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Sabato, 25 Marzo 2023
TikTok

Perché dovreste scaricarvi (e perché no) TikTok, anche se avete più di 20 anni

Tra la "memizzazione" dell'homo sapiens ed un algoritmo capace di leggere nel pensiero, cosa sapere sul social che nel 2022 diventerà il più diffuso del mondo (dopo aver detronizzato Google). E sul miliardo di persone che lo abita, protagoniste di un talent show globale

Nell'estate del 2020 molti di voi hanno danzato sulle note di Jerusalema, hit di Master KG ascoltata al limite dello sfinimento come un tic(toc) nervoso. Molti meno di voi, invece, sanno che quella canzone era in realtà del 2019 e che se non fosse stato per TikTok, social network cinese in cui è diventata casualmente virale a luglio, mai avrebbe avuto il successo che ha ottenuto (con quasi un anno di ritardo). Senza un balletto ideato su TikTok, insomma, mai avreste sentito sanguinare le vostre orecchie al suono di un brano cantato in lingua venda, ovvero un idioma bantù parlato solo in Sud Africa e Zimbawe, per un totale di 475milioni di volte (dati: YouTube). C'è poi un'altra cosa che non sapete: tanti di quei trend sociali molto in voga negli ultimi mesi, dalla "normalizzazione" di tabù secolari (si veda la psicoterapia di coppia, "normalizzata" dai Ferragnez su Amazon) a banali tormentoni della rete (si veda l'agghiacciante Kinder Fetta a Letto), arrivano sempre da lì. Da TikTok. 

Il social più diffuso del 2022

Chi, a differenza vostra, sa molto bene tutte queste cose, sono invece i più giovani. Che sanno tutto sempre in anticipo. E che rappresentano la maggioranza del miliardo di utenti raggiunti nel 2021 dall'app. E se è vero che nel 2022 TikTok, con i suoi video-gag brevissimi, diventerà il social network più diffuso del mondo (dati: Talkwalker), è opportuno - se non altro per cultura generale - "navigare informati". Ovvero tentare un approccio con quella piattaforma prodotta dalla Bytedance che è perfettamente appollaiata sulla linea di confine tra l'estasi di un nuovo tipo di intrattenimento e la demonizzazione per accuse quali: un algoritmo diabolico al punto da generare dipendenza e la presunta ingerenza della Cina sui nostri dati personali. A margine, per quantificare la portata del fenomeno, ecco altri freddi numeri: nel 2021, i guadagni di Charli D'Amelio, tiktoker 17enne, sono stati più alti di quelli dell'ad di Starbucks Kevin Johnson: 17,5 milioni di dollari contro 14,7; sempre nel 2021, TikTok è stato il marchio in più rapida crescita al mondo secondo Brand Finance, triplicando il suo valore: + 215%; e ancora, nello stesso anno, TikTok ha spodestato Google dal primo posto nella classifica dei domini più popolari del web. Freddi numeri appunto, ma caldissimi. 

Cosa c'è su TikTok: la "memizzazione dell'homo sapiens" e i profili tematici 

Ora, se avete più di vent'anni e siete italiani, questa ascesa in rete di TikTok avrà assunto per voi i contorni del logo che ultimamente figura in molti video diventati virali su un'altra app, ovvero Instagram. Colonizzazione, questa, che Ig ha tentato di frenare lo scorso febbraio, quando ha modificato il suo algoritmo contro il riciclo dello stesso video su più app (e quando, prima, ha inventato i Reels, mai decollati). Ma TikTok, tengono a precisare dall'azienda, non è in competizione con Meta, è altro: più che un social per connettere persone, è un social che si basa sul divertimento che è in grado di generare per chi lo usa. Niente (o non solo) influencer patinati, la mission dichiarata è l'elogio della disinvoltura. Due le tipologie di utenti, quindi: i creator e gli spettatori. 

Arriva in Italia Instagram Reels, parte la sfida a TikTok

"Non sono solo balletti e canzoni in playback", assicura Sandie Hawkins di TikTok USA, mettendo distanze dalla sua versione primitiva, Musical.ly. Né si tratta solo di quegli sketch in lip sync interpretati all'infinito, al punto da vederci tutti nel pieno di una vera e propria memizzazione dell'homo sapiens. Nell'app, insomma, c'è di più: ci sono anche profili tematici, account di divulgazione leggera, coach che danno consigli su benessere, bellezza, famiglia, figli, moda, cibo. C'è persino il racconto di vita di Lily Ebert, 98enne sopravvissuta all'Olocausto. Il tutto in chiave ironica, il tutto (ovviamente) senza alcuna pretesa di approfondimento ma pensato per il sapiens nel nuovo millennio che ha la soglia di attenzione di un ghiro. Insomma, per dirla come l'ha detta Vox.com, cioè nel miglior modo possibile, "TikTok è il primo talent show al mondo condotto da un algoritmo". 

