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Giovedì, 25 Aprile 2024

Claudio Pizzigallo

Giornalista

Perché (e tra chi) la separazione Totti-Blasi ha fatto così scalpore

Se fossimo americani, li avremmo chiamati FrancIlary, o Blasotti (Tosi no, fa troppo veneto). Invece siamo italiani e non abbiamo mai creato un nome che unisca quelli di Francesco Totti e Ilary Blasi. Ed è un peccato, perché oggi su Twitter non c'è nemmeno un hashtag di riferimento per commentare la notizia che in questi giorni ha fatto il giro di internet, dei bar, degli uffici, oltre che dei giornali (e non parliamo della possibile crisi di governo). 

E, a scanso di equivoci, il "merito" di questa incredibile eco mediatica non è "solo" degli specialisti del gossip, o dei tifosi della Roma che oggi probabilmente si sentono come si sentirono i britannici quando si separarono il principe Carlo e Diana Spencer. Anzi, forse gran parte della risonanza è dovuta - come spiegava la collega Eva Elisabetta Zuccari a proposito della "moda del corsivo" - a chi ha reso virale la notizia con la propria indignazione, a suon di "chi se ne frega" nei commenti social, che non fanno altro che aumentare la visibilità dei post di cui a loro non importa nulla. 

Ma, appunto, questo meccanismo social lo ha già spiegato Zuccari, quindi possiamo passare oltre, scavalcando i "chi se ne frega" che inevitabilmente arriveranno a commentare anche questo articolo. E chiederci direttamente: perché la notizia della separazione tra Totti e Blasi ha suscitato tanto interesse? Chi firma queste righe si occupa solitamente di film e serie tv, e in quell'ambito esiste il verbo "shippare" che indica chi fa il tifo per una coppia sul piccolo o sul grande schermo. Per chi ha l'età del sottoscritto, come facevamo ai tempi di Pacey e Joey; per i più giovani, basti pensare a Tom Holland e Zendaya.

Ecco, questa specifica lessicale serve a dire che la coppia-che-da-ieri-non-è-più-coppia è stata sicuramente la più "shippata" di quella generazione di millennial, e la resistenza del loro amore dava la speranza che l'amore eterno esistesse ancora, come ai tempi dei nostri genitori o nonni. Del resto, stiamo parlando di uno che ha giocato con la stessa squadra da quando era bambino a quando - Francesco perdonaci - l'ora di percorrere il viale del tramonto a piedi nudi (cit. Elio) era forse già arrivata da un po'.

Insomma, quella speranza sembrava ben riposta, e nonostante le chiare avvisaglie dei mesi scorsi c'era ancora la possibilità che andasse tutto bene, che fosse solo un'invenzione dei giornalisti, che avrebbero superato anche questa ecc. E invece no, la rottura è arrivata, ineluttabile, facendo di colpo piazza pulita dei sogni adolescenziali di romanticismo coltivati per decenni dai coetanei di quei due. 

E così, di colpo, ci siamo trovati più vecchi, più cinici, più disillusi, a dirci che prima o poi doveva succedere. Non a piangere, per carità, ma a riflettere sì. A chiederci che cosa resta di quelle nozze un po' trash di cui ancora ricordiamo qualche particolare. A confrontare la caducità dell'amore della nostra generazione con l'eternità delle coppie di una volta, come Lino Banfi e la moglie che soffre di una malattia neurodegenerativa, e hanno preso il Covid insieme, e vorrebbero anche andarsene insieme

Certo, i più giovani hanno come "riferimento" generazionale Chiara Ferragni e Fedez (e loro sì che hanno anche il nome congiunto come gli americani). Ma per chi ha più di 35 anni e meno di 50, la separazione di Ilary Blasi e Francesco Totti è solo l'ennesimo promemoria che la nostra generazione non può contare su punti fermi e perpetui. Avevamo rinunciato alla sicurezza della pensione, ora il "mai una gioia" è arrivato anche sul piano sentimentale. Ce ne faremo una ragione, come sempre. 

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