Vasco Rossi, lo sfogo sui social: "Per me ogni rapporto è falsato"
Il rocker commenta il prezzo del successo che dopo anni sulla cresta dell'onda inizia a farsi sentire
Una 'vita spericolata', che a 68 anni compiuti da poco lo fa riflettere. Rimpianti da rocker per Vasco Rossi, felice per i traguardi raggiunti ma allo stesso tempo con un po' di amaro in bocca, come rivela in un post su Facebook, dove si definisce un "emarginato di lusso".
"E' così. Rimango un emarginato, lo ripeto sempre - scrive - Emarginato di lusso, ma sempre emarginato. All'inizio essere famosi era molto divertente, perché la vivevo come una conferma che esistevo. I primi successi mi diedero l'illusione di aver risolto tutti i problemi. Poi sono arrivati i prezzi da pagare. Ma come potrei lamerntarmi? Sarei un pazzo, anche perché la popolarità è la conferma del valore delle cose che hai fatto. Mi spiace solo non poter camminare per strada, entrare nei negozi, entrare in un locale tranquillamente".
"Tutti mi conoscono ma io non conosco nessuno, perché ogni rapporto è comunque falsato, capisci? Mi pesa - scrive l'autore di 'Albachiara' - Mi pesa da morire. Ogni tanto parto e vado all'estero, dove non mi conosce nessuno. E li mi mescolo alla gente e sto bene. Mi chiedo come possano sentirsi Bono, Dylan o Mick Jagger. Io ho bisogno della gente, il palco da solo non basta, il rock forse ti salva la vita all'inizo ma non per sempre, perché quando si spengono le luci, il concerto finisce, il disco esce e la gente smette di acclamarti, tu torni a essere quello che sei".
La popolarità ha i suoi lati belli, ma bisogna fare attenzione: "Il successo tende a forzarti la mano, a far crescere dentro te la sensazione che tu esista nel mondo in cui ti vede la gente. Ma è sbagliato, perché se credi a queste cose, allora devi accettarne anche le conseguenze: che tu esisti solo se c'è qualcuno che ti vede. E quando non ti vede nessuno? Ti ammazzi? Per fortuna, questi ragionamenti, queste aberrazioni – vogliamo chiamarle cosi? – non influenzano la composizione. Quando scrivo, ho una sola certezza: quello che hai fatto prima non conta nulla, perché nel rock non esiste la riconoscenza. Non esistono meriti pregressi che ti facciano star comodo. Se tu smetti di fare grande musica, non è che la gente continua a seguirti solo perché una volta la facevi".