho chiesto se potevo fargli un'intervista per la mia tesi, quando aveva tempo. Lui mi ha dato una delle sue risposte, che poi avrei imparato: 'Io ho tempo adesso, poi potrei non averne più per i prossimi vent'anni'. E si è incamminato - ricorda Cigarini, oggi ad di Cinecittà World e Fico -. A quel punto gli sono andato dietro, provando a fargli l'intervista, ma era impossibile perché per ogni domanda che gli facevo lui me ne faceva 10. Era più curioso lui di me che io di lui, cosa senza alcuna logica. Abbiamo camminato per il centro di Bologna fino ad arrivare sotto casa sua, poi ha aperto il portone e mi ha invitato". Quei 20 minuti scarsi si sono trasformati in mezza giornata: "Mi ha fatto vedere a cosa stava lavorando, stava registrando il disco di Luca Carboni, mi ha portato in ufficio. Alla fine mi ha scritto un biglietto col suo numero di telefono, che conservo tuttora, e mi ha detto: 'Chiamami perché lavoreremo insieme'". Il finale è stato più inaspettato di quanto era già accaduto: "Ovviamente non l'ho chiamato, pensando fosse una cosa detta così. Mi ha chiamato lui dopo due settimane e ha esordito così: 'Non ti ho dato quel biglietto per pulirti il c***, ma per chiamarmi. Perché lavoreremo insieme'. Senza darmi il tempo di rispondere mi ha detto di presentarmi il giorno dopo a un indirizzo e di mettermi un bel vestito. Quel giorno lì, a mia insaputa, era il mio colloquio di lavoro con il consiglio d'amministrazione di BMG Ricordi, la casa discografica. Alla fine è arrivato lui, si sono scambiati uno sguardo d'intesa e mi hanno detto 'da domani sei dei nostri'. Ho cominciato così".

La 'mattata' con uno sconosciuto Samuele Bersani e la straordinaria generosità

Dall'intimo ritratto di Lucio Dalla, il connotato che colpisce fin da subito lo sguardo, emergendo quasi con prepotenza, è la sua straordinaria generosità. Così lo descrive Stefano Cigarini, che ha lavorato accanto a lui per quasi 10 anni, raccontando un aneddoto che risale agli inizi della loro collaborazione: "Il primo artista che mi ha affidato è stato Samuele Bersani. Mi ha detto 'questo ragazzo è bravo, vedi che riesci a fare'. Ma quello che fece lui con Bersani fu eccezionale. Il pomeriggio ci porta una canzone, 'Il mostro', eravamo a Pesaro per un concerto. Lucio la sente e gli dice: 'Stasera la canti sul palco'. Ha preso questo ragazzino, senza sapere chi fosse, e lo ha fatto cantare davanti a più di ventimila persone che avevano comprato il biglietto. Poi la storia di Samuele Bersani è diventata la storia di un artista importante, ma io non conosco nessuno che avrebbe fatto come Lucio Dalla quel giorno". Più o meno quello che ha fatto con lui, gli faccio notare: "Sì esatto. Non si è posto il problema che avevo 22 anni e mi dava robe milionarie da gestire. All'inizio facevo il ragazzo di bottega, guidavo la macchina, portavo in giro gli artisti. Dopo 3 anni sono diventato il direttore marketing della casa discografica e lavoravo con lui 24 ore al giorno". Ma di esempi sulla generosità di Dalla se ne potrebbero fare ancora molti, considerando che "la quantità di gente che ha aiutato non si conta".

La fame e la ricchezza

"Lucio era un uomo libero" spiega ancora il manager, andando a fondo: "Aveva vissuto da un lato la fame e dall'altro la ricchezza, aveva vissuto l'incomprensione di fare dischi che venivano ignorati e il successo di venderne a milionate. Era pieno di interessi, aveva una profonda cultura". Amava l'arte in ogni sua forma, "la pittura soprattutto", ma il suo interesse posava lo sguardo su ogni cosa che lo circondava: "Poteva andare al ristorante e parlare per venti minuti del tartufo con l'oste". Il sacrificio e la sofferenza dietro al suo successo hanno sempre fatto di lui un artista puro: "Non aveva l'ansia dell'artista. Lui voleva fare cose importanti che lasciassero il segno, non gli importava del resto, di quanto vendeva o non vendeva un disco. Lucio ha fatto davvero la fame - ripete Cigarini -. Con i primi 5 dischi non è arrivato a vendere 400 copie tutte insieme. Cinque dischi ci metti 8 anni a farli, vuol dire che per 8 anni non lo ha seguito nessuno e non guadagnava. Dopo una cosa così vivi il rapporto con la fama, con il successo, in modo molto diverso. Con più gratitudine, ma soprattutto con libertà".

Quando anche il prete uscì dalla chiesa per farsi la foto con lui

Il mare, dopo la musica, era la grande passione di Lucio Dalla. "Quante estati ho trascorso sulla barca di Lucio, insieme a tanti amici. Imbarcavamo a giugno e tornavamo a settembre. Giravamo per le Eolie, la Sicilia, la Puglia. C'era sempre lo stesso marinaio, Cristoforo" racconta l'ex collaboratore di Dalla, che sorride ancora oggi ripensando a una giornata in particolare: "Mi ricordo una volta facemmo tappa ad Acciaroli per fare rifornimento, di domenica. Erano le sei e disse: 'Andiamo a messa'. Era molto credente. Ci infiliamo nella chiesetta del porto, all'ultima fila, quando la messa era già iniziata. Poco dopo iniziano a girarsi tutti, a guardare, perché lo avevano riconosciuto. Lui, proprio perché era molto devoto, ci disse: 'Andiamo via che non voglio disturbare'. Allora siamo andati via. Dopo un po' che camminavamo ci siamo girati e c'era tutta la chiesa, prete incluso, fuori. Erano usciti tutti. A quel punto l'hanno assaltato, gli hanno messo in braccio i bambini, lui è rimasto lì a farsi le foto con tutti".

I numeri sui tasti del pianoforte e il nome in codice sul citofono

Prima di salutarci, Stefano Cigarini ci racconta un paio di curiosità su Lucio Dalla. Alcune davvero inedite, come quella di non aver studiato musica in modo tradizionale: "Lui non era mai andato a scuola di musica. Sul pianoforte di casa, sui tasti aveva i numeri. Sul do l'1, sul re il 2. Per trovare le note. Tipo tutorial". E poi quel nome in codice sul citofono: "Nelle varie case che aveva, per evitare che la gente suonasse al campanello, usava un nome finto. Sempre lo stesso. Domenico Sputo. Sul citofono di tutte le sue case c'era scritto Domenico Sputo. Se lo sapevi suonavi, altrimenti era impossibile trovare casa sua". Uno spazio per l'ultima domanda c'è. Lucio Dalla sapeva di essere Lucio Dalla? "Sì, ma proprio perché se ne rendeva conto non si è mai adagiato sugli allori del successo precedente. Pensiamo a 'Caruso', un successo da 8 milioni di dischi nel mondo, una delle tre canzoni più suonate della storia della musica italiana. Un altro, dopo, avrebbe fatto una 'Caruso 2'. Lui fa 'Attenti al lupo'. Azzecca un altro successo, allora a quel punto ti aspetti un'altra canzone cantereccia e invece fa 'Henna', un pezzo tuttora molto incompreso. Una volta che arrivava a un limite lo sorpassava, oppure prendeva un'altra strada. Per me questa è stata la sua grandezza assoluta".

"Qui dove il mare luccica": con Today a bordo di Brilla&Billy, la barca di Lucio Dalla

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