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Giovedì, 25 Aprile 2024
Musica

Star e artisti emergenti al "Roxy Bar": l'intervista a Red Ronnie

Al Roxy Bar di Vasco si beveva il whisky, a quello di Red Ronnie si fa buona musica. Lo storico programma musicale che da spazio ai giovani, torna con 12 nuove puntate e tanti ospiti

Il Roxy Bar riparte e lo fa con il suo immancabile e unico pigmalione: Red Ronnie, giornalista e conduttore tv. Grandi artisti e giovani emergenti seduti allo stesso tavolino per parlare di buona musica, ma soprattutto per farla.

Il Roxy Bar torna dopo una breve pausa, sempre la domenica sera alle 20:30 su Roxy Bar tv, canale web che manda in onda a rotazione video, interviste e tanti altri contributi. Un programma musicale storico che nasce nel 1991 su Videomusic, poi si trasferisce su Tmc e infine la web tv, ma sempre con lo stesso obiettivo: dare spazio ai giovani e avvicinarli alla musica. Il Roxy Bar è la tua creatura...
"L'obiettivo è ridare dignità alla musica perchè, purtroppo, negli anni l'ha persa. Non è più un segreto che la Cia spiava John Lennon, i Beatles, o Jimi Hendrix, artisti che avevano una grande influenza sui giovani. La guerra del Vietnam è finita anche grazie a molte canzoni e concerti come quello di Woodstock, così come altri importanti dischi e concerti dedicati a Mandela sono stati fondamentali per mettere fine all'Apartheid; in Italia c'è stata la battaglia di Jovanotti per la cancellazione del debito. L'ingerenza di molti artisti ha rotto le scatole e così hanno deciso di sostituire gli idoli musicali con altri idoli come Paris Hilton, oppure Balotelli che sarà anche un genio con il pallone ma di certo non con il cervello. Sono idoli che non rompono le scatole. La musica ha perso importanza e per renderla ancora meno importante l'hanno resa anche gratuita. Le radio trasmettono solo canzoni di successo, le televisioni ospitano solo artisti famosi, nei locali suonano soltanto cover band. E' lo sfacelo della musica! La musica è stata ridotta a suoneria e quello che cerco di fare con il Roxy Bar è dare spazio e valore ad artisti che fanno brani propri. Il vanto del Roxy Bar è quello di dare spazio ai giovani ed è il motivo principale per cui lo faccio, per creare spazi. Con il Roxy Bar sto offrendo delle opportunità, sono un tramite. Qualche giorno fa mi ha chiamato anche Caterina Caselli perchè apprezza molto quello che facciamo e sono stato contento".

Tanti gli ospiti in queste nuove 12 puntate: Bobby Solo, che non ha bisogno di presentazioni, Fraska, musicista lanciato da Fiorello, il trombettista Fabrizio Bosso, Francesco Di Bella, la criminologa Roberta Bruzzone, Andrea Muccioli e l'immancabile Gianni Fantoni. Un mix esplosivo che tocca campi diversi tra loro e in alcuni casi anche distanti dalla musica...
"Sì, il Roxy Bar è un luogo di incontro. Ho avuto come ospite anche Bruno Barbieri di Masterchef, la Lav (Lega Anti Vivisezione), la prossima settimana Bobby Solo racconterà i 60 anni di 'Una lacrima sul viso'. Ci sarà un incontro, spero, tra Valerio Scanu e la Feltrinelli per mettere fine alla querelle dopo la loro scelta di boicottarlo. Li ho invitati in studio il 23 febbraio per fare pace. Valerio Scanu ha già accettato, spero accetti anche la Feltrinelli"

Il Roxy Bar da sempre cerca di creare un dialogo tra i ragazzi e i loro idoli. Com'è cambiato negli anni il rapporto tra giovani e cantanti?
"E' sempre uguale quando esiste un rapporto forte. Le ragazzine che urlano oggi per Alessandro Casillo che è stato ospite nell'ultima puntata, sono le stesse che urlavano anni fa per i Take That. E' cambiata l'importanza della musica. La musica non è più una priorità come nel passato, oggi più che un disco ci si compra un iPhone oppure un iPad. La musica dal vivo, però, resiste. Ho seguito i concerti di Max Pezzali, Emma Marrone, Jovanotti e tutte le date erano sold out. I concerti ancora entusiasmano, questo perchè la musica è il tappeto di emozioni più grande".

