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Martedì, 16 Aprile 2024
La recensione

'Zero' racconta il senso di appartenenza (ma dell'invisibilità poteva fare a meno). La recensione della serie Netflix

Una storia a metà tra il racconto di strada e il supernatural che convince solo nel momento in cui mostra l'aspetto più reale della vita

«Cos’è meglio, essere scambiato per quello che non sei o non essere visto affatto?» è questo l'interrogativo con cui inizia Zero, la nuova serie originale Netflix ispirata liberamente al romanzo di Antonio Dikele Distefano Non ho mai avuto la mia età. Tra ragazzi di strada, superpoteri, differenze culturali e tutta la scena musicale rap/trap contemporanea, Zero ci trascina in un quartiere lontano dall'immagine di Milano che siamo abituati a vedere rendendo protagonisti quelli che il mondo lo guardano dal basso. Tema costante della serie è quello dell'emarginazione, del ritenersi invisibili, del sentirsi diversi ma se a essere diversi non è un singolo ma un gruppo allora sì che quello si pensava fosse un difetto può diventare un superpotere.

Zero osa portare il soprannaturale nel Barrio di Milano. Ma funziona davvero?

Con il libro la serie ha davvero poco a che fare, anzi, quasi niente, ne riprende solo i nomi di alcuni dei protagonisti ma la storia è tutta un'altra cosa. Se nelle pagine del romanzo veniamo tuffati subito in un rimuginio (abbastanza ripetitivo) su quanto sia difficile ed emarginante essere di colore e vivere nella povertà, qui, nell'adattamento tv, il racconto si alleggerisce molto e si mischia a elementi di generi diversi, dal thriller, allo street crime, dal supernatural al racconto di formazione. In Zero veniamo immersi in un mondo che, con un susseguirsi di scontri di quartiere, differenze etniche, amicizie, amori e superpoteri ci fa vivere diverse esperienze emozionali. Sembra quasi di guardare più serie messe insieme (un po' Lupin, un po' Dietro i suoi occhi e anche un po' Romanzo Criminale) in 8 episodi della durata di circa 20 minuti l'uno. La visione scorre veloce e in poco meno di due ore si riesce a finire l'intera serie di cui il bello, però, arriva, forse, solo verso fine. La storia, infatti, inizia a ingranare, e a convincere, solo dopo diversi episodi. È un po' forzata, e accelerata, l'introduzione dei personaggi, la creazione dei loro legami e la presentazione dell'aspetto soprannaturale della storia che, forse è la cosa che convince meno di tutta la serie. Il focus sul potere dell'invisibilità, e tutto ciò che gli gira intorno, si scontra con un racconto di strada basato su un'estrema realtà dei fatti e, fantasia e realtà faticano in questo caso a convivere nello stesso racconto senza perdere un po' di credibilità e, come direbbe lo stesso Zero, "una volta che apri gli occhi non puoi più richiuderli".

Tutto gira intorno all'invisibilità ma di questa, forse, si poteva anche fare a meno

Ma, al di là del potere dell'invisibilità, di cui la serie poteva fare anche a meno, il bello di Zero arriva verso metà narrazione ed è tutto racchiuso nella ricerca di quel senso di appartenenza di cui tutti abbiamo, in fondo, bisogno. Neri, bianchi, ricchi o poveri ogni essere umano trova il senso di sé quando trova il suo senso di appartenenza a qualcosa o qualcuno, che sia un luogo (come il Barrio di Milano) o un gruppo di persone (come il gruppo di amici di Zero) o anche una passione (come quella per il disegno di fumetti). L'aspetto "magico" della serie è interessante, ma solo in termini di dinamiche legate alla suspanse e inizia ad avere un senso solo alla fine della storia ma il punto più significativo del racconto è legato, invece, al suo aspetto più reale. Il bello di questa serie è, quindi, non il fatto che il protagonista abbia il potere di scomparire dalla visione delle persone in base alle proprie emozioni (anche qui un po' banale il legame tra poteri ed emozioni) ma l'unione, il rispetto, l'amore e la fedeltà tra ragazzi che sentono di appartenere gli uni agli altri e, per questo, sono meno soli. Questa serie si serve di tanti espedienti narrativi ma è in grado di brillare solo nel momento in cui mostra la cosa più reale di questo mondo: il legame tra cinque ragazzi di quartiere nati invisibili che trovano se stessi quando imparano a "vedersi" gli uni con gli altri. 

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