E qui si aprono due strade. Da una parte c'è l'entusiasmo di chi, come il New York Times, definisce la app "avvincente", "divertente", "veicolo centrale del 2021 per la cultura giovanile e la cultura online in generale". Dall'altra, c'è sempre il Nyt che ospita tra le sue colonne (anche) i sospetti degli analisti che temono che il sistema dei video consigliati rappresenti una minaccia sociale proprio in virtù del grado di assuefazione che l'algoritmo riesce a generare quando, nelle clip, si va a parare su temi delicati come la salute mentale. Ma TikTok assicura di vigilare sulla questione. Altro tema sono i dubbi circa la sicurezza dei nostri dati una volta finiti nell'app cinese, ma su questo non esistono prove concrete. 

Perché scaricare l'app

Passando ad evidenze puramente empiriche di dipendenza, verrebbe da dire che in un mondo in cui le "dosi" appartengono al nostro linguaggio quotidiano per altri e ben noti motivi pandemici, ciascuno di noi dovrebbe essere in grado di tararsi con moderazione nell'uso del social. Vedrete infatti che, una volta scaricata TikTok, la piattaforma vi sbatterà immediatamente in faccia contenuti, senza reclamare la curatela del profilo o lungaggini di sorta: se voi avete tempo da perdere, TikTok non si perde certo in chiacchiere. Tutto è facile, facilissimo. Al punto da diventare fagocitante. E' il social del disimpegno. Man mano che vi conosce, infatti, la sezione "Per te" affina il suo intuito e vi propone video sempre più personalizzati. Una clip dopo l'altra di cui essere spettatori, all'insegna della pura evasione. La piattaforma, infatti, non vuol sapere proprio niente di voi, né quali sono i vostri amici, né cosa state facendo, né cosa state pensando e tantomeno qual è la vostra opinione sul topic del giorno. Non serve ideare post come su Fb, né scattare foto come su Ig, qui ci si può limitare ad essere in platea, spettatori del talento e della "memizzazione" altrui, senza curare il proprio profilo e, soprattutto, senza che l'altro sappia che lo stiamo guardando. Senza, insomma, l'ansia da prestazione di avere un pubblico (a meno che voi non debuttiate da creator). 

L'evasione di cui sopra è, inoltre, spesso slegata dal contesto in cui i video sono girati, oltre che dall'attualità. Motivo per cui il valore della parola "evasione" triplica. L'arrivo di una renna in casa di un uomo in Islanda ha lo stesso impatto emotivo se il video appare ad un tente italiano. Qui, non a caso, la lingua è secondaria: nei suoi video Khaby Lame, tiktoker italiano più famoso al mondo, non parla. E le sue clip sono diventate trend mondiali. "Le tendenze iniziano qui", scrive infatti di sé l'app nel sito. E ne ha ben donde: c'è una cosa che accomuna tre delle quattro canzoni più ascoltate su Spotify nel 2020, cioè che sono diventate virali su TikTok. E, non a caso, sempre più brani vengono pensati appositamente per l'app. Lo sanno bene i giovani, si diceva, quelli che hanno ballato su una hit di Bella Poarch, tiktoker e non cantante, nata da un video comico: Build a Bit*h, 350 milioni di views.

Quei giovani, adolescenti e pre adolescenti, a cui non interessa più la tv in cameretta ma lo switch tra TikTok e Twitch. Capirli è un altro valido motivo per scaricarsi l'app. Per non cadere nella facile demonizzazione aprioristica di tutto ciò che è nuovo. Anche perché, su questi schermi, girano bandiere sociali di difesa delle minoranze: tante le challenge per la comunità LGBT e in favore del Black Lives Matter. Nobili intenti di un nuovo umanitarismo. Ma, come sempre in rete, quando non capisci qual è il prezzo da pagare, è ovvio che il prodotto sei tu. 

