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Giovedì, 25 Aprile 2024

Claudio Pizzigallo

Giornalista

L'Amica Geniale 3 e la storica necessità del femminismo

Con l'uscita della quinta e sesta puntata (su un totale di 8 episodi, come nelle precedenti), trasmesse su Rai 1 domenica 20 febbraio e da allora disponibili in streaming gratis su RaiPlay, siamo arrivati alle soglie del finale della terza stagione di L'Amica Geniale, la serie tv tratta dai quattro romanzi della scrittrice nota con lo pseudonimo (ci torneremo più avanti) Elena Ferrante.

In questa recensione non ci sono quindi spoiler sul finale di L'Amica Geniale 3, ma una sintesi della trama e un'analisi di ciò che a nostro sindacabile giudizio è l'elemento cardine in particolare di questa stagione, e ovviamente del romanzo da cui è tratto, Storia di chi fugge e di chi resta, ovvero il femminismo e la sua necessità storica e attuale. 

Come finiva L'Amica Geniale 2

La seconda stagione si chiudeva con la presentazione a Milano del primo libro di Elena che veniva parzialmente rovinata da un lettore che ne criticava le parti "sconce", ma l'intervento a sorpresa di Nino Sarratore aveva posto rimedio.

Bisogna poi ricordare che Lenù, laureatasi con 110 e lode alla Normale di Pisa, è fidanzata con l'ex compagno di università Pietro Airota, la cui madre ha pubblicato il romanzo. Lila nel frattempo ha lasciato Stefano Carracci e relativa casa ad Ada, incinta di Stefano, e portando con sé Gennarino si è trasferita a casa del buon Enzo, che da sempre è innamorato di lei. 

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Di cosa parla L'Amica Geniale 3

La nuova stagione inizia proprio da dove finiva quella scorsa, con Elena che esce dalla libreria insieme alla suocera Adele e al ritrovato Nino Sarratore. Lenù, ovviamente, è ancora e nonostante tutto attratta da Nino, fantastica di una fuga d'amore con lui e inizia a vedere Pietro con un certo fastidio, quasi. Perché Pietro è così "normale" nel suo essere un agiato e beneducato giovanissimo professore universitario, al contrario di Nino, così fascinosamente simile a Elena per background geografico e sociale. 

Nino, però, non è tanto diverso da suo padre, che nella scorsa stagione aveva violentato Elena. E lei lo capisce una sera, a casa di amici, quando conosce una ragazza madre che le confessa di essere stata sedotta e abbandonata proprio da un assistente universitario di nome Nino Sarratore...

Lila, intanto, al salumificio Soccavo (ora gestito dall'amico di Nino) è stremata da un lavoro tremendo sotto ogni punto di vista, e prova a farsi aiutare dal vecchio amico Pasquale e da Nadia, la figlia della professoressa di Lenù. 

Elena torna a Napoli, dove Pietro chiede la sua mano a suo padre, che benedice il fidanzamento nonostante il fatto che i due vogliano sposarsi solo con rito civile senza matrimonio in chiesa. Ci possiamo fermare qui per non rivelare troppo a chi ancora deve iniziare a vedere la serie, ma vi avvisiamo che nelle prossime righe parleremo di alcune scene che si vedono in tutta la stagione, finale escluso.

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L'Amica Geniale 3 ci ricorda l'importanza del femminismo

Qualche giorno fa il giornalista Claudio Gatti su TPI ha ricordato come venne (male) accolta la sua inchiesta del 2016 in cui svelò l'identità di Elena Ferrante, scoprendo - attraverso un'analisi dei flussi finanziari - che si trattava di Anita Raja, traduttrice della casa editrice e/o (quella che pubblica i romanzi di Elena Ferrante) e moglie di Domenico Starnone, scrittore che in precedenza - e tuttora - era stato indicato come uno dei possibili autori che si celavano dietro a quel nome fittizio. 

Il punto fondamentale della sua inchiesta, spiega Gatti, non era "rovinare il gioco" o accendere i riflettori su una persona che aveva deciso di stare nell'ombra, quanto piuttosto inquadrare il contesto culturale, personale, familiare e sociale di questa scrittrice. Che non è, come si può pensare con L'Amica Geniale o anche con un suo precedente romanzo autobiografico intitolato La frantumaglia, quello di una donna nata e vissuta a Napoli in una famiglia di bassa estrazione sociale. Anita Raja, infatti, è di origini ebraiche per parte di madre, la cui famiglia fu sterminata nei lager nazisti e fascisti a cui lei scampò fortunosamente. E soprattutto, Anita Raja ha vissuto a Napoli solo tre anni, e per il resto della vita a Roma. 

Alla luce di queste informazioni, in effetti, la storia de L'Amica Geniale può essere interpretata in un modo diverso da quello consueto, concentrato (forse a volte appiattito) sulla napoletanità delle due protagoniste. Soprattutto in questa terza stagione, o in questo terzo romanzo, L'Amica Geniale ha un elemento, una chiave di lettura che prevale su tutto, a nostro avviso. E questo elemento è il femminismo (nel senso più ampio e inclusivo possibile).

L'Amica Geniale 3 ci ricorda, con un'evidenza disarmante, perché il femminismo è stato e continua a essere necessario. Ce lo ricorda continuamente, con tutti i personaggi femminili e quello che devono subire. I trattamenti lavorativi e salariali di Lila, gli scontri di Elena anche con un progressista come Pietro, le umiliazioni che Michele Solara infligge costantemente a Gigliola, persino il modo in cui il ginecologo reagisce alla richiesta di una pillola anticoncezionale, per di più da donne non sposate...

L'elenco potrebbe continuare ancora a lungo, ma non è necessario: chi ha visto le puntate di questa stagione ha ben presente tutte le scene in cui le donne vengono maltrattate, vessate, schiacciate da una società che, nel migliore dei casi, come dice Elena, chiede loro di essere nient'altro che "schiave fidate". Se non proprio oggetti, cose da possedere e di cui disporre come si vuole, persino con il benestare della legge e l'avvallo della scienza. 

Quelle scene, a guardarle con gli occhi di oggi, fanno molta impressione. Ma sarebbe sbagliato pensare che sia una questione di un'altra epoca, un problema risolto e non più attuale. Anzi, guardare L'Amica Geniale 3 (e leggere il relativo romanzo, lo ricordiamo ancora) aiuta proprio a focalizzare meglio le disparità di genere ancora esistenti, e a riconsiderare il femminismo e le sue lotte come qualcosa di strettamente attuale.

Un po' come ci insegnavano a scuola a proposito de I Promessi Sposi, che Manzoni aveva ambientato nel Seicento per parlare invece della sua epoca, L'Amica Geniale si conferma quindi una storia del passato che ci insegna anche molto del nostro presente. Basta ammetterlo con sé stessi. 

Voto: 9

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