Oltre al tuo programma, ti sei sempre impegnato e speso in prima persona per gli artisti emergenti, ad esempio con gli i-Tim Tour che hanno dato l'opportunità a più di 900 band di esibirsi su un palcoscenico, ricordiamo anche che la prima edizione la vinsero dei giovanissimi Negramaro. Credi che la musica italiana investe nei giovani come dovrebbe?
"La musica italiana non crede nei giovani. Un giovanissimo Jovanotti, o Gino Paoli, o Fabrizio De Andrè, come pure Vasco Rossi o Lucio Dalla, se andassero a un talent non passerebbero il primo turno. Si sta facendo cambiare mestiere a questi artisti ed è la cosa più grave. Se si va avanti così continueremo a perdere pezzi. I cantanti che hanno fatto la storia stanno morendo e chi rimane? Non stiamo creando nuovi artisti, ma continuiamo a celebrare il passato. I giovani vivono in un Paese distrutto dai politici, la disoccupazione dilaga, se non gli permettiamo neanche di esprimere la loro creatività dove andiamo? E' importante questo fatto di dare spazio alla musica, farla crescere, farla coccolare. I ragazzi devono essere registi di se stessi, non interpreti di qualcun altro".

A proposito di talent, oggi vediamo come per molti emergenti è la strada più semplice per arrivare al successo. E' davvero questo il modo giusto?
"Assolutamente no. E' il modo giusto per la discografia che è in crisi. E' un modo per fare cassa in modo immediato ignorando la vita di questi ragazzi, come è successo a Valerio Scanu: a 22 anni la discografia gli ha detto 'sei finito'. Si può dire una cosa del genere a un ragazzo di 22 anni? Così è diventato indipendente ed è andato avanti da solo. Si crea un idolo per ragazzini, si sfrutta la popolarità televisiva di quel momento e poi lo si butta. Questa è la realtà".

Sanremo. Un pronostico?
"A chi mi chiede un pronostico su Sanremo chiedo sempre di dirmi chi ha vinto la scorsa edizione. Quindi adesso lo chiedo a te, chi ha vinto l'anno scorso Sanremo?". "Mmmmmmh..." mi sforzo di ricordare, ma a bruciapelo non solo non so dare la risposta ma incappo in un'imbarazzante scena muta fino alla stoccata di Red: "Lo vedi? Quanto è importante allora vincere Sanremo?"

Da dj e speaker radiofonico a produttore discografico e conduttore di programmi musicali. Dei tanti grandi artisti che hai avuto modo di incontrare e conoscere chi ti ha stupito e chi, invece, deluso?
"Sono tanti gli artisti che mi hanno stupito. L'intervista più bella è stata quella che ho fatto a un pittore, William Congdon. Nè Paul McCartney, o Frank Zappa. Non è l'importanza dell'artista a colpirti, ma le emozioni che ti lascia. Per me aver intervistato Fidel Castro è stato uguale all'aver intervistato un personaggio sconosciuto. Pochi giorni fa ho intervistato dei pittori alla Biennale della creatività di Verona. Non sono famosi come Botero, che ho intervistato, ma avevano delle storie bellissime. Io vengo dal bar della provincia e lì sono tutti uguali. L'imprenditore che arriva in Ferrari è uguale all'operaio in bicicletta e questo concetto, espresso benissimo da Vasco, lo riporto in tutto ciò che faccio".

Con quale star berresti del "whisky al Roxy Bar"?
"Con nessuno, neanche con Vasco. Non bevo alcol. C'è un gioco tra me e Vasco: quando iniziai Roxy Bar gli chiesi di cantare quella canzone (Vita spericolata, ndr) senza la parola whisky: 'e poi ci troveremo come le star a bere al Roxy Bar'. Lui si arrabbiò molto. Ancora adesso nei concerti quando la canta si ferma e dice che Red Ronnie ha chiuso il Roxy Bar, che non c'è più il whisky ma ci sono solo succhi di frutta alla pera".


 

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