Perché Khaby Lame è l'eroe perfetto per l'ascesa di TikTok in Italia

Il lato oscuro della app: la dipendenza

Oltre alla "memizzazione" della società di cui sopra, ragione per cui, ad un primo impatto con la app, gli utenti sembrano un esercito di buffoni felici di esserlo mentre elemosinano quei famosi 15 minuti di popolarità qui reiterati all'infinito (fu agghiacciante vedere una 22enne piangere in diretta perché "mi amate solo per il mio talento nel fare le imitazioni e non per la persona che sono", come se ormai il talento fosse un surplus alla notorietà), la forza e al tempo stesso falla di TikTok è la stessa di tutti gli altri social network, ovvero la creazione della cosiddetta "filter bubble", qui percepita - almeno empiricamente - in modo esponenziale proprio in virtù della precisione dell'algoritmo. Ovvero, l'ambiente virtuale costruito intorno a noi è talmente personalizzato nell'offerta da esser tappezzato dai nostri gusti: siamo in una condizione di rafforzamento delle nostre posizioni, di autoreferenzialità e, soprattutto, di impermeabilità alla novità. Rispetto al rischio, TikTok ribadisce l'intenzione di diversificare l'esperienza. 

Quanto al tema benessere digitale, ovvero la questione della "dipendenza" dall'app, citata sopra, la piattaforma - come gli smartphone in generale - utilizza la "Gestione del Tempo nel Feed", ovvero un "sistema di notifiche proattive" che ricordi di staccare gli occhi dal telefono. Ma la malìa dell'algoritmo che sembra davvero leggerci dentro. 

Un algoritmo capace di leggere nel pensiero

Sì perché se nelle relazioni ci si capisse bene come è capace di capirci l'algoritmo di TikTok, gli avvocati divorzisti fallirebbero, avremmo matrimoni felici e forse anche un po' annoiati da tanto confort. Ormai mitologico, l'algoritmo di TikTok viene descritto dai media come un Occhio di Sauron capace di passare ai raggi X il nostro stato d'animo al punto da comprendere cose che neanche noi ci siamo detti ad alta voce. Interessante in tal senso la testimonianza di un giornalista del The Atlantic: l'app avrebbe intuito prima di lui la sua bisessualità, tanto da proporgli contenuti lgbt, di sua assoluta sponte. Suggestioni a parte, il funzionamento dell'intelligenza artificiale è il suo principale segreto industriale e, in quanto tale, l'azienda ovviamente non lo rivela, limitandosi a parlare di un calcolo basato banalmente su Mi piace, commenti, didascalie, suoni e hashtag. Nel frattempo però anche analisti esterni hanno provato a decifrare il codice.

(In basso, "Io che parlo con l'algoritmo di TikTok". Crediti: TikTok dei The Jackal)

Secondo il Wall Street Journal, TikTok farebbe affidamento al tempo trascorso dall'utente a guardare i video per spingerlo a scorrere il più possibile. Processo, questo, che può portare in pericolose "tane del coniglio" per i più piccoli, se si pensa a temi delicati come i disturbi alimentari, spesso trattati da giovani tiktoker. In un documento del Nyt riportato a stretto giro - e che sarebbe stato diffuso da una anonima dipendente rimasta turbata dalla spinta dell'app verso contenuti "tristi" che potrebbero indurre autolesionismo - sono sottolineate altre due metriche:  la "ritenzione" e il "tempo trascorso". "L'algoritmo cerca di rendere le persone dipendenti piuttosto che dare loro ciò che vogliono veramente", commenta al Nyt Guillaume Chaslot, il fondatore di Algo Transparency, ipotizzando l'esistenza di un "sistema di punteggi ". La replica di TikTok arriva - almeno in Italia - attraverso il Corriere e ribadisce l'intenzione di "portare allegria alle persone", di diversificare i contenuti e di non utilizzare le due metriche.

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Se quindi per il momento non ci sono prove per dubitare della sicurezza dei nostri dati (fu Anonymous, tempo fa, ad associare l'app allo spionaggio di massa), e mentre il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti sta preparando un rapporto sull'ipotesi che la piattaforma rappresenti un rischio per la sicurezza dello Stato, la moderazione a TikTok è da applicare come la si applica ad ogni guilty pleasure qualora foste interessati a posizionarvi tra le fila di chi quest'anno porterà l'app sulla vetta dei social media. Perché, come dice non a caso uno dei promo dell'app: "Make Every Second Count". Ovvero: bisogna far contare ogni secondo. 

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