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Martedì, 23 Aprile 2024
La recensione

The Handmaid's Tale 5x08, "Motherland", la caduta di Serena e la rinascita di June. La recensione

Il commento all'ottavo episodio della quinta stagione della serie tratta dal romanzo di Margaret Atwood

Il titolo Motherland non potrebbe essere più indicato per questo ottavo episodio di The Handmaid's Tale 5 che mostra la maternità in tutte le sue forme e ribalta, ancora una volta, le carte in tavola portando alla caduta di Serena e alla vera rinascita di June. Un episodio emozionante, riflessivo, un episodio fatto di parole, di sguardi, sicuramente più statico del precedente (che, a ora, consideriamo il più bello dell'intera stagione) che ha dato inizio alla vera svolta della trama di questa serie. Serena è in carcere, senza suo figlio e  vederla disperata e impotente è un vero choc dato che siamo abituati a vederla in tutt'altre vesti. Adesso, però, la neo mamma di Noah si è trasformata in una vera e propria ancella a cui viene portato via il suo bambino e che è costretta a vivere in totale prigionia.

È spiazzante vedere fino a che punto può essere rivoluzionata la vita di qualcuno e come si può passare, in un attimo, dall'altro lato della storia, da antagonista a eroina, da carnefice a vittima. Vederla appoggiarsi alla sua nemica June, l'unica persona che le è rimasta nella vita, è davvero bellissimo ed è altrettanto bello e scioccante vedere una June che non perdona ma che dà consigli su come vivere da prigioniera alla sua stessa carnefice. "Non siamo amiche" ricorda, infatti, June a Serena anche se nello scorso episodio della serie avevamo creduto tutti a un avvicinamento tra le due. Adesso, però, June ci riporta con i piedi per terra e fa lo stesso con suo marito, Luke a cui fa pesare il fatto di averla abbandonata per sette anni e di non aver fatto abbastanza per salvarla, né lei, né sua figlia Hannah. 

Il rapporto tra June e Luke viene totalmente messo in crisi in questo episodio ed emergono tutti i punti contrastanti tra i due che, ormai, vanno avanti su binari diversi. È molto bello quando lui le dice: "Io e Nicole non saremo mai abbastanza per te", niente di più vero dato che il personaggio interpretato da Elisabeth Moss, ormai, non riesce a reintegrarsi nella sua vecchia vita, dopo Gilead è diventata un'altra persona e tornare indietro risulta impossibile. 

E poi c'è Lawrence e il suo bellissimo discorso di pentimento sulla creazione di Gilead che lo rende, ancora una volta, uno dei personaggi più interessanti e misteriosi di questa serie.

E il finale dell'episodio? Una meraviglia. June riceve la chiamata da Tuello che ha trovato sua figlia Hannah ed è pronto a portarla via da Gilead. Così, la donna, in preda a una gioia infinita, inizia a correre con addosso una luce che non aveva più indossato da tantissimi anni. E vederla sotto questa prospettiva è stato davvero bello. Il continuo? Alla prossima settimana dove speriamo di vedere un po' più di Aunt Lydia, Janine e Nick.

La recensione di The Handmaid's Tale 5, episodio per episodio 

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